Luitpold Wittelsbach

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Luitpold Wittelsbach, principe di Baviera( 1821 – 1912) fu di fatto il sovrano di Baviera  a causa delle malattie mentali dei suoi sfortunati nipoti Ludovico II ed Ottone I. Luitpold era il terzogenito maschio di Re Ludovico I di Baviera e quindi uno dei fratelli più giovani di altri due Re:  Massimiliano II di Baviera e Ottone di Grecia.

Luitpold era pertanto in linea di successione al trono di Baviera e anche possibile erede al trono di Grecia, dal momento che suo fratello Ottone non aveva figli.La legge greca di successione esigeva però che l’erede di Ottone dovesse appartenere alla chiesa ortodossa orientale. Ottone fu deposto nel 1862 e sostituito da un principe danese che divenne Re Giorgio I di Grecia ma, alla morte di Ottone nel 1867,  Luitpold però non rivendicò il trono greco.

All’età di quattordici anni, il Principe Luitpold si arruolò nell’esercito bavarese e fu promosso capitano di artiglieria nel 1835. Durante le rivoluzioni del 1848 mediò e agevolò un’udienza di cittadini scontenti del modo di regnare del proprio padre.Con il regno di suo nipote Ludovico II (1864–1886) il Principe Luitpold, a causa del disinteresse e delle lunghe assenze dalla capitale del nipote, doveva sempre rappresentare la casa reale ed occuparsi sia della guerra austro-prussiana e sia di quella franco-prussiana che terminò con la sconfitta dei francesi a Sedan.

Toccò a Luitpold consegnare la Kaiserbrief firmata dal nipote Ludwig al re prussiano Guglielmo I nel 1870. Con questa lettera veniva dato il benestare all’elezione dello zio Guglielmo a Kaiser dell’Impero tedesco anche se tutto era già stato deciso nelle riunioni di Versailles, ma la forma richiedeva il consenso scritto della Baviera perchè era il più grande regno dopo la Prussia che componeva il secondo Reich.

Nel 1886 il nipote, il re Ludovico II venne dichiarato incapace di intendere e Luitpold venne nominato formalmente reggente ed alla sua morte, avvenuta alcuni giorni dopo, continuò ad essere reggente anche per il nuovo re Ottone I preda anch’esso di squilibri mentali. Dopo la sua morte la reggenza passò a suo figlio Ludovico che un anno più tardi, in seguito alla deposizione del cugino Ottone I, diventò re di Baviera con il nome Ludovico III.

 

Amália da Piedade Rebordão Rodrigues

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Amália da Piedade Rebordão Rodrigues (1920- 1999) è stata una grande cantante ed attrice Portoghese.  Figlia di operai  è ancora una bambina quando i suoi la mandano dai nonni materni a Lisbona. Lascia i suoi due fratelli e le sue quattro sorelle e raggiunge la nonna che ha sedici figli e più di trenta nipoti. Poi abbandona  la scuola a dodici anni e va a lavorare: in fabbrica a incartare caramelle e sbucciare frutta, poi dietro una bancarella sul molo di Lisbona a vendere frutta, vino e souvenir ai turisti.

Intanto, canta e sogna le storie che guarda al cinema, scrive, cambia i testi e le note delle musiche. A 19 anni riesce a farsi ascoltare dal proprietario di un famoso locale di Lisbona e così inizia la sua carriera. A soli vent’anni, sposa Francisco Cruz, un operaio che si dilettava con la chitarra ma è un matrimonio riparatore, perché è incinta e si separa tre anni dopo. L’amore Amália lo trova a 40 anni, quando sposa l’ingegnere brasiliano César Séabra e rimane al suo fianco per tutta la vita.

Il fado diventa la sua ragione di vita e con questa musica trova sfogo la sua anima tormentata, inquieta e malinconica. Lei stessa afferma che è il fado a cantare attraverso di lei e non viceversa. La Regina del fado accosta piano le mani davanti al ventre, avvolta nel suo scialle nero da fadista e canta. Per Amália il fado “è destino”, è fato.

Nel 1929 lo scrittore portoghese Fernando Pessoa scriveva:

« Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza dell’anima forte, l’occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha creduto e che poi l’ha abbandonato: nel fado gli dei ritornano, legittimi e lontani… »

Della sua carriera, lunga più di cinquant’anni,  rimangono almeno 170 album. Il primo lo incide nel 1945, insieme a grandi chitarristi e parolieri, come i poeti Linhares Barbosa e Amadeu do Vale.

In Italia,  interpreta “La tramontana” di Antoine, ma soprattutto la musica popolare: “La bella Gigogin”, inno del Risorgimento italiano, i canti siciliani “Vitti ‘na crozza” e “Ciuri ciuri” e quelli napoletani come “La tarantella” e duetta con Roberto Murolo in “Dicitincello vuje” e “Anema e core”.

 Durante la “Rivoluzione dei garofani” in Portogallo viene presa di mira da chi la considera  un simbolo del regime di Salazar. Amália viene, di fatto, esiliata e per scrollarsi di dosso quelle accuse decide di registrare “Grandola vila Morena”. Quella stessa canzone trasmessa dalle onde di “Rádio Renascença” alla mezzanotte del 25 aprile 1974, e che diede inizio alla Revolução dos cravos, la “Rivoluzione dei garofani”, che pose fine alla dittatura fascista, dopo cinquant’anni di regime. Le autorità le conferiscono il più alto riconoscimento nazionale, La Gran Croce dell’Ordine di Santiago.
Il suo testamento spirituale sta nei testi che lei stessa ha composto: Estranha Forma de Vida, su tutte.

Strana forma di vita

Fu per volere di Dio
che io vivo in questa ansietà,
che tutti i lamenti sono miei,
che è tutta mia la nostalgia,
fu per volere di Dio.
Che strana forma di vita
ha questo mio cuore:
vive di vita perduta.
Chi gli ha dato questo potere?
Che strana forma di vita.
Cuore indipendente,
cuore che io non comando,
vivi perso tra la gente,
continuamente sanguinando,
cuore indipendente.
Io non ti accompagno più:
fermati, cessa di battere.
Se non sai dove vai,
e perchè continui a correre,
io non ti accompagno più.

Ludwig re di Baviera

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Ludwig, era bello, intelligente, sensibile, slanciato  e misurava 1.93 di altezza ed era re. Eppure il tormento gli divorava l’anima. Forse era la pazzia o forse il fardello dell’omosessualità in una epoca di esasperato moralismo.La sua sensibilità eccentrica  lo portò inoltre a sperperare i beni dello Stato causando lo sconcerto dei ministri e la propria rovina. Nessuno è mai riuscito a decifrare pienamente l’universo mentale del Märchenkönig (re delle favole), come lo chiamano i Bavaresi. Il suo medico lo disse paranoico, gli psichiatri odierni parlano di personalità schizoide.

Era nato nel 1845 dall’unione di due sovrani di bell’aspetto: il principe Massimiliano II e la principessa Maria. Del resto anche suo nonno Ludovico I era stato un uomo di solare bellezza e tra le sue conquiste vi era anche  la celebre ballerina spagnola Lola Montez.

I genitori lo educarono in modo più che rigoroso e a al piccolo Ludwig mancò il loro amore perchè furono sempre freddi e distanti nei suoi confronti. Così, passando da una bambinaia all’altra, da un precettore a un maestro di scherma, Ludwig crebbe insieme con il fratello minore Otto e cercò le prime gioie altrove, tra i dipinti mitici e gli arazzi istoriati che narravano le saghe nordiche degli eroi. La letteratura lo affascinò sin da ragazzino, si sentiva a suo agio in un  mondo fantastico.

 Nel 1848, suo padre il principe Massimiliano divenne re poi quando nel 1964 anche Massimiliano morì il giovane Ludwig, a soli 18 anni,  si trovò velocemente re di Baviera. Da quel momento iniziò l’epoca dell’arte, della glorificazione della musica, dei progetti architettonici più azzardati e dei perenni cantieri di costruzione ovunque, nonché dello sperpero del denaro di Stato.

Innanzitutto Ludwig finanziò abbondantemente il compositore e amico Richard Wagner, il quale confezionava un’opera dopo l’altra in onore del re. Questo suo fanatismo per Wagner, che nel frattempo conduceva una vita principesca, raggiunse un punto tale che Ludwig fu costretto dalla corte ad allontare il compositore dalla Baviera.

Ma le maggiori spese erano causate dalla smania di costruzione di Ludwig che non riguardava edifici di uso pubblico, bensì castelli a uso privato. Castelli da favola: questi edifici eretti nel cuore della natura sono oggi famosi e meta continua di turisti giunti da tutto il mondo: Linderhof, Herrenchiemsee e poi il grandioso Neuschwanstein, che rimase incompiuto.

Di certo il re non fu amante della politica e della guerra e cercò sempre di mantenere una posizione pacifica e relativamente neutrale anche durante i conflitti fra Prussia e Austria. Alla fine, pressato dai suoi ministri, si schierò dalla parte dell’Austria ma la Baviera uscì sconfitta dal conflitto armato e dovette pagare ai Prussiani un risarcimento di ben 30 milioni di fiorini d’oro.

Per tutta la sua vita Ludwig fu tormentato dalle inclinazioni omosessuali, molto presto si rese conto di non provare nessuna attrazione per il sesso femminile e la successione al trono si presentò come il primo problema da affrontare. Era necessario avere un erede maschio e Ludwig accondiscese al matrimonio con la cugina Sophia, sorella dell’Elisabeth imperatrice d’Austria più nota come Sissi, ma poi rinunciò.

Secondo recenti studi  si nascondeva qualcos’altro oltre la cortina di segreto di cui il giovane re amava circondarsi. Ludwig usò violenza a dei suoi soldati, costrinse giovani servitori a prestazioni sessuali per soddisfare le proprie voglie. A ciò si aggiunge la stima sospetta dello scrittore austriaco Leopold von Sacher-Masoch (dal cui nome deriva il termine masochismo) nei suoi confronti. Questi disse di considerare Ludwig un’anima gemella.

 Tra fallimenti politici, costruzioni da megalomane e l’idea folle di organizzare un complotto che portasse alla caduta dei suoi ministri in Baviera per poter poi fondare un regno nuovo nelle Isole Canarie , Ludwig era sempre più triste, più grasso e sempre più sdentato. Appena quarantenne, il re era già distrutto.

Di pari passo con le stranezze di Ludwig, si palesava ormai con estrema chiarezza anche la malattia mentale di suo fratello Otto. Evidentemente gli strategici matrimoni fra consanguinei, prassi normale nella dinastia dei Wittelsbach, recavano i loro frutti amari.

Si decise per l’interdizione del re: nel 1886 i medici stilarono una perizia psichiatrica sulle condizioni mentali del re e dichiararono che il sovrano era malato di mente e diagnosticarono un’inguaribile paranoia. Il 9 giugno Ludwig fu interdetto, sospeso dalla carica di governante del regno e imprionato nel castello di Berg, sul lago di Starnberg, dove viveva in libertà vigilata, sempre scortato da medico e infermieri.

 Da questo castello a sera del 13 giugno 1886, il re uscì a fare una passeggiata lungo il lago insieme con il suo medico, il dottor von Gudden. La cosa strana è che proprio quella sera il medico disse al personale del castello di voler uscire da solo con il re, mentre di solito i due si allontanavano soltanto se accompagnati dagli infermieri.

 Nessuno li vide arrivare per la cena e si decise di mandar fuori dei gendarmi e tutti gli uomini a disposizione nel castello, muniti di lanterne, per scandagliare le rive del lago. Si trovò  così il cadavere di Ludwig e a circa 25 passi dalla riva del lago galleggiava anche il corpo senza vita del dottor von Gudden. L’orologio da tasca del re, a causa dell’infiltrazione d’acqua, si era fermato alle 18,45. Quello di von Gudden segnava le 20,10.

 La versione ufficiale parlò di suicidio del re per annegamento con conseguente morte accidentale del medico, avvenuta nel tentativo di salvare a Ludwig la vita. Il 15 giugno  ben13 medici esaminarono il corpo di Ludwig ma i risultati non furono resi pubblici, in modo completo. Poi il re fu imbalsamato, e portato nella cappella di palazzo dove rimase per tre giorni. Il 19 giugno ci fu a Monaco la grande cerimonia funebre con deposizione della bara nella cripta dei regnanti. Il cuore di Ludwig invece, fu preventivamente rimosso e deposto il 16 agosto nella Gnadenkapelle di Altötting.

 A tutti questi elementi, senza dubbio interessanti, si contrappone il silenzio della famiglia Wittelsbach, che rifiuta di mostrare documenti che forse potrebbero aiutare a far luce sull’enigma e di far eseguire un nuovo esame patologico con l’aiuto della tomografia computerizzata.

Nel referto dell’ autopsia eseguita poco dopo la morte del  re manca qualsiasi  indicazione di morte per annegamento e non si parla mai di schiuma nella bocca o nel naso, e nemmeno di acqua del lago presente nei polmoni. Non c’è, ovviamente, neanche nessun accenno a delle ferite di arma da fuoco.

Restano, tra le voci dei primi testimoni, quelle di alcuni pescatori del lago, che dissero di aver udito degli spari di arma da fuoco provenire dalla riva. Ma alla fine di quell’Ottocento fin troppo moralista e rispettoso della memoria dei re, nessuno ha voluto prendere in seria considerazione le loro parole di popolani.

Isola di Kos

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Kos è una delle isole più amate del Dodecaneso ed è soprannominata in diverse maniere: “Il giardino dell’Egeo”, per la sua ricchezza d’acqua e di coltivazioni, “L’isola di Ippocrate” per aver dato i natali al medico più famoso della storia, e “ La piccola Rodi” per la sua vicinanza non solo geografica ma anche e soprattutto storico-culturale all’isola di Rodi.

L’isola di Kos è lunga 43 km e larga da 2  fino ad un massimo di 6 km, è la terza isola del Dodecanneso per grandezza e la seconda per popolazione ; la sua stretta vicinanza alle coste della Turchia e più precisamente all’antica città di Alicarnasso, oggi conosciuta come Bodrum, offre un’interessante combinazione di elementi orientali ed occidentali.

Il capoluogo dell’isola è Kos città, una cittadina turistica e animata, ricca di storia e di locali, taverne greche e viuzze con negozi. Nelle vicinanze di Kos città si trovano diversi paesini, le terme di Kos, piscina naturale rinomata per l’acqua sulfurea, e il sito archeologico “Asklepion”.

l’isola di Kos e la sua capitale hanno dedicato al proprio illustre figlio, Ippocrate, non solo un platano secolare, ma anche una strada, un parco, una statua ed un istituto medico internazionale. Soprattutto hanno dedicato un  Asklepion  situato 4 km a sud-ovest della città di Kos, su una verde collina ricoperta di cipressi da cui si godono splendide viste della città e delle coste dell’Anatolia.

Questo dimostra come a quel tempo la medicina cosiderasse fondamentale anche l’azione terapeutica dell’ambiente che circondava i pazienti. Fino a poco tempo fa, in questo luogo c’erano sorgenti d’acqua pura, di cui sono ancor oggi visibili alcuni tratti di tubature in terracotta infossate nel terreno.

D’estate Kos è accarezzata dal vento estivo chiamato ” meltemi” che permette di rendere più piacevoli anche le elevate temperature dell’alta stagione.

Pochi giorni fa vi è stato un terremoto notturno fra la costa turca e l’isola greca di Kos: il sisma era di magnitudo 6.7 e la più colpita è stata l’isola di Kos


 

Charlotte Brontë

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Charlotte Brontë (Thorrnton 1816 nello Yorkshire  – Hawortth 1855) è stata una scrittrice  inglese, una delle tre sorelle Bronte i romanzi delle quali sono diventati dei classici della letteratura inglese.

ll padre fu un pastore protestante di origine  irlandese e la madre proveniva da una ricca famiglia della Cornovaglia che, dopo una serie di dissesti famigliari, insegnò in una scuola religiosa, dove conobbe il futuro marito. Charlotte  era la terza di sei figli: prima di lei erano nate Maria ed Elizabeth e poi seguiranno Patrick, Emily ed Anne. Nel 1821 la madre, già fisicamente provata dalla nascita di sei figli in sette anni, morì di cancro. I bambini saranno accuditi dalla zia materna e dalla fedele governante.

Nel 1824  Charlotte, assieme alle sorelle  Maria ed Elizabeth ed Emily, frequentò la Clergy Daughter’s School di Cowan Bridge , una scuola per figlie di ecclesiastici. Le condizioni spaventose dell’istituto (vitto insufficiente, condizioni igieniche inadeguate) causeranno nel 1825 la morte  due sorelle maggiori di appena 11 e 10 anni e rovineranno per sempre la salute di Charlotte ed Emilly. Questa esperienza  sarà rievocata, anni dopo, nel celeberrimo romanzo Jane Eyre.

Nel  1831Charlotte venne iscritta alla scuola di Miss Wooler di Roe Head dove incontrò la sua amica di lettere Ellen Nussey e ottenne  un posto come insegnante. In seguito, per alcuni anni, Charlotte svolse la professione di istitutrice presso alcune famiglie benestanti, senza mai trovare una posizione soddisfacente e dirà che “una istitutrice privata non ha un’esistenza”.

Nel 1842 si recò a Bruxelles per studiare francese e si innamorò del suo professore Costantin Heger  ma tale sentimento non fu corrisposto da Heger che era anche già sposato. La delusione fu profonda e mai completamente sopita.

Tornata in Inghilterra, nel 1847 tutte e tre le sorelle pubblicarono i propri romanzi: Charlotte propose dapprima Il professore che venne rifiutato, poi Jane Eyre subito dato alle stampe con lo pseudonimo di Currer Bell. Seguirà la pubblicazione dei romanzi Shirley  e Villette . Nel giugno 1854, dopo tensioni con il padre, Charlotte sposò il reverendo Nicholls ma, affetta da tubercolosi in fase terminale,  morì nel 1855 incinta del primo figlio. Il Reverendo Brontë morirà nel 1861 ed il reverendo Nicholls nel 1906.

Eliogabalo

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Marco Aurelio Antonino Augusto nacque come Sesto Vario Avito Bassiano ma era chiamato Eliogabalo o Elagabalo.Fu un imperatore romano  appartenente alla dinastia dei Severi e regnò dal 219 al 222 anno della sua morte.

Il nome di questo imperatore siro-fenicio, sacerdote del Sole, venne scalpellato via con vergogna dai marmi della Città Eterna: “damnatio memoriae” di una Roma che voleva dimenticare la sua esistenza.

Arrivò a Roma sedicenne, nel 219 e morì dopo tre anni linciato in un gabinetto  ed il suo corpo fu trascinato per le strade e gettato nella Cloaca Massima.  Appena arrivato impose a Roma il culto di Eliogabalo, suo Dio Sole, prendendone anche il nome. E subito gli dedicò uno sfarzoso tempio – l’ “Helagabalium” – sul Palatino, il luogo più sacro.

Mise su quell’ altare la Pietra Nera, pretendendo che i Romani gli rendessero omaggio. Deportò lì dentro anche tutte le altre divinità di Roma, da sempre onorate nei loro templi.  Cercò di farne il Dio Unico che doveva assorbire tutti gli altri, violò la castità di una vergine Vestale ed fu accusato anche di  sacrifici umani.

Al popolo e al Senato si presentava depilato, truccato, travestito una volta da Venere, un’ altra da meretrice e poi gettava dall’ alto, sul popolo festante, buoi, cervi, cammelli, asini vivi, giusto per assistere agli squartamenti voraci di quei bestioni.

Tutta colpa di  sua madre e della nonna Giulia Mesa che del potere aveva fatto un’ ossessione. La siriana Giulia Domna, vedova di Settimio Severo, sempre al fianco di suo marito anche in guerra, aiutò suo figlio Caracalla a diventare imperatore alla morte del padre. L’ altro figlio di Giulia Domna, Geta fu fatto assassinare dal fratello chelo  vedeva come una minaccia.

Quando poi anche Caracalla fu ucciso, Giulia Domna si lasciò morire. Sua sorella Giulia Mesa e le due figlie di lei, Giulia Soema madre di Eliogabalo e Giulia Mamea, fecero di tutto per mettere sul trono il quattordicenne. Misero in giro la voce che era figlio naturale di Caracalla e, grazie alla brutta fama della mamma, tutti ci credettero o fecero finta di crederci.

Tutti gli Dei di Roma, appena ucciso Eliogabalo, tornarono al loro posto anche se altre divinità arrivate dall’Oriente crebbero nelle fedi dei Romani: uno era Mithra, Sol Invictus e l’altro Cristo. Inizia il passaggio da un paganesimo meticcio a quella che, dopo un secolo,  diventerà la religione monoteista dell’ Impero Romano: il cristianasimo.

Anche il  serissimo Aureliano, imperatore illirico, ma anche lui fedele del Sole , soltanto mezzo secolo dopo, nel 274, unificherà il mondo romano sotto il monoteismo del Sole Invincibile e Costantino il Grande nel 314 stamperà monete per rendergli omaggio.