
Miguel de Cervantes Saavedra nacque il 29 settembre del 1547 ad Alcalá de Henares e quindi visse nel cosiddetto Secolo d’oro, dopo la scoperta dell’America, un periodo molto florido per la Spagna pioniera delle nuove rotte commerciali verso le Americhe e sul Pacifico. Ma Cervantes si trovò spesso in difficoltà economiche poiché non era un grande amministratore dei propri beni.
Era quarto di sette figli, riservato e balbuziente, e da piccolo si muoveva con la famiglia da Madrid a Valladolid e a Siviglia a causa delle difficoltà economiche del padre. A soli 22 anni fu accusato di aver ferito durante un duello il muratore Antonio de Sigura nel recinto di Palazzo Reale a Madrid e così, scappato in Italia, fu condannato in contumacia al taglio della mano destra.
Visse per qualche tempo a Roma, al servizio del cardinale Giulio Acquaviva, ed è probabilmente qui che iniziò la sua formazione letteraria da autodidatta anche se Cervantes scelse di seguire la via delle armi.
Nel 1571 a 24 anni salì come archibugiere sulla galea Marquesa, che faceva parte della flotta della Lega Santa, istituita dal papa contro gli Ottomani, a cui partecipava anche il re Filippo II di Spagna. La flotta cristiana nei pressi di Lepanto in Grecia, dopo una cruenta battaglia, riuscì ad avere la meglio sui Turchi di Mehmet Alì Pascià.
La Lega vinse, arrestando l’espansione dei musulmani in Europa, ma Cervantes rimase ferito in diverse parti del corpo e ci rimise l’uso della mano sinistra. Così, nel 1575, Miguel salì sulla galea Sol deciso a tornare in patria ma la flotta, partita da Napoli e formata da tre imbarcazioni, davanti alle coste francesi fu colpita da due terribili tempeste.
La galea rimase isolata in mezzo al mare e fu circondata e assalita da pirati barbareschi guidati dal rinnegato albanese Arnaute Mamì che portò i passeggeri ad Algeri in catene. Egli fu così tenuto in cattività per cinque anni fino al pagamento di un riscatto nel 1580, ad opera delle missioni dei trinitari.
Cervantes pubblicò nel 1585 La Galatea, il suo primo romanzo, che gli fruttò 120 ducati e poi compose numerosi testi teatrali alcuni dei quali furono rappresentati all’epoca. Nel 1584 si sposò con la ventenne Catalina de Palacios, figlia di piccoli proprietari terrieri, e visse a Esquivias, un paesino al confine tra la Castiglia e la Mancia, dove passava il tempo scrivendo e amministrando le terre di famiglia.
Nel 1587 finalmente ebbe un incarico in Andalusia, prima come procacciatore di viveri per la flotta spagnola e poi come riscossore delle tasse. Cervantes doveva requisire grano e altri beni per conto del re e multare o perfino arrestare chi si rifiutava di consegnarglieli ma nel 1597, accusato di aver sottratto denaro dalle casse pubbliche, fu incarcerato per sette mesi a Siviglia.
Dopo questa brutta avventura Miguel si trasferì a Valladolid con la moglie, le sorelle, la nipote e la figlia illegittima Isabel e altri membri della famiglia, in tutto 20 persone in una casa con 13 piccole stanze comunicanti tra loro, creando scandalo fra i vicini.
Una mattina nel 1605, di fronte a casa sua fu ritrovato accoltellato il cavaliere Gaspar de Ezpelet ed egli, subito sospettato, finì in carcere dove rimase però solo un giorno e mezzo e il caso fu chiuso senza colpevoli. Ma durante il processo in molti deposero contro le donne di famiglia, pronti a giurare che le signore ricevevano uomini di giorno e di notte.
Intanto venne alla luce il suo libro El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, che si divide due parti, una pubblicata nel 1605 e una nel 1615. Il protagonista del romanzo era Don Chisciotte, nato con il nome di Alonso Quijano, che aveva letto così tanti romanzi cavallereschi da uscire di senno e decidere, a 50 anni, di partire per un’improbabile avventura con un ronzino, un’obsoleta armatura e un fedele scudiero per cambiare il mondo.
Aspirava a restaurare la giustizia emulando gli eroi dei romanzi cavallereschi e quindi di una realtà tramontata ma in cui egli credeva fermamente. Così questo strampalato cavaliere si trovò anche a combattere contro i mulini a vento, scambiandoli per temibili giganti dalle lunghe braccia.
Il romanzo scritto con un linguaggio semplice e colloquiale, è annoverato non solo come la più influente opera del Secolo d’Oro e dell’intero canone letterario spagnolo, ma un capolavoro della letteratura mondiale ed è considerato anche il primo romanzo moderno.
Don Chisciotte, eroe folle e visionario ma dai buoni principi tipici della cavalleria errante, è una metafora dell’idealismo costretto a scontrarsi con una realtà priva di eroismo che non riesce a sottrarlo a situazioni grottesche.
Il romanzo è anche la parabola di come la pazzia, rappresentata da Don Chisciotte, e l’ignoranza, rappresentata da Sancho Panza, conducano l’uomo a perdersi nei meandri della realtà, dove ogni cosa può essere soggetta a diversi punti di vista.
Cervantes testimonia con il suo romanzo la crisi di fiducia del suo tempo e l’inadeguatezza della nobiltà dell’epoca nel fronteggiare un mondo ormai senza ideali. Nel romanzo prevale la disillusione e la scissione tra sogno e vita reale lo rende ancora molto attuale.
Miguel de Cervantes morì il 22 aprile 1616, poco prima del suo contemporaneo William Shakespeare e fu seppellito nel Convento dei Trinitari Scalzi di Madrid.