La luna marziana Phobos

Perseverance e Ingenuity, della missione Mars 2020 della NASA, hanno consentito di arrivare su Marte in tempi ragionevoli e nello stesso periodo anche la Cina, con la missione Tianwen-1, è riuscita a portare incolume sulla superficie di Marte il suo primo rover.

Sebbene in questi due anni le informazioni sulle operazioni marziane del rover cinese chiamato Zhurong e dell’orbiter posizionato attorno al pianeta rosso non siano state sempre puntuali, è stato possibile vedere alcune foto bellissime dall’area di Utopia Planitia, la stessa che ospitò negli anni ’70 il lander Viking 2 della NASA.

Per festeggiare i due anni di attività della missione Tianwen-1 l’agenzia spaziale cinese (CNSA) ha deciso di condividere uno scatto molto particolare ad opera dell’orbiter che quindi non riguarda la superficie di Marte. L’oggetto dello scatto è il maggiore dei satelliti naturali di Marte e cioè Phobos.

Marte ha due piccole lune a fargli compagnia, la più piccola chiamata Deimos e la più grande Phobos, scoperta il 18 agosto del 1877 dall’astronomo statunitense Asaph Hall e chiamata così dal personaggio della mitologia greca che era uno dei figli di Ares  e Afrodite.

Il satellite raggiunge un diametro di 27 km nella sezione più ampia, orbita vicinissimo a circa 6.000 km dalla superficie di Marte e completa un giro in circa 7 ore e 39 minuti. Quindi completa tre giri nel tempo che Marte impiega per ruotare su sé stesso e, se osservato da Marte, sorge a ovest e tramonta a est.

La sua origine e la sua composizione rimangono incerti, potrebbe essere un asteroide carbonioso catturato oppure formatosi contemporaneamente a Marte o poco dopo a causa di un impatto. È poco riflettente, ha forma irregolare con crateri e presenta striature (grooves) che percorrono gran parte della superficie.

Vista la particolare vicinanza al pianeta rosso di entrambe le orbite delle due lune, è già noto che il loro destino sarà quello di schiantarsi sulla superficie del pianeta tra svariati milioni di anni.

Per realizzare la splendida foto il team di Tianwen-1 ha atteso uno dei momenti di massima vicinanza al satellite ed è ben visibile il cratere da impatto chiamato Opik, in onore dell’omonimo astronomo lettone, il cui diametro misura circa 2 km, che risulta davvero enorme se relazionato alle dimensioni di Phobos.

” Un viaggio chiamato vita” di Banana Yoshimoto

Vincent Van Gogh

“La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive.”………

Banana Yoshimoto, il cui vero nome è Mahoko, è nata il 24 luglio 1964 a Tokyo, in Giappone, figlia di Takaaki, conosciuto anche come Ryumei Yoshimoto, critico e filosofo nipponico celebre negli anni Sessanta, e sorella di Haruno Yoiko che è una famosa disegnatrice. Dopo essersi laureata alla Nihon University studiando arte e specializzandosi in letteratura, ha iniziato a utilizzare lo pseudonimo di Banana, ritenuto androgino e gradevole.

Il colore celeste di Urano ed il blu di Nettuno

Urano e Nettuno sono i due pianeti del Sistema Solare che si trovano più lontani di tutti, sono due giganti ghiacciati “emarginati” che racchiudono tantissimi segreti. Nonostante la somiglianza, questi colossi hanno però una differenza importante che si nota a prima vista e cioè il colore.

Questo perché intorno a Urano si concentra un eccesso di foschia che conferisce al pianeta un aspetto più chiaro. Questa “nebbia”, presente anche su Nettuno ma in misura molto meno evidente, sbianca l’aspetto di Urano dalla nostra prospettiva anche se, senza questo elemento, i due corpi celesti sarebbero invece quasi perfettamente dello stesso colore.

Nettuno quindi ha un’atmosfera turbolenta più attiva di quella di Urano, che invece è molto più lenta e “tranquilla” e dove le particelle di metano e le turbolenze impediscono la formazione di foschia sul corpo celeste.

Il limitatore di velocità obbligatorio per le auto

Un nuovo dispositivo collegato al gps non consentirà di superare i limiti di velocità delle auto imposti per legge. Le vetture di “nuova omologazione” dovranno essere dotate di un nuovo strumento che consente, in modo automatico, di non superare i limiti di velocità stabiliti dal Codice della Strada.

Il limitatore di velocità sarà obbiligatorio anche per tutte le auto “di nuova immatricolazione” tra due anni, cioè dal 7 luglio 2024 e se i modelli già esistenti sono esentati dall’averlo, non potrà più essere così per quelli nuovi.

Da più di 10 anni il Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti sponsorizza tutti i vantaggi che derivano dell’Intelligent Speed ​​Assistance (Isa), un sistema di assistenza alla guida che uno studio norvegese del 2014 ha ritenuto essere “il più efficace” nel salvare vite umane.

In pratica, l’Isa utilizza una videocamera che riconosce la velocità del conducente in relazione con i limiti imposti in quella precisa strada, via o autostrada in cui si trova. A quel punto, tramite il Gps, chi guida viene avvisato con un segnale visivo sul cruscotto del superamento del limite di velocità. In un secondo momento è previsto anche l’invio di un segnale acustico e infine il depotenziamento automatico del motore così da tornare nei limiti.

I sistemi Isa non azionano automaticamente i freni, ma semplicemente limitano la potenza del motore impedendo al veicolo di accelerare oltre il limite di velocità a meno che non vengano ignorati.

Già nel 2019 l’Unione Europea ha deciso di rendere obbligatoria una versione di Isa sui nuovi modelli di auto venduti nell’Ue a partire dal 2022 e secondo le simulazioni e i dati reali, l’Isa sarà in grado di ridurre le collisioni del 30% e le morti del 20%.

Esiste però anche un rovescio della medaglia poiché se questa tecnologia incontra lavori in corso o altre criticità in una data strada, l’auto potrebbe inchiodare all’improvviso se un cartello messo fuori momentamente indica un limite di velocità ben inferiore a quello classico, rendendo la vita difficile al guidatore e a chi gli sta dietro.

L’Associazione dei costruttori vorrebbe però rendere il sistema facoltativo e non obbligatorio venendo incontro alle auto di grossa cilindrata che, di fatto, non potrebbero mai più superare i 130 km/h sulle autostrade italiane.

  

“Di struggente bellezza”  di Frida Kahlo: non ci sono canoni o bellezze regolari

Ho smesso di contare le volte in cui,
arrivata alla seconda riga,
ho cancellato e riscritto tutto nuovamente.
Cercavo un inizio ad effetto,
qualcosa di poetico e vero allo stesso tempo,
qualcosa di grandioso, ma agli occhi.

Non ci sono riuscita.
Poi ho capito,
ricordando ciò che non avevo mai saputo:
che per i grandi cuori
che muoiono nel corpo
ma che continuano a battere nel respiro della notte,
non ci sono canoni o bellezze regolari,
armonie esteriori,
ma tuoni e temporali devastanti
che portano ad illuminare un fiore,
nascosto,
di struggente bellezza.

De conmovedora belleza

Dejé de contar las veces que
llegó a la segunda línea,
Borré y reescribí todo de nuevo.
Estaba buscando un comienzo para el efecto,
algo poético y verdadero a la vez,
algo grandioso, pero a los ojos.

No lo logré.
Entonces me di cuenta
recordando lo que nunca supe:
que por los corazones grandes que mueren en el cuerpo
pero que siguen latiendo en el aliento de la noche,
no hay regalías ni bellezas regulares,
armonías exteriores,
pero truenos y tormentas devastadoras
que llevan a iluminar una flor escondida,
de conmovedora belleza.

Il quadro monumentale “Quarto Stato” e la dignità del lavoro

Giuseppe Pellizza da Volpedo (Volpedo, 1868 – Volpedo, 1907) è stato un pittore italiano dapprima divisionista, poi esponente della corrente sociale, autore del celebre dipinto Il Quarto Stato, divenuto simbolo della questione operaia a partire dall’XIX secolo in poi con la seconda rivoluzione industriale.

Il dipinto, che dal 2010 trovava spazio all’interno del Museo del 900 di Piazza Duomo, è ritornato alla Galleria d’Arte Moderna (Gam) dove sarà visibile al primo piano delle collezioni permanenti.

La nuova collocazione è stata progettata per rendere visibile l’opera nelle migliori condizioni possibili sia da una distanza che ne restituisce l’imponente impostazione formale, sia da una posizione più ravvicinata, da cui il visitatore potrà riconoscere una tecnica pittorica di straordinaria perizia e complessità. Viene esaltata la potenza scenografica del dipinto, lasciando così che l’immagine si esprima in tutta la sua potenzialità.

Opera emblematica dal punto di vista artistico, tecnico e sociale, Il Quarto Stato è il capolavoro di Giuseppe Pellizza da Volpedo. La scena, ambientata in una piazza del paese natale del pittore, rappresenta la protesta di un gruppo di lavoratori, la cui marcia verso un futuro luminoso rivendica la forza coesiva e la dignità del lavoro da cui deve partire il riscatto del popolo.

È un quadro monumentale a cui Pellizza lavorò tra il 1898 e il 1901, anni caratterizzati da scioperi, proteste e rivendicazioni della classe operaia, di cui la pittura si fa portavoce. La realizzazione del dipinto richiese al pittore un lungo periodo di studio durato 10 anni. Si conoscono infatti tre versioni precedenti fino all’opera definitiva, che il pittore, ispirato dagli scritti di Jean Jaurès sulla Rivoluzione francese, intitolerà Il Quarto Stato.

Presentato al pubblico alla Quadriennale di Torino del 1902, il dipinto rimase invenduto, ma divenne in breve un simbolo. Nel 1920, nel clima incandescente del Biennio Rosso, Il Quarto Stato raggiunse Milano in occasione di una mostra monografica alla Galleria Pesaro. Il clamore suscitato fu tale da promuovere una sottoscrizione pubblica per assicurare la tela alla città, trovando collocazione nella sala della Balla del Castello sforzesco per poi passare alla Galleria d’arte moderna nell’attuale sede della Villa Reale.

Riscoperto come capolavoro della pittura italiana contestualmente al fiorire degli studi sul Divisionismo fu esposto a Londra e Washington e poi nel 1980 il dipinto era ritornato nelle sale del museo del 900.

Il battaglione ucraino fantasma Shaman

Gli obiettivi di Mosca continuano a restare gli stessi: denazificare e demilitarizzare l’Ucraina. Questo significa che, dopo aver ridotto il raggio d’azione e gli obiettivi al settore orientale, i russi potrebbero tornare ad attaccare il resto dell’Ucraina.

Gli ucraini provano a rallentare e a rendere costosa l’avanzata, arretrano su posizioni più difendibili e provano a colpire da lontano, grazie ai sistemi a lunga gittata ottenuti dalla Nato, mentre preparano controffensive in particolare a sud, nella zona di Kherson.

Queste azioni clandestine sono una specialità della resistenza, che colpisce anche oltre confine grazie a una squadra d’élite per le operazioni speciali: insieme ai bombardamenti, negli ultimi mesi sono stati numerosi i casi di sabotaggi ed esplosioni sospette – raffinerie, depositi di carburante e munizioni, infrastrutture per la comunicazione – in territorio russo, che gli ucraini non hanno mai rivendicato apertamente sostenendo piuttosto che si tratti del «karma».

A portarli a termine è il battaglione Shaman, la 10ma divisione per le operazioni speciali dell’esercito ucraino, che in genere è destinata alle operazioni di intelligence e raid.

È composto da uomini fra i 18 e i 50 anni provenienti da ogni strato sociale, c’è persino un ex viceministro. Sono soldati che godono di eccellenti condizioni fisiche e che hanno ricevuto un addestramento avanzato.

All’inizio del conflitto il battaglione era entrato in azione nella battaglia dell’aeroporto di Hostomel, dove erano sbarcate le truppe russe aviotrasportate che dovevano decapitare il governo ucraino, ma che invece erano finite in una trappola della resistenza.

In seguito era stato inviato a Moshchun, a ovest di Kiev lungo il fiume Irpin, dove si era arrestata l’avanzata russa. In questa fase del conflitto, gli uomini di Shaman hanno avuto il compito di danneggiare le infrastrutture russe e hanno per questo effettuato diverse incursioni in piena notte.

I soldati arrivano in territorio russo a bordo di elicotteri che volano a bassissima quota per eludere le difese antiaeree – una tattica già vista a Mariupol per rifornire i soldati di Azov – e da lì si muovono via terra, piazzando esplosivi sugli obiettivi e tentando così di instillare un senso di insicurezza nell’avversario.

Il ruolo più importante lo hanno piloti degli elicotteri che aiutano gli altri a infiltrarsi e poi a esfiltrarsi pianificando ogni dettaglio. «Queste operazioni in territorio nemico sono le operazioni più interessanti», ha rivelato al Times di Londra «Adonis», pseudonimo usato da un soldato del battaglione che per la prima volta ha conferma i colpi sferrati dagli ucraini oltreconfine, ammettendo anche che Shaman al momento è a corto di risorse, ma non di uomini.

Allen Ginsberg: ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia

I’ve seen the best minds of my generation destroyed by madness, starving hysterical naked, dragging themselves through the negro streets at dawn looking for an angry fix, Angel-headed hipsters burning for the ancient heavenly connection to the starry dynamo in the machinery of night […].»

Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte, […].»

Urlo (Howl) è un poema di Allen Ginsberg che fu letto per la prima volta nel 1955 nella Six Gallery di San Francisco dal poeta stesso. Fu pubblicato nella raccolta Howl and Other Poems nell’autunno 1956.

Il vaiolo delle scimmie è una infezione trasmessa all’uomo dai primati e dai piccoli roditori


Il vaiolo delle scimmie è un’infezione zoonotica, trasmessa dagli animali all’uomo, causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo ma che si differenzia da questo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca.

Il nome deriva dalla prima identificazione, scoperto nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958, ma il virus è diffuso non solo tra primati ma anche i piccoli roditori e prevalentemente in Africa.  Nelle aree endemiche è trasmesso all’uomo attraverso un morso o il contatto diretto con il sangue, la carne, i fluidi corporei o le lesioni cutanee di un animale infetto.

Il virus è stato identificato per la prima volta come patogeno umano nel 1970 in Congo e si diffonde attraverso il contatto diretto con animali ma può anche essere trasmesso attraverso un contatto molto stretto con una persona infetta. Da allora l’infezione è stata segnalata in numerosi paesi dell’Africa centrale e occidentale e i pochi casi che sono stati segnalati al di fuori dell’Africa riguardavano persone con collegamenti di viaggio nel continente.

Il vaiolo delle scimmie ha generalmente conseguenze lievi, con la maggior parte dei pazienti che guarisce entro poche settimane senza trattamento. Tuttavia, la malattia può rivelarsi fatale poiché Monkeypox uccide fino al 10% delle persone che infetta, simile a quando il Covid ha colpito per la prima volta.

Un vaccino, Jynneos, noto anche come Imvamune o Imvanex, è stato autorizzato negli Stati Uniti, ma non è stato approvato nel Regno Unito anche se ha dimostrato di essere efficace per circa l’85% nel prevenire l’infezione da vaiolo delle scimmie. Antivirali e sangue raccolto da individui vaccinati contro il vaiolo possono essere usati per trattare i casi gravi.

Si pensava infatti che il vaiolo delle scimmie non si diffondesse attraverso i rapporti sessuali, ma attraverso uno stretto contatto con ferite o goccioline respiratorie di persone infette. Tuttavia, solo perché può diffondersi anche durante il sesso non significa che questa sia la principale via di trasmissione del virus.

ll vaiolo delle scimmie non è quindi un’infezione a trasmissione sessuale per natura sebbene possa essere trasmessa per contatto diretto durante il sesso.È più probabile che le infezioni vengano trasmesse attraverso lesioni contagiose che possono comparire in qualsiasi parte del corpo. L’infezione può anche essere trasmessa attraverso il contatto con indumenti o biancheria utilizzati da una persona infetta. 

I sanitari del Regno Unito affermano che il rischio oggi di un grave focolaio è basso ma hanno esortato a prestare attenzione a eventuali eruzioni cutanee o lesioni insolite su qualsiasi parte del corpo, in particolare ai genitali. La maggior parte degli scienziati ritiene che l’epidemia sarà piccola.

I sintomi iniziali del vaiolo delle scimmie includono febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi. Ma la sua caratteristica è un’eruzione cutanea che spesso inizia sul viso, poi si diffonde ad altre parti del corpo, comunemente mani e piedi. L’eruzione cutanea cambia e attraversa diverse fasi prima di formare finalmente una crosta che in seguito cade.

Il buco nero che continua a crescere a velocità spaventosa

Nel cuore dello spazio profondo, a circa 7 miliardi di anni luce dalla Terra, è stato rilevato un buco nero che ogni secondo divora una massa equivalente a quella della Terra e, nonostante sia gigantesco, sta continuando a crescere molto rapidamente. Al momento la sua massa è 3 miliardi di volte quella del Sole e 500 volte quella del buco nero super massiccio che si trova al centro della Via Lattea e non accenna a fermarsi.

La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricerca guidato dall’Università Nazionale Australiana nell’ambito dell’indagine Sky Mapper. Ora gli studiosi vogliono scoprire cosa lo rende diverso dagli altri buchi neri e vi è l’ipotesi che forse due grandi galassie si siano scontrate, incanalando tantissimo materiale nel buco nero per alimentarlo.

Il rapido accumulo di materia sulla superficie di questo oggetto ha anche portato alla formazione di un luminosissimo quasar, che produce tanta energia da essere 7.000 volte più luminoso di tutte le stelle della Via Lattea. Visto dalla Terra, questo quasar è solo leggermente più fioco di Plutone ed è quindi abbastanza brillante da poter essere individuato con un buon telescopio in una zona con poco inquinamento luminoso. La sua magnitudine (la luminosità apparente dalla Terra) si attesta infatti attorno a 14,5.

I quasar visivamente sembrano stelle azzurre un po’ sfuocate che assomigliano a galassie ma brillano molto di più ed emettono onde radio, raggi X o raggi gamma molto più intensamente e quindi il loro nucleo sprigiona un enorme energia.

L’oggetto era in bella vista ma fino ad oggi era sfuggito a causa della sua posizione rispetto al piano galattico. La ricerca di oggetti distanti diventa infatti molto difficile quando si guarda vicino al disco della Via Lattea: ci sono così tante stelle in primo piano che è molto difficile trovare le rare sorgenti sullo sfondo.

Gli autori dello studio ritengono che sia molto improbabile la scoperta di un altro buco nero dalla crescita così rapida o che alimenti un quasar così potente poiché è stato sostanzialmente esaurito il cielo dove oggetti come questo potrebbero nascondersi e sono fiduciosi che questo record non verrà battuto.