Un alto carico di stress scollega la razionalità

Quando l’uomo percepisce uno stimolo che può essere fisico, sociale o endogeno si attiva un complesso meccanismo che dall’ippotalamo del cervello coinvolge l’insieme dell’organismo tramite ormoni e neurotrasmettitori.

Quando è richiesto un impegno si attiva l’asse dello stress che diventa negativo solo se supera la capacità dell’individuo di affrontarlo. Se invece il carico di stress è basso il sistema nervoso libera adrenalina e noradrenalina e le ghiandole surrenali ricevono l’ordine di produrre cortisolo. In piccole quantità queste molecole consentono di mantenere concentrazione, migliorano la memoria e stimolato il sistema immunitario.

Lo stress può diventare insostenibile se è eccessivo poiché gli alti livelli di cortisolo, che resta sempre in circolo, finiscono per atrofizzare le parti più razionali della corteccia e finiscono per inibire ogni tipo di controllo e gli istinti si scatenano. Quindi si mangia o si beve in eccesso o si fanno acquisti compulsivi nei negozi.

La corteccia prefrontale umana è più grande rispetto a quella di tutti gli altri primati e matura per ultima, dopo i 20 anni di età. Qui si trovano i circuiti neurali del pensiero astratto ed è la sede dove vengono inibiti i pensieri e le azioni non appropriati.

Restare sotto pressione per periodi molto prolungati fa sì che le connessioni tra i neuroni della corteccia cerebrale diminuiscano minandone l’efficienza. Quando il periodo di pressione diventa troppo lungo i danni non vengono più riparati del tutto e le persone sono più vulnerabili a stress successivi e sviluppano disturbi d’ansia o depressione.

E’ più facile sviluppare questi disturbi durante l’adolescenza e l’età avanzata per ragioni fisiologiche e psicologiche. Gli adolescenti perché si affacciano alla vita, gli anziani perché la stanno concludendo e quindi sono in fasi psicologicamente molto impegnative. Naturalmente vi sono persone più predisposte di altre ad avere reazioni di ansia o depressione se sottoposte a stress.

Lo stress cronico altera inoltre il ritmo sonno- veglia, rende le persone più soggette a ulcere gastriche, asma, diabete e disturbi cardiaci oltre ad abbassare le difese immunitarie diminuendo la risposta antivirale e ad accelerare i tumori. Ha come effetto anche l’accorciamento delle estremità dei cromosomi e quindi della vita delle cellule pertanto il benessere psicologico è di fatto un potente farmaco per il corpo umano.

Non tutte le Nane bianche invecchiano nello stesso modo

Un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) confrontando la popolazione di Nane Bianche in due sistemi stellari gemelli, grazie ad osservazioni effettuate con il telescopio spaziale Hubble, ha scoperto che non tutte le stelle invecchiano nello stesso modo.

Quello di “Nana Bianca” è lo stadio finale a cui va incontro circa il 98% delle stelle nell’Universo, incluso il nostro Sole. In questa fase, resta solo il nucleo della stella che, dopo aver perso gli strati esterni, non è più in grado di produrre alcuna forma di energia e si spegne lentamente con un progressivo calo sia della luminosità che della temperatura.

Il nuovo studio mostra per la prima volta che alcune Nane Bianche invecchiano più lentamente di altre perché in grado di trattenere un sottilissimo strato di idrogeno che consente loro di continuare a produrre energia attraverso reazioni termonucleari.

La scoperta apre una nuova prospettiva sui processi che regolano l’invecchiamento delle strutture stellari e ha diretta conseguenza sul modo con cui gli astrofisici misurano l’età delle stelle nella nostra galassia. Infatti, nell’ottica adottata finora, la relazione tra l’età e la luminosità o temperatura delle Nane Bianche era così stringente che il tasso di invecchiamento di queste stelle è stato utilizzato come una sorta di orologio naturale.

Ora si sa invece che alcune Nane Bianche possono essere ad invecchiamento lento, per questo l’errore nella determinazione dell’età può essere rilevante e arrivare fino ad un miliardo di anni.

In particolare, gli studiosi hanno utilizzato immagini di due ammassi stellari noti con i nomi di Messier 3 e Messier 13 (M3 e M13) che sono due sistemi molto simili tra loro in termini di età e di contenuto di metalli e che per questo formano una coppia ideale per lo studio comparato delle popolazioni stellari.Le Nane Bianche “più longeve” sono presenti in M13 e il motivo è scritto nel loro passato.

Di solito quando le stelle si avvicinano alla fase finale della loro vita avviene infatti un processo di rimescolamento che trasporta l’idrogeno presente nel loro strato esterno fin dentro le regioni più interne, dove viene bruciato. Queste stelle arrivano così allo stato di Nana Bianca senza idrogeno residuo.

Però in alcune stelle, che hanno una massa minore, questo processo non riesce ad attivarsi: è quanto avviene nella gran parte delle stelle di M13, mentre quelle di M3, essendo, seppur di poco, più massicce vengono “rimescolate” e affrontano la fase finale della loro esistenza senza poter più produrre energia, invecchiando quindi più rapidamente.

Quindi alcune Nane Bianche sono in grado di trattenere un sottilissimo strato di idrogeno, dell’ordine di un decimillesimo della massa del Sole, che è però sufficiente a permettere una minima attività termonucleare. Riuscendo a produrre ancora un po’ di energia, queste stelle rallentano così il processo di spegnimento e di raffreddamento e di conseguenza frenano il loro invecchiamento.

Arancio sprezzante

Arancio sprezzante

Arancio sprezzante

che colora il contorno

del tuo piagato tormento

mentre scompare,

dietro all’incolto canneto,

il riverbero di quell’ultimo,

ormai liquefatto giorno.

Arancio malinconico e balordo

che raccoglie il respiro

disperso nell’aria e lo trasporta,

con delicato ansimare,

verso il tuo nebuloso racconto.

Arancio che srotola,

come fosse un tappeto antico,

lo sgangherato ventaglio

intriso di tutti gli altri colori

che ora sgocciolano, lentamente,

sul groviglio appiccicoso

del tuo struggente dolore.

Il lungo regno di Cleomene I di Sparta fratellastro di Leonida

Durante il lungo regno di Cleomene durato dal 520 al 488 a.C., la città di Sparta divenne la prima potenza della Grecia nonostante che le fonti antiche lo presentino come un uomo collerico, crudele e mentalmente instabile che disprezzava le norme umane e divine.

Suo padre, il re Anassandrida, era sposato con una nipote ma non riusciva ad avere figli. Questo era fonte di preoccupazione per gli efori, i cinque uomini eletti annualmente che a Sparta avevano il potere supremo e svolgevano la funzione di controllare il sovrano. Gli efori proposero ad Anassandrida di ripudiare la moglie ma il re si rifiuto’ poiché amava molto la consorte e così gli proposero di prenderne anche un’altra che gli desse dei figli ed egli si ritrovò così con due famiglie.

Ben presto la nuova moglie diede alla luce un figlio, Cleomene, ma poco dopo la prima moglie ne ebbe altri tre tra i quali Leonida eroe delle Termopili. Stando alle leggi di Sparta, la successione ricadeva sul primo maschio nato dopo l’ascesa al trono del padre e quindi Cleomene fu considerato il legittimo erede. Così, anche se il giovane aveva mostrato sin da giovane i sintomi di malessere mentale, alla morte del padre fu proclamato re.

Nel 510 a.C., Cleomene guidò l’esercito spartano contro Atene per destituire il tiranno Ippia che peraltro aveva buone relazioni con Argo, la grande nemica di Sparta, in quanto suo padre Pisistrato aveva come concubina una donna argiva. Inoltre Ippia dava prova di benevolenza verso i persiani e ciò impensieriva gli spartani, che ne temevano l’espansione in Occidente.

Cleomene invase l’Attica, entrò in Atene e assediò Ippia, che aveva cercato riparo nell’Acropol protetta da mura difensive, e riuscì a fermare i figli del tiranno mentre fuggivano dall’Acropoli in gran segreto e così Ippia trattò la ritirata assieme alla famiglia e lasciò Atene.

Due anni più tardi, Cleomene ritornò però ad Atene dilaniata dalla lotta politica tra Clistene e Isagora. Il primo proponeva riforme politiche che concedevano maggiore partecipazione al popolo, al contrario Isagora aspirava a mantenere il potere nelle mani dell’aristocrazia.

Durante il precedente soggiorno ad Atene, Cleomene si era legato a Isagora, forse anche perché divenuto l’amante della moglie, e quando Clistene affidò il potere al popolo, Cleomene consegnò a Isagora il comando della città ed espulse i sostenitori di Clistene, all’incirca 700 famiglie.

Il popolo, però, si rivolto’ e Cleomene, Isagora e i loro fedeli dovettero rifugiarsi sull’Acropoli. Dopo due giorni di assedio, pattuirono una tregua anche se gli ateniesi favorevoli a Isagora vennero lo stesso giustiziatiClistene e le 700 famiglie espulse furono richiamate in patria.

Cleomene reclutò quindi un esercito tra gli alleati del Peloponneso e invase l’Attica con lo scopo di di imporre Isagora ma quando essi vennero a conoscenza del piano si ritirarono dall’impresa.

Cleomene nel 504 a.C. convocò di nuovo gli alleati a Sparta e disse di aver saputo dagli oracoli, che aveva portato con sé dall’ Acropoli, che gli spartani avrebbero patito molto per colpa di Atene . Ma gli alleati, e in particolare Corinto che veniva da una lunga tirannide, si rifiutarono di appoggiare i piani del re e Ippia dovette ritornare al suo esilio.

Cleomene concentrò la sua politica estera sull’egemonia spartana nella penisola del Peloponneso e nel 494 a.C. attaccò Argo. I due eserciti si accamparono molto vicini, in attesa della battaglia decisiva. Secondo Erodoto, gli argivi si limitavano a copiare ogni ordine dato dall’araldo spartano al suo esercito. Quando se ne accorse, Cleomene comandò all’araldo di dare il segnale del pasto e quando gli argivi si apprestarono a fare lo stesso, Cleomene li colse alla sprovvista e li massacro’. I sopravvissuti si rifugiarono in un bosco sacro all’eroe Argo, ma Cleomene li sterminò lo stesso comprendo un atto empio che avrebbe comportato una maledizione.

In seguito Cleomene con mille uomini scelti si diresse all’Heraion, il santuario più importante degli argivi, dove offrì un sacrificio solenne alla dea Era. Fu però fermato da un sacerdote che lo accusò di empietà in quanto era proibito agli stranieri compiere sacrifici sull’altare, ma il re lo fece frustare e compì il rito.

Quindi lasciò Argo e tornò a Sparta dove i detrattori, tra i quali il secondo re di Sparta Demarato, lo accusarono di aver accettato denaro pur di ritirarsi, ma Cleomene sostenne che, mentre rendeva il sacrificio sull’Heraion, le fiamme risplendenti sul petto della statua l’avevano convinto a non espugnare la città. 

In realtà è probabile che Cleomene ritenesse che a Sparta sarebbe convenuta una Argo decimata ma non distrutta altrimenti le altre città del Peloponneso, come Corinto, avrebbero accresciuto il proprio potere.

Quello che è certo è che Argo rimase senza uomini. Infatti Erodoto fissa a seimila il numero di argivi morti mentre lo storico Pausania parla di cinquemila perdite. La città impiegò del tempo per riprendersi dal massacro e poi giustifico’ con la mancanza di uomini la neutralità nella futura guerra contro i persiani.

Nel 491 a.C. il re persiano Dario I mandò messaggeri in tutta la Grecia per chiedere terra e acqua indice di sottomissione. Gli ateniesi gettarono i messi in una vecchia cava mentre gli spartani li scagliarono in un pozzo consigliando loro di prendere da lì l’acqua e la terra. Solo l’isola di Egina, nemica di Atene, accettò di sottomettersi al re persiano e gli ateniesi si rivolsero a Sparta accusando gli egineti di tradimento.

Cleomene si presentò a Egina per chiedere degli ostaggi, ma gli egineti glieli negarono con il pretesto che non erano venuti entrambi i due re di Sparta come stabiliva la legge. Gli egineti erano stati istruiti da Demarato, il secondo re, e Cleomene prima di castigare gli egineti decise di eliminarlo.

Approfittò di certi sospetti sulla legittimità di Demarato e suggerì di consultare l’oracolo di Delfi. Cleomene aveva corrotto i capi di Delfi e così, alla formulazione della domanda, la pizia dichiarò che i dubbi erano fondati. Demarato fu deposto e per un certo tempo rimase a Sparta finché scappò in Asia e si rifugiò alla corte di Dario. Al suo posto Cleomene insediò Leotichida. Entrambi si recarono a Egina e presero degli ostaggi che lasciarono nelle mani degli ateniesi che erano i loro peggiori nemici.

Poco dopo la corruzione della pizia venne scoperta e Cleomene fuggì in Arcadia, dove cercò di riunire i popoli nella lotta contro Sparta. Gli spartani lo lasciarono allora rientrare ma egli, appena tornato, in preda a un raptus di follia cominciò a prendere a bastonate chiunque gli si trovasse davanti.

I familiari lo legarono a un ceppo finché un giorno Cleomene riuscì ad avere un pugnale da un ilota e, secondo Erodoto, «cominciò a straziarsi le gambe, le cosce i fianchi, fino a raggiungere il ventre e morì così, sbudellandosi completamente e tagliandosi a pezzi la carne come liste».

Oggi gli storici credono che furono gli spartani a giustiziarlo quando divenne un pericolo per lo stato poiché la sua politica personalistica e ambiziosa metteva a rischio l’equilibrio di forze nel Peloponneso e quindi Sparta stessa.

La banalità del male è una sfida al pensiero

È anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. È una sfida al pensiero, come ho scritto, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale”.

Hannah Arendt