Criseide o Astinome preda di guerra degli Achei

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La giovane Astinome, chiamata anche Criseide in quanto figlia di Crise, è la moglie di Eezione re di Lirnesso e viene catturata da Achille, insieme e ad altre donne, come preda di guerra degli Achei durante  il loro viaggio di andata a Troia.

Nel primo libro dell’Iliade il padre, sacerdote di Apollo, chiede ad Agamennone, al quale era stata assegnata come schiava, la restituzione della figlia Criseide. 

Per averla indietro Crise offre ad Agamennone un riscatto, ma questi caccia il sacerdote dal campo acheo, dichiarando che la fanciulla avrebbe finito i suoi giorni come schiava ad Argo.

Crise chiede allora aiuto ad Apollo e il dio, per vendicare l’offesa fatta al suo sacerdote, scaglia dal cielo una pioggia di frecce che provocarono una pestilenza fra i guerrieri achei.

I capi achei consultano l’indovino Calcante e costringono Agamennone a restituire Criseide al padre al fine di far cessare la pestilenza. Egli allora in cambio pretende però di avere Briseide che era diventata invece schiava di Achille. 

Questo atto offende il guerriero Achille tanto da indurlo a rifiutarsi di proseguire la guerra contro Troia fino a che Agamennone, alla fine, è costretto a cedere e a restituirgli Briseide.

Questi episodi testimoniano che la schiava veniva trattata come una cosa ed era considerata come un vero bottino di guerra. Alla donna, l’opportunità degli uomini di diventare eroi, non era consentita ed ella esisteva in quanto compagna di un uomo.

In guerra le donne sono il bottino da conquistare e sono più preziose quanto di maggior rango sociale. Il rispetto che le è concesso è legato alla parentela con un uomo: madri, spose, sorelle di eroi, quando questi sono morti in campo, non hanno più difese da opporre ad un destino di schiavitù.

La virtù delle donne è particolarmente incentrata su attività più manuali, come la filatura al telaio, la preghiera e la protezione dei beni del padrone di casa, compresi i figli generati con lui.

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