Luna che chiama

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Indocile, futile mezza luna

che avvinghi e sdradichi incoffessati segreti

e, come un pittore tremulo e stanco,

li mescoli sulla sporca e logora tavolozza

a quell’instabile tenerezza che ti appartiene.

 

Poi, oscillando in bilico sopra

ad uno scalcinato steccato,

confessi senza pudore

ogni suo oscuro e torbido peccato.

 

Luna lontana,

luna che chiama,

luna che consola

come quel flebile lumicino

acceso sopra a quello spento camino,

mentre egli sogna, immoto e rapito,

e si distende con un sorriso smarrito

su quel deserto patio di ruvido granito.

Lawrence d’Arabia

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Ufficiale e agente segreto inglese, Thomas Edward Lawrence fu soprannominato Lawrence d’Arabia per le imprese compiute durante la Prima guerra mondiale, quando incitò alla ribellione e guidò le forze di guerriglia arabe in lotta per l’indipendenza  contro l’occupazione turca.

Thomas Edward Lawrence nacque nel Galles, nel 1888. Suo padre era un baronetto di una famiglia anglo-irlandese impoverita e la madre una governante. Educato a Oxford, compì studi linguistici e archeologici e  tra il 1909 e il 1914 fece viaggi di studio in Siria, in Palestina e in altre zone mediorientali.

Dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, fu di stanza al Cairo come ufficiale dei servizi segreti britannici con l’incarico di occuparsi dei rapporti con gli Arabi. Entrato in stretto contatto con il principe arabo Faysal, nel 1916  fomentò la rivolta araba contro gli occupanti turchi alleati con i Tedeschi.

Scoperto dai Turchi nonostante fosse travestito da arabo e arrestato, riuscì a evadere dalla prigione. Nel 1917 partecipò all’ingresso trionfale delle forze anglo-arabe a Gerusalemme e alla conquista di Damasco nel 1918 e poco dopo si congedò con i gradi di tenente-colonnello.

A poco più di trent’ anni, la vita avventurosa, tumultuosa e  romantica del colonnello Thomas Edward Lawrence era praticamente conclusa. Cominciava la sua spettacolarizzazione, si concretizzava la sua fama di eroe misterioso e coraggioso al servizio di Sua Maestà britannica e dell’ indipendenza araba, ma nascevano i dubbi sulle sue gesta e sulla sua segreta personalità.

Contemporaneamente la sua esistenza si frantumava nella depressione, si chiudeva in un orgoglioso disprezzo di sé, si attaccava ossessivamente alla smania letteraria, più che storica. Il libro ” I sette pilastri della saggezza” fu da lui scritto e riscritto per anni in diverse versioni.

Si annientava, nel desiderio di degradarsi e di punirsi, al di là delle flagellazioni corporali che gli venivano inflitte a pagamento, dal giovane John Bruce, rifugiandosi in mansioni oscure, di aviere meccanico al servizio della Raf o di soldato semplice nei Royal Tank Corps, e cercando di liberarsi del suo passato di epico eroe nazionale.

Aveva abbandonato il suo nome ed era diventato prima J.H. Ross, poi T.E. Shaw e questo fu il nome con cui fu annunciata nel 1935 la sua morte, a 47 anni, avvenuta in seguito ad uno strano e mai chiarito incidente sulla sua adorata motocicletta Brough.

Domanda : quali amici gli regalarano sua adorata motocicletta Brough?

Il Tesoro di San Gennaro

 

Il  19 settembre a Napoli si festeggia San Gennaro, il suo santo Patrono. Il Tesoro di San Gennaro  è una delle collezioni più ricche del mondo pari al tesoro della Corona d’Inghilterra e al Tesoro dello zar di Russia.

Vescovo di Benevento, Gennaro fu decapitato durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano e il suo corpo fu sepolto nelle catacombe di Capodimonte e, dopo varie vicissitudini, fu portato nel Duomo di Napoli nel  1497. Il re Carlo II d’Angiò fece realizzare il busto d’oro e argento che custodisce le ossa del cranio e la teca d’argento per conservare le ampolline col sangue.

Nei secoli opere magnifiche e uniche hanno arricchito l’inestimabile tesoro del Santo che e ora è esposto  in un apposito e bellissimo museo di fianco al Duomo. Documenti antichi, ori e gioielli, oggetti preziosi e argenti, dipinti: tutto di incalcolabile valore, che nel corso dei secoli, re, papi, uomini famosi o persone comuni hanno donato per devozione al Santo.

“Gli Argenti” sono una collezione unica al mondo raccolta dal 1305 sino ai giorni nostri e  magnifici sono i busti del Santo tra cui quello che viene esposto sull’altare maggiore della Cappella in oro e argento con incastonate pietre preziose e smalti. Vi sono anche i busti d’argento dei santi compatroni che accompagnavano la processione di San Gennaro e lo splendido reliquario del sangue donato dal d’Angiò nel 1305 e che ancora oggi trasporta le ampolle del sangue durante la processione.

Assieme ai busti ci sono calici, cestelli, candelabri, piatti, ostensori e altri oggetti raccolti per oltre sette secoli, realizzati da maestri altamente qualificati . Si  possono ammirare anche  i dipinti, di enorme valore, di Massimo Stanzione, di Dominichino e di Luca Giordano.

Vi sono anche leggendari gioielli: undici straordinarie meraviglie fra i quali il collare di San Gennaro realizzato tra il 1679 e il 1879 : tredici grosse maglie di oro massiccio tutte lavorate, che contengono gioielli, pietre preziose spille e croci donate da quasi tutte le dinastie o le case nobili europee.

Si può ammirare la mitra per il busto di San Gennaro realizzata in oro e argento dorato e tempestata da ben 3894 pietre preziose, smeraldi, rubini e diamanti. E ancora uno splendido calice in oro zecchino lavorato a mano costato, nel 1849, ben 3000 ducati donato da papa Pio IX, esule in città durante i moti mazziniani a Roma.

Domanda: come si chiama l’organo di governo della Cappella del Tesoro di San Gennaro?

 

La bomba atomica

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La Bomba atomica è un ordigno esplosivo, appartenente al gruppo delle armi nucleari, la cui energia è prodotta dal fenomeno della fissione nucleare cioè la divisione, spontanea o indotta, del nucleo atomico di un elemento pesante in due o più frammenti.

In pratica il nucleo di certi atomi pesanti, autonomamente o perchè bombardato da un neutrone, si spacca in due liberando un certo numero di neutroni. Questi neutroni possono produrre nuove fissioni o divisioni in altri nuclei innescando una reazione a catena e liberando grandi quantità di energia. L’energia liberata è proporzionale alla differenza di massa, secondo la relazione  scoperta da Einstein.

La reazione a catena in forma “incontrollata” avviene in modo rapidissimo in particolare in una massa di uranio 235 o di plutonio 239 altamente concentrati. La prima bomba all’uranio fu sganciata sul centro della città di Hiroshima il 6 agosto 1945. Solo tre giorni dopo la seconda bomba al plutonio fu sganciata invece su Nagasaki alla fine della Seconda guerra mondiale, provocando circa 130.000 morti sul colpo, ma anche tanti altri negli anni successivi a causa delle radiazioni.

Quando una bomba nucleare esplode, l’energia si libera in tre principali forme:

  • Circa la metà sotto forma di energia meccanica che si propaga dal punto dell’esplosione come un’onda trasportata dall’aria; entro una certa zona tutto intorno al luogo dell’esplosione viene raso al suolo. La distanza entro cui avviene la distruzione completa dipende dalla potenza della bomba ma anche dalla quota a cui viene fatta esplodere. L’onda d’urto è accompagnata da un fortissimo vento che completa l’opera di distruzione.
  • Un terzo sotto forma di energia termica in quanto si generano altissime temperature nella zona dell’esplosione, che sono  paragonabili a quelle presenti all’interno del sole. Tutto ciò che è incendiabile nel giro di una decina di chilometri, prende fuoco.
  • Il rimanente sotto forma di radiazioni ionizzanti cioè di particelle a, b, o raggi g.  Queste particelle provocano sugli esseri viventi effetti ritardati che possono manifestarsi anche dopo decenni dall’esplosione. L’esposizione a irragimento modifica la struttura delle cellule degli esseri viventi procurando gravissimi danni. Anche quando un soggetto irraggiato non muore nella fase acuta della malattia, nè viene ucciso da una qualsiasi malattia cui il fisico indebolito non sa reagire, egli porta con sè un segno nascosto non meno terribile: l’alterazione del patrimonio genetico, la mutazione genetica o cromosomica e l’alterazione del patrimonio ereditario.

Domanda: qual’è la formula della relazione scoperta da Einstein?

La caipirinha

 

La caipirinha è un cocktail tipicamente brasiliano, a base di cachaca, lime, zucchero di canna e ghiaccio. In Brasile è servita nella maggior parte dei ristoranti ed è considerata una bevanda caratteristica del paese.

Il suo nome deriva dal diminutivo della parola brasiliana caipira, che viene usato per designare gli abitanti delle zone rurali e remote dello stato.

Ingredienti:

  • 6 cl  di cachaça
  • mezzo lime
  • 3 cucchiaini da the di zucchero di canna o in alternativa bianco
  • ghiaccio tritato

Preparazione del cocktail:

  • tagliare il lime a metà e poi in 4 pezzetti tutti di ugual misura; adagiarli nel bicchiere
  • aggiungere lo zucchero e con il pestello esercitare una leggera pressione sulla polpa del lime; è utile eseguire movimenti rotatori per far uscire il succo, ponendo attenzione a non comprimere troppo la buccia amara
  • si aggiungono i cubetti di ghiaccio spaccati e infine la cachaça
  • come guarnizione aggiungere una fetta di lime (tagliata sottile) inserendola sul bordo del bicchiere
  • servire il drink con due cannucce

Il drink non va shakerato né agitato, ma va mescolato con lo stirrer. Possibilmente si dovrebbe passare il succo del lime sull’orlo del bicchiere, per poi aggiungere lo zucchero di canna: resta così uno strato zuccherato che lascia più sapore e gusto alla Caipirinha.

Domanda: cosa è lo stirrer?

Los Alamos

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La storia della cittadella scientifica di Los Alamos si intreccia con la nascita della prima bomba atomica negli anni `40. La necessità di sviluppare la ricerca scientifica sulla fissione nucleare, per contrastare la Germania di Hitler, indusse il presidente degli Stati Uniti Roosevelt e il primo ministro inglese Churchill a richiamare un gruppo di scienziati di fama internazionale, esuli dall`Europa, tra i quali Fermi, per lavorare al progetto denominato “Manhattan”.

Poiché le ricerche dovevano essere attivate nella più assoluta segretezza e sicurezza, cercarono un luogo lontano dalle coste, poco abitato, ma facilmente raggiungibile, dove far convergere ricercatori e tecnici. Venne individuato nel Nuovo Messico, vicino alla cittadina di Santa Fe e qui nel 1942 iniziò la costruzione di case e laboratori per accogliere gli scienziati. Ai residenti era persino proibito pronunciare il nome della città, indicata sulla corrispondenza e sui certificati come “casella postale 1663”, Santa Fe, New Mexico.

Gli scienziati e le loro famiglie vivevano in condizioni spesso poco confortevoli, soggetti a regole rigide, ma erano tutti giovani e fiduciosi di lavorare a un progetto utile per il mondo intero. La prima bomba venne fatta esplodere nel deserto di Alamogordo, 200 Km a sud di Los Alamos, nell`estate del 1945.

Mentre la Nazione esultava per il successo ottenuto, un senso di sgomento colpiva i ricercatori che avevano lavorato a questo progetto. Molti tornarono a casa, pochi rimasero per portare avanti le ricerche, sperando in un utilizzo pacifico dell`energia nucleare.

Domanda : chi era stato messo a capo del gruppo?

Liber Paradisus

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ll Liber Paradisus, Libro Paradiso, è un libro contenente il testo di legge emesso nel 1256 dal Comune di Bologna con cui si proclamò l’abolizione della schiavitù e la liberazione dei servi della gleba.

Il 25 agosto 1256 la campana dell’Arengo del palazzo del Podestà chiamò a raccolta i cittadini bolognesi in piazza Maggiore: il Podestà Bonaccorso da Soresina ed il Capitano del popolo annunciarono la liberazione di circa 6.000 servi, appartenenti a circa 400 signori.

Essi furono riscattati attingendo dal tesoro comunale e  per la liberazione di 5.855 servi il comune pagò 54.014 lire bolognesi.

Nel 1257 il Comune fece compilare da quattro notai – fra cui Rolandino de’ Passaggeri – un memoriale con cui si elencavano nel dettaglio i nomi dei servi liberati. Il libro, ora conservato presso l’Archivio di Stato è detto Paradiso perché la prima parola scritta è appunto Paradiso, a ricordare che Dio in Paradiso creò l’uomo in perfettissima e perpetua libertà.

In realtà la liberazione di tanti schiavi fu anche una mossa dettata da interessi economici: oltre ad una probabile miglior resa lavorativa dei servi, dopo la loro liberazione, Bologna pianificava di sottoporre alle tasse migliaia di nuovi individui fino ad allora esenti. Per questo il Comune vietò ai servi liberati di spostarsi fuori dall’ambito della diocesi di appartenenza e in certi casi i servi vennero raccolti in determinate località franche (da cui ad esempio i nomi di paesi come Castelfranco).

Domanda:  la famiglia Prendiparte, proprietari dell’omonima torre, quanti schiavi possedeva?

Il Gran Visir Pargali schiavo cristiano

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Ibrahim Pascià nacque nel 1493 a Parga sulle coste dell’Epiro da una famiglia cristiana e per questo fu chiamato Pargali. Catturato ancora bambino e venduto come schiavo finì, anche per la sua bellezza ed intelligenza, al Topkapi imparando a fare il valletto del Sultano. Qui imparò varie lingue, a suonare il violino, le arti domestiche e quelle del combattimento diventando amico del  futuro sovrano Solimano.

Quando nel 1520 Solimano prese il posto del padre lo nominò prima capo falconiere e poi capo dei suoi valletti da camera. Poi nel 1523 fu nominato Gran Visir suscitando pettegolezzi sul loro rapporto, anche se aveva sposato la sorella del Sultano, e l’invidia degli altri pretendenti.

Nel 1526 partecipò alla vittoriosa guerra contro il monarca magiaro Luigi II e dal sacco di Buda portò a Istanbul tre statue di bronzo raffiguranti Ercole, Diana e Apollo che fece mettere nell’ippodromo con grande scandalo e sacrilegio per i musulmani.

Invece dopo la vittoriosa campagna contro la Persia  nel 1535 si autoproclamò Sultano serasker, titolo che poteva avere solo il sultano.

Infine fece giustiziare il ministro delle Finanze che lo aveva criticato per la gestione militare. Forse anche dietro alle pressioni della sposa di Solimano nel 1536 Ibrahim venne trovato strangolato nella sua stanza. Solimano il Magnifico non ebbe più amici confidenti.

Domanda : come si chiamava la sposa di Solimano?

La tafofobia

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l termine tafofobia e la relativa patologia sono stati descritti per la prima volta dal medico e psichiatra italiano Enrico Morselli nel 1891.

Prima della medicina moderna, la paura di essere sepolti vivi non era del tutto irrazionale in quanto vi sono stati numerosi casi di persone accidentalmente sepolte vive. Nel corso dell’800 sono nate le tecniche della respirazione bocca a bocca e della defibrillazione per rianimare persone considerate morte.

Nel 1896 in America si riportò che quasi il 2% delle persone riesumate erano senza dubbio vittima di uno stato di morte apparente.

Al fine di evitarlo alla fine del Settecento, l’anatomista danese Jacques-Bénigne Winslow, aveva enunciato una serie di possibili riscontri da attuare sul presunto cadavere affinché la morte fosse certa. Fra questi: “versare aceto e sale o urina calda nella bocca”, “mettere insetti nelle orecchie” o “tagliare le piante dei piedi con delle lamette”.

Sono inoltre fiorite molte leggende di gente accidentalmente sepolta viva e  racconti dove venivano aperte bare, in cui si trovava un cadavere con una lunga barba o con le mani alzate e i palmi rivolti all’insù o  con segni di graffi sulla parete interna della bara.

A causa della paura di essere sepolti vivi, si diffuse nei Leichenhäuser, cioè gli obitori tedeschi, la pratica di tenere i corpi sotto controllo fino alla comparsa di chiari segni di decomposizione.

La paura di essere sepolti vivi portò coloro che se lo potevano permettere a comprarsi una “bara di sicurezza ” per evitare una sepoltura prematura. Queste avevano coperchi in vetro, corde con campanelli e tubi collegati all’esterno per poter chiamare soccorso e poter respirare fino al salvataggio

Domanda: chi è il famosissimo scrittore che, affetto da tafofobia, ha spesso inserito questa sua paura nei suoi libri?

Gli Assassini

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In occidente i Cristiani chiamavano “Assassini” i seguaci del Vecchio  della montagna o gran maestro degli assassini, Ḥasan-i Ṣabbāḥ, l’Imam a cui dovevano cieca obbedienza. Molte delle notizie sul Vecchio della montagna  si hanno da Marco Polo.

Questa organizzazione fu una diramazione degli eretici musulmani sciiti, cioè i Nizariti,   che, organizzata rigidamente,  combattè con successo i sovrani musulmani ortodossi specialmente i Selgiudichi.

Il termine potrebbe significare “seguaci di Hasan” ma anche, secondo un’altra ipotesi,”coloro che sono dediti all’hashish ” che deriva a sua volta da ašīš, “canapa”. Droga  di cui si sarebbe servito il vecchio della montagna per provocare l’inebriamento ed il coraggio nell’azione da parte dei suoi fedeli.

Morto Hasan nel 1124 , la setta perfezionò ulteriormente i suoi dogmi ereticali finché fu abbattuta dal khan mongolo Hulagu nel 1265 e l’ultimo degli assassini fu condannato alla pena di morte.

La setta contò fino a 60.000 membri. Uno dei suoi rami si era esteso anche in Siria  mescolandosi con musulmani e Crociati, parteggiando ora per questi ora per quelli, e adoperando i metodi di assassinio politico.

L’obiettivo degli Assassini era assicurare la pace e credevano che la morte di assassini politici e di corrotti avrebbe portato  pace e sicurezza. Nonostante si professassero  a servizio di coloro che soffrono, gli Assassini erano temuti dalla popolazione per la loro reputazione terrificante.

Usavano un’arma efficace per gli omicidi: la lama celata che con un sol colpo metteva  fine ad una vita. Prima di uccidere dovevano però accertarsi delle malefatte della vittima e per questo gli Assassini rimasero sempre in sintonia con la politica.

Ottenere informazioni sulla preda era il lavoro dei membri di basso livello dell’Ordine, che si trovano in tutte le città del mondo. Questi informatori tenevano  d’occhio i nobili locali e i governanti, alla ricerca di segni di corruzione o di una prova di appartenenza ai Templari. Una volta raccolte, le informazioni venivano trasmesse agli Assassini più esperti, che si occupavano dell’esecuzione del bersaglio.

Gli Assassini dovevano avvicinarsi al loro obiettivo di nascosto, senza essere visti, compiere l’assassinio e scappare diventando invisibili. Inizialmente per ottenere una lama celata bisognava sacrificare il dito anulare. Poi col tempo si reputò inutile l’amputazione  definendola una pratica antica e non determinante e pertanto fu modificata la lama celata in modo che l’amputazione  non fosse più necessaria.

Gli Assassini trascorrevano gran parte della vita ad uccidere. Fin dalla tenera età, venivano addestrati ad osservare l’ambiente circostante ed a creare un buon piano d’azione in anticipo.

Le abilità di combattimento erano molto curate ma la discrezione era l’ arma principale pertanto tutto ciò che riguardava la loro vita (gli abiti indossati, dove vivevano e anche il modo in cui camminavano), sottolineavano la dedizione alla discrezione.

Venivano addestrati anche all’agilità e pertanto un Assassino conosceva bene le tecniche di corsa acrobatica per raggiungere posti inaccessibil e anche l’abilità nella scalata di una torre dava agli Assassini un forte vantaggio nell’azione.

Di solito, un apprendista nasceva nell’Ordine con uno o entrambi i genitori già membri della setta e iniziavano la loro formazione fin dalla giovane età, progredendo attraverso vari livelli, prima di venire promossi al rango di Assassino.

Domanda: quali sono le caratteristiche della lama celata?