La farfalla e la misteriosa falena

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Le falene e le farfalle sono insetti che appartengono all’ordine dei lepidotteri e, pur assomigliandosi, hanno abitudini e caratteristiche molto diverse fra loro. Le falene volano soprattutto di notte e sono attratte dalle fonti luminose artificiali per cui entrano spesso nelle case dove restano disorientate dalla luce delle lampadine e degli elettrodomestici. Le falene sono quindi notturne mentre le farfalle sono diurne.

Le falene sono in assoluto i lepidotteri più diffusi tanto da  rappresentare il 95% degli esemplari del loro ordine e quindi è più facile imbattersi in una falena che in una farfalla. Anche le farfalline che si intrufolano nelle credenze e nelle dispense sono in realtà piccole falene.

Le farfalle hanno colori forti e le falene invece colori poco vivaci: marrone, grigio, nero o una loro combinazione che spesso sono mimetici in modo da renderle quasi invisibili durante il giorno.  Le farfalle inoltre mentre dormono tengono le ali unite in verticale mentre le falene lungo i lati o piegate insieme sopra il corpo.

Il corpo dei lepidotteri, generalmente liscio e snello nelle farfalle e  paffuto e peloso nelle falene, si divide in tre parti principali: la testa, il torace e l’addome. Gli occhi sono grandi, ovali e costituiti da centinaia di fotorecettori individuali in grado di vedere in ogni direzione e con uno spettro di colori ben superiore a quello umano. Hanno due antenne posizionate sopra la testa utilizzate per il tatto che contengono anche organi olfattivi.  

La loro bocca si trova in mezzo agli occhi e la lingua, o proboscide, ha la forma e la funzione di una cannuccia. Quando non è utilizzata viene tenuta arrotolata sotto la bocca anche se alcune falene non hanno un apparato boccale funzionante e da adulte non si nutrono affatto.

Farfalle e falene hanno sei arti, ma in alcune farfalle il paio di zampe anteriori non è funzionante, e tutte le zampe sono snodate e possiedono piedi artigliati con sensori tattili per arrampicarsi. L’addome è lungo e contiene il cuore, l’apparato digerente, gli organi sessuali e l’apparato respiratorio in quanto respirano assorbendo l’ossigeno attraverso aperture situate sui lati dell’addome. 

Le ali sono grandi e coperte da milioni di scaglie sovrapposte, responsabili della colorazione, che possono battere da 8 a 12 volte al secondo per cui la vanessa del cardo ha la capacità di volare per più di 900 km prima di fermarsi a riposare, la farfalla monarca vola a circa 20 km/h ma quella più veloce è in grado di volare a 60 km/h. I lepidotteri inoltre sono in grado di volare a grandi altitudini e alcuni possono raggiungere i 3000 metri.

Sono animali a sangue freddo e assorbono il calore di cui hanno bisogno per scaldare i muscoli delle ali dall’ambiente circostante e, di mattina, le farfalle si mettono con le ali aperte orizzontalmente ma se è troppo freddo, nuvoloso, ventoso o piovoso, non volano affatto. Le falene volano di notte e non possono usare il sole per riscaldare le loro ali e per questo fanno vibrare le ali in modo da generare calore, aiutate dal fatto di avere uno strato più spesso di scaglie.

Quando si riposano, sia di giorno che di notte, i lepidotteri si infilano in luoghi riparati come fessure, cataste di legna, corteccia d’albero, crepe nelle case o pendono semplicemente dalla parte inferiore delle foglie.

La falena ha una dieta molto varia che include la lana, il nettare, la corteccia degli alberi e detriti di varia natura e passa la sua vita a mangiare e deporre le uova.

Una delle sue principali fonti di sostentamento è la cheratina, proteina presente nei capelli, nella pelle e nella lana, per cui spesso infesta armadi e cassetti provocando fori nei capi d’abbigliamento. Mangia anche materiale organico come pelle, capelli, peli, insetti morti che si possono trovare anche tra le fibre di un tappeto o nei sedili dell’automobile.

Alcune specie di falene sono parassiti di alberi e piante e divorano corteccia e veri e propri segmenti del tronco, anche di legno durissimo, o si nutrono di piante e del nettare dei fiori. Svolgono così una funzione di diffusione di semi e pollini quanto la farfalla e altri insetti impollinatori.

La falena secerne inoltre dei liquidi per difendersi da uccelli e formiche e la Wood tiger riesce a produrre due diversi tipi di liquidi che, espulsi tramite delle ghiandole posizionate sulle spalle, scoraggiano l’atto predatorio grazie allo sgradevole odore e alla viscidità.

Il termine falena vuol dire ali con squame per la consistenza delle sue ali e in molte culture un tempo si credeva che esse fossero in realtà anime di streghe in cerca del loro corpo. La superstizione popolare ha sempre attribuito alla loro presenza un segno di cattivo presagio o di sventura forse perché le falene, come i gufi e le civette, si aggirano di notte. I nativi americani le consideravano però animali totem, depositari del potere di trasformazione e rigenerazione.

Le falene giganti della Nuova Guinea possono raggiungere i 30 centimetri di apertura alare mentre le più piccole misurano appena 16 millimetri. Una falena gigante nativa dell’Himalaya orientale è conosciuta con il nome di falena Cobra perchè i suoi colori e i disegni ricordano quel rettile. La falena detta Sfinge testa di Morto, descritta anche nel libro Il silenzio degli innocenti, ricorda invece un teschio umano e nel Settecento la si riteneva responsabile di epidemie e sciagure anche perchè quando è spaventata emette un rumore stridulo molto inquietante.

La Saturnia maggiore, la più grande in Europa, ha un’apertura alare di 15 cm e sulle ali ha disegni a forma di occhi. La falena venezuelana detta barboncino ricorda invece il cagnolino per la testa, la peluria morbida e candida e le antenne che sembrano orecchie.

Secondo una credenza popolare la falena, come un vampiro, succhia il sangue dei mammiferi su cui si posa ma in realtà non è carnivora e quando si posa sul dorso di un animale a sangue caldo cerca solo di assorbire i sali minerali del sudore o delle lacrime dell’animale. 

 

I gemelli : cloni naturali o fratelli diversi

I gemelli di colore diverso - Il Secolo XIX

I gemelli si differenziano per le modalità della fecondazione e della suddivisione cellulare dello zigote e possono essere di due tipi: i gemelli monozigoti cioè  identici e gemelli dizigoti cioè semplici fratelli. Dal punto di vista biologico tutti i gemelli si definiscono come persone nate contemporaneamente e il primo nato è semplicemente il meglio posizionato al momento del parto.

La popolazione africana ha le percentuali più alte di gemelli, mentre la frequenza più bassa si trova nella popolazione orientale. In tutto il mondo le statistiche riportano che l’incidenza delle gravidanze gemellari è del 1-2 % circa sul totale, di cui oltre due terzi sono di gemelli eterozigoti. Negli ultimi anni la frequenza delle gravidanze gemellari sta però aumentando per il maggiore utilizzo di farmaci per stimolare la fertilità, a seguito delle quali spesso maturano più ovuli, e per le tecniche di fecondazione assistita dato che nella donna vengono spesso impiantati più ovuli fecondati.

Se l’ovulo si divide poco dopo la fecondazione, ogni gemello ha la sua placenta e una cavità amniotica ma se invece la divisione avviene da quattro a sette giorni dopo la fecondazione, i gemelli condividono la placenta anche se questo caso è più raro. Talvolta si manifesta la cosiddetta “sindrome trasfusionale feto-fetale” e un gemello sottrae all’altro le sostanze nutritive, pertanto è importante fare controllare regolarmente la crescita dei gemelli con un’ecografia.

I gemelli monozigoti, detti gemelli monovulari, derivano da una singola cellula uovo fecondata da uno spermatozoo:  durante le prime fasi della moltiplicazione cellulare avviene la separazione dell’unica massa di cellule presente. Posseggono inoltre lo stesso patrimonio genetico e sono quindi identici: hanno lo stesso sesso, gli stessi occhi, gli stessi capelli, lo stesso gruppo sanguigno, cioè gli stessi caratteri somatici. È l’unico caso di identità genetica umana naturale e quindi di uguaglianza fra persone diverse di genotipo e DNA. 

I gemelli dizigoti invece possono avere lo stesso sesso oppure sesso diverso e condividono il 50% de geni come se fossero fratelli nati da gravidanze successive. Gli eterozigoti non si assomigliano più di due normali fratelli, perché si formano quando due ovuli maturano contemporaneamente e vengono fecondati da due spermatozoi, l’uno indipendentemente dall’altro. 

Sono invece molto più rare le gravidanze multiple spontanee, cioè quelle con tre – cinque nati contemporaneamente dovute alla poliovulazione, che porta occasionalmente alla nascita di tre o quattro gemelli.

È dimostrato che l’età delle madri al concepimento influenza la predisposizione a gravidanze gemellari. Infatti dai 15 ai 39 anni aumenta progressivamente la probabilità di avere gemelli bi-ovulari, mentre dai 40 ai 44 anni aumenta la tendenza ad avere gemelli mono-ovulari. Infatti, con l’età in una donna aumenta anche l’ormone follicolo stimolante (FSH) e spesso sono disponibili più ovuli da fecondare.

L’incidenza delle nascite gemellari è influenzata anche da fattori genetici in quanto esiste una tendenza ereditaria alle gravidanze multiple e nelle famiglie di gemelli vi sono spesso altri casi di gravidanze multiple e sembra che la linea genetica femminile giochi un ruolo maggiore. Sarebbero inoltre le madri più forti in partenza ed anche più alte ad avere maggiori probabilità di concepire gemelli: come se l’evoluzione premiasse il loro corredo genetico di qualità trasmettendolo non a uno, ma a due figli per volta.

Oggi è abbastanza certo che i gemelli eterozigoti possano però formarsi anche da un solo ovulo, che si suddivide poco dopo il cocepimento e ogni parte viene poi fecondata da un diverso spermatozoo. Il patrimonio ereditario della madre è in questo caso identico per i due bambini, mentre quello del padre naturalmente è diverso.

Si è scoperto inoltre che coppie di gemelli monozigoti adulti possono avere un patrimonio genetico differente perchè alcune volte in un gemello manca una parte del cromosoma, altre volte ne sono disponibili persino più di uno. Gli scienziati ritengono che queste variazioni maturino nel corso della vita in seguito a divisioni cellulari. Si spera ora di riuscire a identificare i geni responsabili di alcune malattie perchè se si ammala un solo gemello, le cause potrebbero eventualmente essere localizzate nelle differenze tra il suo patrimonio genetico e quello del gemello.

Nel corso della vita anche due gemelli monozigoti possono sviluppare alcune differenze esteriori – altezza diversa, per esempio, o diverse misure del corpo – a causa delle influenze relative all’ambiente esterno come l’alimentazione, le malattie etc.

E’ impossibile inoltre stabilire quale dei due feti sia stato “creato” per primo anche se il concepimento, nel caso degli eterozigoti,  potrebbe essere avvenuto in momenti leggermente diversi. Sicuramente non lo si può dedurre dalla posizione dei feti nell’utero, perché questi, durante la gravidanza, continuano a muoversi.

I gemelli non hanno mai impronte digitali identiche nemmeno se sono monozigoti. In questo caso, le loro impronte sono simili, ma non perfettamente sovrapponibili e questo perchè ad influire sulla conformazione delle impronte non è soltanto il patrimonio genetico ma anche una serie di fattori legati allo sviluppo intrauterino, diverso per i due feti. È sufficiente un cordone ombelicale leggermente più lungo o più corto per influenzare la forma di un’impronta digitale.

I gemelli possono anche avere un colore di pelle diverso se nascono da coppie miste e pare che ci sia una probabilità su 500 che una coppia multietnica veda nascere gemelli con la pelle di due diversi colori ma soltanto se sono eterozigoti, nati cioè dall’incontro tra due spermatozoi e due cellule uovo.

Pare inoltre che dalla 14esima settimana di gravidanza in poi, le carezze tra gemelli non siano casuali ma mirate alla conoscenza reciproca. I gesti che gli stessi feti compiono verso la parete dell’utero o verso sé stessi appaiono infatti meno affettuosi.

Inoltre il 40% dei gemelli, nelle prime fasi di sviluppo del linguaggio, mette a punto una forma di comunicazione indecifrabile dagli adulti, ma comprensibile all’interno della coppia e la lingua che ne risulta è piena di onomatopee e parole interrotte. In genere questo codice di comunicazione sparisce con la crescita ed è tipico anche dei fratelli vicini per età. E’ anche più frequente nelle famiglie in cui i genitori non sono sempre presenti e i figli sono lasciati liberi di interagire in modo naturale.

Capita spesso che gemelli identici, con l’età, finiscano per assomigliarsi un po’ meno a causa delle interazioni tra geni e fattori ambientali che intervengono sui geni marcandoli chimicamente e originando, per esempio, diverse patologie, differenti personalità e marcate diversità fisiche. E infatti difficilmente i gemelli identici muoiono per le stesse cause.

A Twinsburg, in Ohio (USA),  ogni anno per un weekend si svolge un festival dedicato ai gemelli, molto frequentato soprattutto dai monozigoti che spesso vengono reclutati da scienziati per i loro esperimenti scientifici.

Quanti ti seguono

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” Quando consideri il numero di uomini che sono davanti a te, pensa a quanti ti seguono”

” Cum aspexeris, quot te antecedant, cogita, quot sequantur.”

Lucio Anneo Seneca, libro Epistulae morales ad Lucilium

 

Le “Cinque spie di Cambridge”

HISTORICA - Le spie di Cambridge libro in edicola - mondadoriperte.it

Le Cinque spie di Cambridge, conosciuti anche come i “Magnifici Cinque” o ancora i “Cinque stelle”, furono cinque agenti segreti britannici che, a partire dagli anni trenta, cominciarono a trasmettere importanti informazioni all’Unione Sovietica. I cinque britannici erano: Harold Adrian Russell Philby (in codice Stanley), Guy Burgess (Hicks), Donald Duart Maclean (Homer), Antony Blunt (Johnson) e John Cairncross (Liszt).

Dopo la prima guerra mondiale in Gran Bretagna si determinarono due modelli sociali e politici. Il primo di tipo liberista in economia e conservatore in campo sociale e politico, il secondo ispirato all’ideologia comunista che aveva presa sulla parte dei giovani che si sentivano oppressi dall’ambiente sociale rigido, snob e classista.

La maggior parte di questi giovani provenivano dalla classe dirigente e di conseguenza divennero un obiettivo ambito dello spionaggio sovietico. I cinque di Cambridge appartenevano a questa categoria e, forti delle proprie convinzioni, erano pronti anche a tradire la loro patria.

Il partito conservatore iniziò un programma di austerità finanziaria che portò nel 1926 allo sciopero generale e, in questo clima di tensione sociale, il professore di economia Maurice Dobb diede vita alla prima cellula comunista presso l’università di Cambridge a cui aderirono molti giovani, soprattutto dopo il crollo della borsa di Wall Street del 1929 che sembrò segnare la fine del modello economico capitalista.

In quegli anni entrarono nello stesso college anche Harold Philby, figlio di un diplomatico in India, e Anthony Blunt che presto iniziarono a partecipare alle lezioni di Dobb. Blunt nel 1928 aderì alla società segreta “Apostoli”, che, nata come società segreta di intellettuali di idee conservatrici, divenne poi paladina del libertarismo in campo filosofico, del libertinismo sessuale e delle idee marxiste.

Nel 1930 si iscrisse al Trinity College anche il brillante studente Guy Burgess, figlio di un ufficiale della marina britannica, e anche lui entrò a far parte degli Apostoli dove fu iniziato al comunismo e all’omosessualità, che peraltro era molto diffusa in quell’epoca nei severi ambienti dei collegi maschili.

Burgess riuscì poi a coinvolgere anche Donald Maclean, figlio di un ricco baronetto inglese, esponente del partito liberale, che ben presto cominciò a partecipare attivamente alla vita politica. Il  “quinto uomo” era John Cairncross che, essendo di origini modeste, era già comunista prima di entrare nel college.

Terminati gli studi a Cambridge i cinque, divenuti amici e convinti comunisti, pur prendendo strade diverse continuarono a sostenere i loro ideali ed entrarono nei servizi segreti sovietici.

Nel 1933 Harold (detto Kim) Philby, si trasferì a Vienna dove divenne un giornalista freelance, poi si innamorò e sposò l’agente segreto del KGB Alice Friedmann entrando così anch’egli nei servizi segreti sovietici. Rientrato a Londra gli fu ordinato di cessare i rapporti con la sinistra allo scopo di potersi inserire nel cuore politico britannico senza destare sospetti ed entrò nel gruppo di destra “La società dell’amicizia anglo-tedesca”.

Burgess invece nel 1936 cominciò a collaborare con la BBC e in questo modo ebbe la possibilità di incontrare anche Wiston Churchill e il primo ministro Neville Chamberlain per il quale svolse missioni segrete con politici francesi. Poi entrò nei servizi segreti britannici come esperto di propaganda diventando così una talpa sovietica infiltrata.

Anche Maclean, pur avendo intrapreso la carriera diplomatica superando l’esame al ministero degli esteri nel 1935, entrò nel KGB mentre, in Gran Bretagna, si costruiva una brillante carriera politica che lo portò al ruolo di alto funzionario all’ambasciata di Parigi, dove rimase sino all’occupazione tedesca.

Quando nel 1936 scoppiò la Guerra civile spagnola, Francisco Franco per rovesciare la Repubblica, sostenuta dall’Unione Sovietica,  si alleò con Hitler e Mussolini. Philby si recò in Spagna e nel 1937 divenne corrispondente di guerra per il London Times riuscendo così ad inviare informazioni importanti sia ai britannici che ai sovietici. Inoltre, scampato miracolosamente a una bomba, riuscì a farsi passare come eroe dai fascisti e fu decorato dal generale Franco. 

Nel marzo del 1939 la guerra civile in Spagna terminò con la vittoria di Franco e a settembre Hitler invase la Polonia dando inizio al secondo conflitto mondiale. Philby venne inviato in Francia come giornalista ed allaccio’ rapporti con i principali esponenti delle forze armate britanniche e a Lord Gort, comandante supremo delle forze britanniche, riuscì a carpire un gran numero di informazioni riservate che passò ai sovietici.

Nel 1940 la Francia si arrese e Philby, ritornato in Gran Bretagna, entrò nei servizi segreti inglesi. Doveva far parte del corpo di paracadutisti  ma poi venne scartato perché non parlava perfettamente il francese e presentava una leggera balbuzie. Quindi diventò istruttore di agenti polacchi, che riusciva a trasformare da anticomunisti a perfetti antinazisti e poi venne mandato alla scuola per l’addestramento di agenti segreti nelle tecniche di sabotaggio.

Burgess, intanto, si occupava dell’Operazione Semina, che consisteva nell’invio di palloni carichi di bombe incendiarie in territorio tedesco allo scopo di dare fuoco ai campi di grano tedeschi e causare carestie. Poco dopo, però, per il suo comportamento irrispettoso nei confronti dei superiori fu allontanato dal servizio e riprese il posto alla BBC.

L’unico che non dovette nascondere le sue convinzioni comuniste fu Anthony Blunt, imparentato con la famiglia reale, ma solo perchè non le aveva mai fatte trapelare. Anthony Blunt, che prima di lasciare Cambridge aveva conosciuto Leo Long che si rivelerà un contatto molto prezioso in seguito, lavorò invece a Londra come storico dell’arte.

All’inizio della guerra mondiale Blunt intraprese la carriera militare e fu inviato in Francia e  poi nel 1940 entrò nei Servizi segreti. In modo casuale poi rincontrò Leo Long e lo convinse a lavorare per i sovietici. Long, lavorando per un dipartimento che monitorava l’ordine di battaglia nazista, passò notizie cruciali ai sovietici.

Anche Cairncross, dopo essersi laureato con lode nel 1936, si dedicò alla carriera diplomatica classificandosi al primo posto nel concorso per il ministero degli esteri. Fu assunto come segretario personale di Lord Hankey, ministro del gabinetto di guerra nel governo Churchill, che era in stretto contatto con gli americani. Per questo  egli riuscì a fare pervenire ai russi le prime informazioni sul “Progetto Manhattan”, condiviso dai britannici, per la costruzione della prima bomba atomica. Nel 1942 Cairncross si trasferì negli uffici dove avveniva la decriptazione dei linguaggi in codice.

Quando la Germania attaccò l’URSS e la Gran Bretagna, i cinque amici  cominciarono a combattere per una causa comune. Quando Philby ritornò nei servizi segreti riuscì ad accedere a documenti importantissimi. La sua libertà d’azione divenne praticamente senza limiti quando riuscì a farsi assegnare il turno di notte, facendosi passare per un giovane patriottico. Addirittura nel 1944 divenne il capo di una nuova sezione dell’MI5 che aveva il compito di monitorare le attività di spionaggio dei russi.

Nel frattempo Maclean aveva fatto carriera ed era stato nominato primo segretario dell’ambasciata britannica a Washington dove cercò di scoprire  di più sul “Progetto Manhattan”. Già Cairncross, nel 1944, aveva dato all’URSS precise informazioni sulla dislocazione delle forze dell’aviazione militare tedesca consentendo ai russi la distruzione di ben cinquecento aerei tedeschi.

Il ruolo di Maclean poi si rivelò cruciale quando incominciò a ricoprire un ruolo di raccordo tra Stati Uniti e la Gran Bretagna tanto che, alla fine della seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica aveva una rete di spie che controllava i punti nevralgici dell’intelligence sia britannica che statunitense.

Burgess nel 1946 era diventato l’assistente personale del ministro degli esteri McNeil e cominciò di notte a rubare e fotografare i documenti del Ministro per poi rimetterli  al proprio posto la mattina seguente e inviare le copie in Unione Sovietica. Per lo stress causato da questa attività iniziò a bere sempre più pesantemente.

Maclean invece fece parte del comitato politico anglo-americano per lo sviluppo di ordigni nucleari e ciò gli consentì di tenere aggiornati i sovietici sul programma nucleare. Però anche lui cominciò a risentire della sua doppia vita e, pur essendo sposato, di notte girava spesso ubriaco in cerca di fugaci rapporti omosessuali. Nonostante questo nel 1948, a soli 35 anni, ottenne un ruolo importante all’ambasciata britannica al Cairo.

Fra i cinque solo Philby continuò a mantenere il suo posto di rilievo nell’MI6 britannico anche se, per due volte, fu sul punto di essere scoperto. Nel 1945 il diplomatico sovietico Igor Gouzenko passò al servizio dell’Occidente, rivelando i nomi delle spie del KGB infiltrate tra le quali Philby. Lui però riuscì a fare passare la denuncia per “poco credibile”. Poi il viceconsole sovietico ad Istanbul, Konstantin Volkov, promise ai britannici di rivelare i nomi dei due agenti infiltrati nell’MI6 in cambio di soldi ed asilo politico. Philby avvertì i sovietici e Volkov fu arrestato e trasportato in segreto a Mosca dove venne giustiziato.

Nell’ottobre del 1949 venne inviato a Washington come raccordo tra i tre servizi segreti occidentali più importanti: MI6, FBI e CIA. Si occupò di infiltrare agenti nell’Unione Sovietica e nessuno notò che le spie da lui infiltrate non duravano abbastanza da potere trasmettere informazioni importanti.

All’arrivo di Philby a Washington venne scoperta la presenza di una spia sovietica infiltrata nel ministero degli esteri britannico, il cui nome in codice era HOMER cioè Donald Maclean.

Nel 1950 giunse a Washington anche Guy Burgess che era stato trasferito per un’accesa discussione avuta con il ministro per il quale lavorava. Nel 1951 il numero di persone sospettate di essere Homer si ridusse da 35 a 9 e Maclean era ancora nella lista.

Intanto Maclean, anch’esso ormai sprofondato nell’alcolismo, era tornato a Londra e poco dopo fu decifrato un nuovo messaggio in codice che portava a lui. Philby, allora, approfittando dell’ennesimo trasferimento di Burgess alla volta di Londra, lo incaricò di fare fuggire Maclean.

Burgess e Maclean fuggirono a Mosca e Philby venne subito sospettato e richiamato in patria. Pur negando ogni coinvolgimento nella vicenda, egli fu allontanato dal ministero degli esteri ed inviato a Beirut come giornalista ma ’63 però, prima di essere sottoposto ad un nuovo interrogatorio, fuggì a Mosca.

Le tre spie di Cambridge fuggite in Russia entrarono finalmente in contatto con il regime che avevano sempre idealizzato. Guy Burgess fu quello che soffrì di più perchè gli mancava il lusso e fu  trovato morto nel suo letto d’ospedale a Mosca nel 1963.

Maclean, invece, continuò a lavorare per l’URSS all’interno del ministero degli esteri e morì nel 1983. Era divenuto sempre più schiavo dell’alcool, in particolare dopo che sua moglie, che lo aveva raggiunto a Mosca insieme ai tre figli, sposò Philby. Entrambi furono cremati a Mosca, ma le loro ceneri vennero riportate in Gran Bretagna.

Philby, invece, non espresse mai alcun rimpianto e continuò a vivere in Russia e alla sua morte, nel 1988, gli furono tributati funerali solenni da eroe e nel 1990, venne addirittura emesso un francobollo commemorativo in suo onore.

Anthony Blunt continuò una insigne carriera in Inghilterra nel campo della storia dell’arte e, in cambio dell’immunità, fece i nomi di altre spie sovietiche mai scoperte, come Cairncross e Leo Long, e morì a Londra nel 1983.

John Cairncross, che era ritornato a lavorare al Ministero del tesoro, invece non ammise mai di aver fatto parte dei “Magnifici Cinque”, rimase attivo come spia fino agli anni ’60 e nel 1995, durante un suo viaggio in Francia, fu colpito da ictus e, rimpatriato, morì qualche giorno dopo. 

 

La primavera in città

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Per quanto gli uomini si sforzassero, radunandosi a centinaia di migliaia in un posto piccolo, deturpando quella terra sulla quale si eran stretti, per quanto soffocassero la terra di pietre perché niente, in lei, nascesse, per quanto estirpassero ogni erba che spuntava, per quanto esalassero fumo di pietra, di carbone e di nafta, per quanto tagliassero gli alberi e cacciassero tutti gli animali e gli uccelli, la primavera era primavera anche in città.

Lev Nikolàevič Tolstòj

 

Though hundreds of thousands had done their very best to disfigure the small piece of land on which they were crowded together, by paying the ground with stones, scraping away every vestige of vegetation, cutting down the trees, turning away birds and beasts, and filling the air with the smoke of naphtha and coal, still spring was spring, even in the town.

Lev Nikolàevič Tolstòj 

 

 

Hermann Rorschach ed il Test delle macchie

Hermann Rorschach, uno psichiatra e psicologo svizzero: A ...i

Sobre el mundo mundial: Noticiero Rorschach

Hermann Rorschach (Zurigo 1884 – Herisau 1922) è stato uno psichiatra svizzero ricordato soprattutto per un test divenuto importantissimo nella storia della psichiatria. Figlio di un maestro d’arte, ed anche lui dotato di grande talento artistico, durante gli anni della scuola si era interessato sia alla pittura sia alle scienze naturali

Si laureò invece in Medicina nel 1909 e si specializzò in Psichiatria e poi nel 1910 sposò Olga Stempelin, una dottoressa di origine russa madre dei suoi due figli, Elisabeth (nata nel 1917) e Wadin (nel 1919).

Si avvicinò ai circoli psicoanalitici, allora particolarmente attivi in Svizzera e nella confinante Austria, ed iniziò a sperimentare e studiare le differenti percezioni  che soggetti diversi avevano davanti a macchie colorate che proponeva loro.

Iniziò a chiedersi se il diverso modo di percepire le macchie potesse essere legato a differenti dinamismi di personalità o problematiche psicopatologiche dei vari soggetti. Avviò quindi un estensivo programma di ricerche sperimentali durato molti anni, provando vari tipi e sequenze di macchie e raccogliendo sistematicamente i risultati ottenuti.

L’idea del test venne a Rorschach casualmente nel 1918, mentre era ancora studente. Fin da bambino egli amava un gioco da tavolo, allora molto popolare, chiamato Klecks (“macchie”, in tedesco e Klecks era addirittura un suo soprannome al liceo) consistente nel versare macchie di inchiostro colorato in un foglio di carta che veniva poi ripiegato in due per ottenere effetti simmetrici. Il gioco era basato poi sulla ricostruzione di storie a partire da queste macchie d’inchiostro.

Nel corso delle sue osservazioni notò che i pazienti malati di schizofrenia facevano associazioni radicalmente diverse dal resto delle persone ed elaborò quindi il suo test per diagnosticare quella malattia.

Nel 1921 pubblicò la sintesi delle sue ricerche ed una relativa proposta di standardizzazione del sistema in un volume, Psychodiagnostik , che all’inizio passò quasi inosservato. L’anno successivo, a soli 37 anni, morì a causa di una peritonite mal diagnosticata.

Nel corso del decennio successivo, diversi psichiatri e psicoanalisti, europei e statunitensi, iniziarono a sperimentare l’uso delle sue macchie standardizzate in ambito psicodiagnostico, ottenendo risultati clinicamente molto interessanti. Nel corso degli anni ’30 e ’40 cominciarono ad essere quindi poste le prime basi dei diversi sistemi di “siglatura” attualmente esistenti del suo test, conosciuto come il Test di Rorschach

Nonostante la sua complessità applicativa, nei decenni successivi il test si diffuse notevolmente in ambito psichiatrico e psicologico-clinico, fino a divenire uno dei test più usati al mondo.

Il test consiste in dieci immagini all’apparenza formate da macchie di inchiostro perfettamente simmetriche che, in realtà, non sono macchie casuali ma disegni fatti dallo stesso Rorschach. Fin dalla fine degli anni Trenta il test di Rorschach non è stato usato solo nella diagnosi della schizofrenia, ma in modo molto più ampio come uno dei cosiddetti “test proiettivi”.

L’idea alla base del test è che quando a una persona viene mostrata un’immagine ambigua e senza alcun senso – come sono le macchie di inchiostro del test – la sua mente cerchi di interpretarle comunque come qualcosa di sensato. Il risultato della domanda “che cosa vedi?” dice insomma molte cose sulla personalità del soggetto del test.

Si basa cioè sull’interpretazione che il soggetto fornisce a figure non strutturate presentate in 10 tavole. Sfruttando il meccanismo inconscio della proiezione, il paziente consente allo Psicologo di tracciarne il quadro della personalità, con riferimento sia alle caratteristiche di ‘tratto‘, ossia a quegli aspetti caratterologici più stabilizzati nella persona, sia alla condizione di ‘stato più attuale in virtù delle esperienze più recenti.

L’efficacia del test di Rorschach come test della personalità è stata messa in discussione fin da subito, anche se diversi psicologi e psichiatri continuano ad utilizzarlo anche oggi ed è comunque tra gli strumenti della psicologia più noti.