La biometria per la sicurezza

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Molti definiscono ormai l’autenticazione tramite password una tecnologia antiquata che mette gli esseri umani in una posizione di svantaggio in quanto richiede loro lo sforzo di ricordare password sempre più lunghe e complesse mentre per i computer è possibile indovinare queste stesse password rapidamente.

L’autenticazione biometrica  sembra offrire una maggiore sicurezza e molte imprese incominciano a preferire questa tecnologia. Molti esperti di sicurezza riconoscono i vantaggi della biometria, ma non trascurano l’esistenza di alcune criticità. Alcuni vedono i sistemi biometrici solo come un passaggio nececessario a costruire, in abbinamento con altre tecnologie, un sistema di sicurezza efficace. In effetti  l’implementazione di piattaforme biometriche si sta diffondendo secondo un modello che le vede in abbinamento, e non in sostituzione, ad altre misure di sicurezza tradizionali.

La biometria per la sicurezza presenta comunque problematiche reali che però possono essere superate. I dati biometrici possono non essere infallibili ma offrono una sicurezza migliore a costi inferiori rispetto a un diffuso utilizzo di password. Gli utenti poco entusiasti possono diventare più collaborativi se gli si dà la possibilità di scegliere tra diversi sistemi biometrici (es. le impronte digitali in alternativa alla scansione facciale ritenuta più invasiva). Infine per abbattere i rischi in caso di violazione esistono soluzioni di sicurezza biometrica che evitano di trattenere in un unico spazio tutte le informazioni biometriche: memorizzano cioè solo una metà dei dati mentre l’altra parte resta sul dispositivo dell’utente.

Vittorio Emanuele II e la bella Rusin

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Il re Vittorio Emanuele II di Savoia si era sposato nel 1842 a 22 anni con Maria Adelaide, una Asburgo  dalla quale ebbe sei figli, e la regina era abituata alle continue scappatelle amorose  del marito che sopportava senza farlo pesare. 

Il principe aveva l’ abitudine di frequentare trattorie e di intrattenersi affabilmente anche con i popolani parlando in dialetto, la lingua che usava correntemente anche a corte, riservando il francese per le occasioni importanti in quanto non parlava bene l’Italiano. Incontrò così nel 1847 nei pressi di Racconigi la quattordicenne Teresa Luisa Rosa Maria Vercellana, chiamata in paese “la Bella Rusin” .

Dopo qualche tempo dall’inizio della relazione la famiglia di lei sollecitò al re un contributo affinché la ragazza potesse rifarsi una vita sposando un sergente dell’esercito. Vittorio Emanuele invece inviò l’aspirante marito in Sardegna e sistemò Rosina a Torino. Egli amava le cose semplici e le donne delle sue terre dalle quali ebbe anche dei figli e non rincorreva donne fatali o avventure esotiche

Rosina a Torino riuscí anche a piazzare a corte un cugino, Natale Aghemo, che divenne conte e capo di gabinetto del re. Solo la scomparsa della moglie nel 1855 mise brevemente in crisi il ménage di Rosina e Vittorio, che peraltro era veramente addolorato per la scomparsa di Maria Adelaide che aveva svolto con grande dignità il suo ruolo istituzionale.

Infatti dopo la brillante partecipazione del Piemonte alla guerra di Crimea, voluta dal Cavour, i sovrani di mezza Europa erano interessati ad imparentarsi col re di quel piccolo stato che, grazie al genio di Cavour, si stava espandendo.

Napoleone III voleva dare in moglie a Vittorio Emanuele II una principessa  belga, altri la vedova del suo stesso fratello Ferdinando, Elisabetta di Sassonia. Anche la regina d’Inghilterra, che aveva invitato Vittorio Emanuele a Windsor per insignirlo dell’ordine della Giarrettiera, avanzò la candidatura di sua figlia Mary.

Malgrado i vantaggi che potevano derivargli da tali prestigiose alleanze dinastiche, Vittorio Emanuele, con il disappunto di Cavour, rifiutò di sposarsi. Rosina cucinava per lui i cibi tradizionali della cucina piemontese, gli tagliava le unghie dei piedi e lo trattava con affetto e deferenza. Il Re detestava ogni forma di etichetta e in fondo si considerava un borghese, proprietario terriero.

Poco dopo Rosina diventò contessa di Mirafiori e Fontanafredda, titolo che trasmise ai due figli, Vittoria (1850-1919) ed Emanuele Alberto (1851-94). Nel 1869 a dicembre, il re prese una brutta polmonite e,  ritenuto in punto di morte, ricevette  due sacramenti: il matrimonio e l’ olio santo. 

Il matrimonio morganatico, ovvero senza il titolo di attribuzione di regina, nè ereditarietà delle proprietà, né tantomeno  dei titoli, avvenne poi il 1 ottobre 1877 a Roma e Vittorio Emanuele morì tre mesi dopo, il 9 gennaio 1878

Rosina seppe accettare la sua situazione di moglie ombra, poi di vedova, al punto che la corona di fiori che inviava al Pantheon ogni anniversario della scomparsa di Vittorio Emanuele non recava alcun nome.

La contessa di Mirafiori morí a Pisa nel 1885, in casa della figlia, marchesa Spínola Grimaldi e fu sepolta a Mirafiori come una regina, con tanto di mausoleo a forma di piccolo Pantheon.

La leggenda sul re Vittorio Emanuele II di Savoia

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Carlo Alberto di Savoia

Nel 1822 i principi di Carignano Carlo Alberto e Maria Teresa si erano trasferiti in Toscana su imposizione di re Carlo Felice  come punizione per il sostegno  da loro fornito ai carbonari e in questa località un giorno prese fuoco  la culla, avvolta in tulle e pizzi, del loro figlio Vittorio Emanuele che aveva allora un anno e mezzo.

La balia del bambino di nome Teresa si era avvicinata alla culla con una candela per controllare l’eventuale presenza di zanzare ma la fiamma aveva fatto prendere fuoco al tulle. Teresa si era gettata tra le fiamme per  salvare il bambino e poi, a causa delle ustioni, aveva perso la vita.

Questo episodio e le grandi differenze fisiche e caratteriali fra Vittorio Emanuele e suo padre fecero nascere la leggenda della morte in culla del principino e della sua sostituzione con un piccolo plebeo. Carlo Alberto era infatti alto 2 metri e 5 cm., biondo, elegante e taciturno  mentre il primogenito era alto 1 metro e 58 cm., tarchiato, bruno, estroverso e sanguigno.

Questa tesi si fonda anche sulla considerazione che il principe Carlo Alberto, avrebbe visto indebolita la sua posizione di erede al trono se alla morte o in caso di abdicazione dello zio Carlo Felice si fosse trovato senza figli. Però Carlo Alberto e Maria Teresa erano giovani e potevano avere altri figli tanto che il principe secondogenito nacque pochi mesi dopo.

Pare anche che Carlo Alberto trattasse Vittorio Emanuele con poco affetto e che mostrasse una palese predilezione per il secondo figlio Ferdinando, duca di Genova, che peraltro gli assomigliava molto.

Sembra inoltre che anche Massimo d’Azeglio, che fu primo ministro di Carlo Alberto dopo la sua ascesa al trono, dicesse apertamente che Vittorio Emanuele era in realtà figlio di un macellaio di Firenze identificato da alcuni con Gaetano Tiburzi, la cui macelleria si trovava vicino alla dimora di Firenze dei principi.

E’ accertato che nella famiglia reale soltanto Vittorio Emanuele II rese pubblico omaggio alla balia Teresa Zanotti Racca, rendendo vitalizia la pensione del suo vedovo e scoprendo una lapide in suo onore nella stanza in cui egli da piccolo aveva rischiato la vita.

The Venetian Resort Hotel Casino

 

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The Venetian Resort Hotel Casino è un hotel e casinò che si trova sulla via delle più famose case da gioco di Las Vegas e si ispira alla città di Venezia.

È il più grande hotel con 5 stelle degli Stati Uniti d’America e possiede 4.049 stanze e un casinò di 11.000 m². Insieme agli adiacenti Sands Expo Convention Center e The Palazzo Hotel and Casino Resort, il Venetian costituisce il più grande complesso alberghiero del mondo con ben 7.128 stanze. I lavori di costruzione iniziarono nel 1996 e l’hotel, costato circa  1,5 miliardi di dollari, venne inaugurato nel 1999 alla presenza anche dell’attrice italiana Sophia Loren.

Nella zona antistante l’ingresso del Venetian sono riprodotti in scala 1:2 il campanile di San Marco e il ponte di Rialto. Un lago artificiale prosegue all’interno della struttura con un canale che costeggia il centro commerciale  di circa 50.000 m² e che  che viene percorso da riproduzioni delle  Gondole Veneziane. Le gondole vengono governate a remi come nella realtà ma sono spinte da un motore elettrico che viene azionato al loro interno dal gondoliere con l’uso di un piede.

La zona delle piscine e dell’area benessere occupa una superficie totale di ben 6.400 m² e il casinò, posto sotto del centro commerciale, offre più di 122 diversi tipi di giochi.  Il complesso ospita anche il museo delle Cere di Madame Tussaud.

Le critiche che si sono sollevate verso il Venetian sono state molteplici in particolare dagli abitanti, dalle associazioni dei gondolieri e dagli albergatori veneziani.

Tanaquilla moglie di Tarquinio Prisco quinto re di Roma.

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Nella splendida Tarquinia del VII secolo a.C., visse la nobile, ricchissima e ambiziosa Tanaquilla. Ella aveva il dono di saper leggere i segni attraverso i quali si manifestavano gli Dei e li interpretava in modo da allontanare ogni significato che ostacolasse i suoi progetti, trasformando così il suo potere  divinatorio in potere personale.

Sposò Lucumone figlio di una Tarquiniese e del greco Demarato che, fuggito da Corinto con un seguito di ceramisti e pittori eccellenti, si era stabilito a Tarquinia. Ma a Lucumone, perché figlio di uno straniero, non era permesso dalle tradizioni etrusche di percorrere la carriera politica.

Tanaquilla allora lo convinse a trasferirsi a Roma, che offriva molte opportunità, e fu lei che prese personalmente le redini del pilentum a quattro ruote carico di vasi dipinti e di preziosi di ogni genere quando partirono.

Sul Gianicolo, il primo colle di Roma che incontrarono giungendo dall’Etruria, un’aquila piombando dal cielo ad ali spiegate prese il cappello di Lucumone e, dopo aver volato con alti stridi, glielo ripose sul capo e sparì nel cielo. Lucumone ritenne infausto il presagio mentre invece Tanaquilla vaticinò che l’aquila era il messaggero degli Dei e aveva tolto e rimesso il berretto etrusco sulla sua testa per significare che lui sarebbe stato un vero capo.

Lucumone, preso il nome di Lucio Tarquinio, si fece apprezzare dal re Anco Marzio per le sue vittorie su Sabini, Latini ed Etruschi che gli conquistano il favore popolare, tanto da essere acclamato re alla morte di Anco Marzio. Tarquinio Prisco, quinto re di Roma e primo di origine etrusca, perseguì una politica illuminata di riforme e grandi opere pubbliche.

In quel tempo sui colli romani esistevano soltanto piccoli villaggi e nei luoghi pianeggianti vi era ancora la palude. Tarquinio la drenò, trasformò il terreno prosciugato in mercato, il futuro Foro Romano e di qui fece partire un reticolo di strade lastricate tra le quali la Via Sacra e poi gettò le fondamenta del tempio di Giove Capitolino.

Trasmise anche ai romani tutti i cerimoniali e i simboli di potere di Tarquinia come i littori con i fasci di verghe e la scure, le porpore ricamate, le corone d’oro, i troni e gli scettri d’avorio sormontati dall’aquila e l’uso di trionfare sul carro aureo a quattro cavalli.

Ampliò la classe dei cavalieri e delle centurie, riformò lo Stato, destinò il Circo Massimo alle corse dei cavalli, istituì i Ludi romani e diede impulso alle arti.

Tarquinio Prisco dopo 38 anni di regno venne ucciso dai figli di Anco Marzio che lo consideravano un usurpatore. Ma Tanaquilla, nascondendo la morte del re fece credere che egli avesse nominato reggente ad interim il genero Servio Tullio, figlio di una schiava della regina, continuando così ad influenzare le scelte politiche di Roma.

 

 

Fiori di melograno

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Vieni con me

sul fiume di erba verde

e profumata

che tremando galleggia

nel vento imbronciato.

Respira con me

mentre il preludio

degli echi della vallata

fa tintinnare l’orizzonte

inghiottito, a poco a poco,

dal buio della notte

che avanza a tentoni.

Resta con me

e non assopire mai

la mia anima solitaria

che continua

ad impaurire il giorno

ed impedisce ad ogni alba

di spuntare tra i dolci petali

dei rossi fiori di melograno.

Le meduse ed il riscaldamento dei mari

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Nel corso di questo inverno si è assistito ad un’invasione di meduse  all’Isola d’Elba e nella costa nord-occidentale della Sardegna e questo è anomalo perchè di solito un fenomeno simile avviene d’estate.

In entrambe i casi si tratta di «meduse luminose» ben visibili anche di notte grazie alla loro bioluminescenza e fonte di  irritazioni cutanee se si viene a contatto con i loro tentacoli urticanti.

La presenza anomala di meduse lungo la costa in pieno inverno è causata dalla «tropicalizzazione» del Mediterraneo che, con il riscaldamento delle acque, allunga il periodo di permanenza dei celenterati nei nostri mari.

Nel 2018 in Italia ci sono stati addirittura 1,53 C in più e in alcune regioni e aree marine i record storici di caldo in alcuni periodi sono stati battuti di diversi gradi.

Cambiamento climatici, innalzamento delle temperature, pesca eccessiva e inquinamento stanno provocando l’alterazione dell’intera catena alimentare marina. In un mare dove c’è sempre più plastica e meno pesci e le tartarughe marine e i cetacei sono in forte difficoltà, si osserva da tempo un aumento delle meduse.

Il riscaldamento globale e quello ancora più accelerato del mediterraneo rischiano di rendere annuale, invece che stagionale come dovrebbe essere, la presenza delle meduse lungo le coste, con conseguenze per la vita marina e per le attività umane legate al turismo. Anche le coste australiane sono state invase dalle medusee dall’inizio di dicembre tanto che alcune spiagge del Queensland sono state chiuse.

L’incremento delle temperature degli oceani inoltre influisce negativamente sulla portata delle tempeste, degli uragani e delle alluvioni. Se anche le emissioni di gas serra venissero fermate, ci vorrebbero decenni per far scendere la temperatura degli oceani. Gli oceani assorbono oltre nove decimi dell’energia in eccesso intrappolata nell’atmosfera dai gas serra e giocano un ruolo cruciale nel regolare il clima.