Giacomo Puccini nacque nel 1858 a Lucca da una famiglia di musicisti e compositori. Il padre gli insegnò a suonare a cinque anni appoggiando sui tasti dell’organo monetine di rame che Giacomo correva a raccogliere.
Il padre morì a soli 52 anni e Giacomo proseguì gli studi nell’ Istituto musicale di Lucca fino a quando nel 1876 vide l’Aida a Pisa e decise di dedicarsi agli studi operistici.
La madre allora, per consentirgli di proseguire gli studi al Conservatorio di Milano, chiese aiuto alla regina Margherita che gli fece avere una borsa di studio di cento lire al mese che gli consentì di diplomarsi in composizione.
Nel 1884 andò in scena la sua prima opera” Le Villi” che riscosse un grande successo di pubblico e di critica, la sua seconda opera però non piacque ma l’editore Giulio Ricordi gli volle dare un’altra opportunità.
Il successo ritornò con l’Opera Manon Lescaut rappresentata al teatro Regio di Torino nel 1893. Da allora le sue opere vennero acclamate nei teatri più prestigiosi del mondo tanto che Puccini fu definito il più grande compositore del Novecento.
Nel 1896 sempre al Regio di Torino rappresentò la Boheme, nel 1900 la Tosca al Costanzi di Roma e Madame Butterfly nel 1904 alla Scala di Milano dove fu però fischiata forse a causa delle gelosie che Puccini suscitava.
I compositori infatti apparivano spesso spettinati, poco curati nel vestire e nei modi mentre Puccini era elegante e raffinato. Le donne erano affascinate dalla sua musica e dal suo aspetto fisico e lui amava le donne ed era innamorato dell’amore.
Era però un uomo schivo che non amava la folla, timido, dolce ed affettuoso che preferiva la compagnia degli amici più cari, campagnoli schietti ed onesti.
A Torre del lago, vicino a Lucca, componeva lontano da tutti, sognava e godeva di meravigliosi tramonti sul lago. Nel 1884 conobbe lì Elvira Bonturi, moglie di un droghiere di Lucca, che aveva due figli e si innamorò perdutamente di lei.
Elvira lasciò il marito ed il figlio e si trasferì da Puccini portando la figlia Fosca che egli amò come fosse propria, poi nel 1886 ebbero insieme l’unico figlio Antonio.
Sposò Elvira nel 1904 nonostante ella fosse gelosa, irascibile e a volte violenta tanto che nel 1909 la loro domestica Doria, dolce e sensibile, si suicido’ perché accusata pubblicamente di essere l’amante di suo marito.
Questa triste vicenda incise molto sullo stato d’animo di Puccini incrinando il rapporto con sua moglie anche se continuò a restarle accanto. Ebbe inoltre altre storie extraconiugali ed amò con passione Corinna, una studentessa torinese, ed ebbe un rapporto profondo e romantico con la baronessa austriaca Josephine.
Puccini per comporre aveva bisogno di provare forti sentimenti d’amore e cercava “piccoli giardini” per poter regalare al pubblico musica viva ed appassionata.
Dopo la prima guerra mondiale lo stile musicale stava cambiando ed il pubblico desiderava storie e musiche meno appassionate e con Turandot, la gelida principessa che si trasforma per amore, Puccini riuscì ad essere più innovativo.
Il periodo della composizione di Turandot coincise però con l’aggravamento delle condizioni fisiche del Maestro, fumatore incallito, che si sottopose ad un intervento a Bruxelles per togliersi un papilloma letale sotto l’epiglottide. I medici non riuscirono a salvargli la vita e Puccini morì nel 1924 a soli 66 anni lasciando l’opera incompiuta.
Morì così il creatore di una musica celestiale e sofferta ma le sue eroine Mimi, Manon, Tosca, Butterfly, e Turandot continuano a commuovere il mondo.