Cosimina, la moglie giovanissima di Antonio il sacrestano, in piedi con le spalle addossate al muro della chiesa, si trovava avvolta in un vestitino a fiorellini bianchi e celesti che aveva i bottoni slacciati nella parte del corpetto mentre sopra i suoi generosi seni scoperti stava, completamente avvinghiato, suo cugino Paolino.
Paolino si contorceva tutto ad occhi chiusi mentre con una mano si avventurava con impazienza sotto al vestito, tra le gambe della donna. Il continuo e progressivo crescendo dei loro mugolii cominciava a risuonare nell’aria fino a quando il grido acuto di Maria li fece interrompere di botto facendo ritornare i due fedifraghi bruscamente alla realtà.
Per un attimo si guardarono tutti e tre fissamente negli occhi spalancati dalla sorpresa e poi d’improvviso Cosimina con uno scatto velocissimo, simile a quello che fanno le blatte quando vengono sorprese a gironzolare impunemente nei bagni delle case, sgusciando da sotto schizzo’ fuori dalle braccia di Paolino e scappò in un lampo dentro alla canonica con i seni dolcemente traballanti.
Maria gridò allora al cugino, che prontamente si stava riallacciando i pantaloni:
“Figlio di cane ma cosa stai facendo? Ti sei dimenticato che a casa hai due bambini piccoli e uno appena nato e ancora in fasce? È questo il rispetto che porti alla tua famiglia e a quella santa donna di tua moglie che si ostina, immeritatamente, a replicarti sfornandoti i tuoi bambini? E poi, grandissimo cornuto, proprio qui nella chiesa benedetta? Dovevi profanare anche questo luogo sacro? All’inferno devi andare, a marcire fra i dannati per l’eternità “.
Paolino con aria contrita, cercando di calmarla, la supplicò :
” Per amore del cielo non dire niente a mia moglie! Lo sai quanto sono attaccato a lei ed alla mia famiglia. Ma sai, Maria, l’uomo è debole ed io mi sono trovato per caso in questa situazione, che non volevo veramente, te lo giuro!!”
A quelle parole la giovane non ci vide più e cominciò a colpirlo ripetutamente con la sua borsetta mentre lui, con le braccia protese in avanti, cercava di schivare i colpi. Poi gli gridò :
” E meno male che non volevi assolutamente!! E meno male!! Stai zitto che ci fai più bella figura” e nella foga acchiappo’ anche due belle manciate di lunghe candele, accatastate su un tavolinetto accanto e pronte per essere messe da Cosimina dentro ai candelieri di metallo, e gliele lanciò addosso quasi una per una. Le candele si ruppero in tanti pezzi e caddero per terra formando un bitorzoluto manto bianco.
Restarono attoniti entrambi e, come se si fossero risvegliati da un brutto sogno, restarono muti. Paolino poi lentamente avanzò verso di lei e, guardandola negli occhi, le prese con cautela le mani dicendo con voce malferma:
“Ti prego non rovinare la mia famiglia, non dire niente. Non lo farò mai più!!”
Lei strattono’ con forza le sue mani sfilandole da quelle del cugino e, indicandogli un fazzoletto da naso che giaceva sul pavimento, rispose: “Non meriti affatto il mio silenzio ma lo farò per la tua famiglia e per quei teneri bambini che hanno il diritto di avere un padre. Anche se ancora non sanno che non vale niente! Ora butta via le candele, prenditi i tuoi stracci, lascia una generosa offerta di denaro nella cassettina delle offerte e vattene subito a casa. Se ti ripesco però ricordati che non avrò più pena di te.”
Maria girò in fretta i tacchi e poi si avviò mestamente, con le spalle ricurve in avanti, verso l’uscita della chiesa mentre sentiva di nuovo il cugino tramestare borbottando ma, questa volta, solo per rimettere le cose a posto.
La luce la colpì con forza sugli occhi lacrimanti appena uscita sul sagrato della chiesa e lei si senti’ sempre più affranta e sempre più con il cuore in pena e malvagio. Le sembrava quasi di poter toccare gli sguardi di riprovazione dei due Santi che, pur restando fissamente immobili nella loro nicchia, da dietro alle spalle la trafiggevano da parte a parte fino a spaccare in due il suo povero cuore. Non riusciva a liberarsi dai peccati e si chiedeva perché il destino le riservasse tali prove.