La Sardegna è l’area con maggiore incidenza della sclerosi multipla

La sclerosi multipla è una malattia cronica infiammatoria del sistema nervoso centrale che può determinare disabilità progressiva e colpisce 126.000 persone in Italia, 198 casi per 100.000 abitanti. Si stimano più di 3.400 nuovi casi l’anno, pari a un’incidenza di 6 casi su 100.000 abitanti.

Questa malattia è causata da una risposta abnorme del sistema immunitario che provoca l’infiammazione e danneggia la mielina e i neuroni. La perdita di mielina e di neuroni compromette la trasmissione degli impulsi nervosi tra il cervello, il midollo spinale e il resto del corpo.

Può presentarsi in vari modi, con sintomi iniziali che variano da persona a persona in base alla sede dell’infiammazione e alla sua entità. Alcuni sintomi iniziali della sclerosi multipla risultano però più frequenti: disturbi visivi, della sensibilità, mancanza di energia e debolezza.

La patologia è diagnosticata nella maggior parte dei casi tra i 20 e i 40 anni e registra una diffusione doppia nelle donne rispetto agli uomini, mentre per quanto riguarda bambini e adolescenti, viene registrata per il 3-5%. Al momento della diagnosi, l’80-85% delle persone manifesta la forma caratterizzata da episodi neurologici acuti, seguite da fasi di remissione dei sintomi.

Anche se non esiste ancora una terapia in grado di bloccare la sclerosi multipla, sono disponibili numerosi farmaci che vengono utilizzati per modificare il decorso della malattia, trattare le ricadute e gestire i sintomi.

In Sardegna, l’incidenza della patologia è più alta rispetto al resto delle regioni italiane poiché si riscontrano 370 casi per 100.000 abitanti, con un’incidenza dei nuovi casi doppia rispetto alla penisola, 12 casi su 100.000, contro i 6 della media nazionale.

Gli studi epidemiologici descrivono inoltre la Sardegna come una delle aree al mondo con maggiore incidenza e prevalenza della patologia che colpisce le persone in giovane età, soprattutto donne. La parte settentrionale della regione ha, inoltre, un alto tasso anche nell’età pediatrica, sotto i 18 anni. Nella regione i pazienti attualmente sono circa 7mila.

Per quanto riguarda la sclerosi multipla pediatrica, si registra un’incidenza della patologia significativamente superiore rispetto a quella registrata in altre parti d’Italia e del mondo. Di solito vi sono 5-10 casi per 100mila abitanti al di sotto dei 18 anni di età ma nel nord Sardegna questa percentuale è molto più alta: nell’area di Sassari e Olbia vi sono 35,6 casi per 100mila abitanti in età evolutiva.

Già vi era un andamento in crescita: si era passati da una prevalenza media della malattia registrata nel 2001 di 2,8 casi per 100mila abitanti in età pediatrica ad una di 26,9 nel 2012.

Lasciami, lasciami andare

Lasciami, lasciami sognare

i desideri più remoti,

quelli che si ancorano alle vene

perché vogliono scorrere ed arrivare

più velocemente al cuore.

Lasciami, lasciami andare

dove i miei piedi possano

strusciare con torpore su tanti sassi

e le mie scarpe possano sbucciarsi come

corteccia sbiadita ed indurita dal calore.

Lasciami, lasciami cadere

non dietro alle persiane ma solo

dove mi potrò rialzare da sola e potrò

continuare a sentire i rumori della notte

e i lunghi gemiti del mare.

Lasciami, lasciami guardare

mentre ora, senza tentennare, l’onda

avvolge la mia malinconia,

mi abbraccia con dolcezza, mi spinge forte,

mi sorride e poi…. mi affonda.

Quale gli apparirebbe la differenza

” Se uno guardasse dal cielo verso la terra, quale gli apparirebbe la differenza fra quello che facciamo noi e quello che fanno le formiche o le api? “

(Celso)

Il filosofo greco Celso sarebbe vissuto durante il regno di Marco Aurelio e si presuppone che abbia scritto all’epoca della coreggenza di quest’ultimo e Commodo  (tra il 175-180), oppure a quella di Lucio Vero (161- 169).

L’architettura Bauhaus chiamata fascista.

La Bauhaus, il cui nome completo era Staatliches Bauhaus, è stata una scuola di arte e design che operò in Germania dal 1919 fino alla fine del 1932, nel contesto storico-culturale della Repubblica di Weimar, e che ha esercitato una grande influenza sulla architettura moderna, inclusa quella italiana dove è chiamata fascista.

Rappresentò il punto di riferimento di tutti i movimenti d’innovazione nel campo del design e dell’architettura legati al razionalismo ed al funzionalismo, facenti parte del cosiddetto Movimento Moderno. I suoi insegnanti, appartenenti a diverse nazionalità, furono figure di primo piano della cultura europea e l’esperienza didattica della scuola ha influito profondamente sull’insegnamento artistico e tecnico.

L’obiettivo del Bauhaus era creare oggetti belli e funzionali, alla portata di tutti e, unificando arte e tecnologia, faceva proprie le sfide e le esigenze della produzione di massa. Gli oggetti e le opere Bauhaus proponevano elementi basilari, spesso ridotti a forme geometriche, nel nome della razionalità e della funzionalità. Acciaio, vetro, compensato e plastica erano i nuovi materiali con cui questi oggetti venivano plasmati, materiali non convenzionali nel design di arredi ma prediletti dall’industria, e dunque ideali per incarnare il senso pratico di questo stile.

Le case erano rappresentate dalla mancanza di corridoi, tutte le stanze si rivolgevano al soggiorno e miravano a una migliore disposizione degli spazi e strutturazione dei collegamenti interni: la cucina era in comunicazione con la sala da pranzo e la sala dei bambini e la camera da letto con il bagno. Furono progettate pareti scrivibili e cubi-costruzioni per la camera dei bambini, mentre la cucina prevedeva elettrodomestici e superfici lisce da poter essere facilmente pulite.

Inizialmente i giovani architetti della  Bauhaus erano di sinistra e la scuola fu riconosciuta dal Governo di Weimar nel 1919. ma con l’avvento di Hitler al potere per quelli della Bauhaus fu il momento della chiusura e della persecuzione. La maggior parte degli studenti ebrei, compreso il fondatore Van der Rohe, emigrò in America esercitando una notevole influenza sulla architettura del dopoguerra. Molto noto il grattacielo Seagram Building, il cui pianterreno, occupato dal ristorante Four Seasons per mezzo secolo, ospitava a pranzo e cena il top della politica e dell’editoria americana.

Alcuni studenti andarono ad Israele dove le case in stile Bauhaus, a Tel Aviv, sono concentrate in un quartiere, conosciuto come la Città Bianca, che fu costruìto negli anni ’30 del secolo scorso. Fu voluta dal sindaco di Tel Aviv, col beneplacito degli inglesi, da cui dipendeva Israele fino al 1948 cioè l’anno di nascita del nuovo stato ebraico. Solo in seguito, negli anni 70, conobbe lo sviluppo verticale che oggi caratterizza la parte più moderna della città.

Il nucleo abitativo chiamato la Città Bianca, insediato tra la Promenade che costeggia il mar Mediterraneo e il Centro intorno all’area commerciale della città, è dal 2003 patrimonio culturale dell’Umanita. In una città così giovane, quelle costruzioni chiare, basse e dalle essenziali linee ondulate, quasi sempre immerse nel verde, rappresentano la zona “storica” di Tel Aviv che comunque, nella parte araba di Jaffa ha una storia millenaria, in quanto  secondo la leggenda semitica, fu fondata da Jafet, figlio di Noè.

Fedeli alla ispirazione socialista, quelle palazzine sono costruzioni semplici e popolari. Ma chi le abita assicura che con quello che ha speso per comprare quei 70/80 metri quadrati, a New York vivrebbe al Trump Plaza, a Roma in una residenza del ‘600 e a Londra vicino  ai giardini di Kensigton. Il centenario della Bauhaus, nel 2019, fu annunciato dal New York Times con un paio di articoli ma complessivamente l’evento cadde nel silenzio mondiale.

Picasso e lo sconcertante rapporto con le donne

Françoise Gilot, la sopravvissuta

Pablo Ruiz y Picasso, semplicemente noto come Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973), è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo che rappresenta lo snodo cruciale tra la tradizione ottocentesca e l’arte contemporanea. E’ stato un artista innovativo e poliedrico, che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte per esser stato il fondatore, insieme a Georges Braque, del Cubismo. 

L’artista più rappresentativo del XX secolo, che con il suo impegno pacifista ha lanciato l’idea di fare della colomba il simbolo della pace, era deleterio per le donne che, dalla relazione con lui, ne uscivano distrutte. Le amava follemente e poi follemente le lasciava dopo che erano diventate le madri dei suoi figli. Picasso non era una gran bellezza, alto solo 163 cm era tarchiato e con un gran nasone, eppure piaceva molto e le donne erano stregate dal suo intelletto, dalla sua personalità e dal suo talento artistico.

Dal 1904 al 1912, Picasso ebbe una relazione con la modella Fernande Olivier e poi con Eva Gouel, soffiata all’amico Louis Marcoussis, che morì di tubercolosi nel 1915 e che è ritratta nei quadri del pittore che sembrano invece raffigurare solo chitarre o violini. Poi subentrò la ballerina ucraina Olga Koklova, nata nel 1891, che faceva parte del corpo di ballo russo di Sergei Diaghilev. Fra la ballerina e l’artista scoppiò una passione travolgente e lei abbandonò la compagnia di ballo, mentre era in partenza per il tour in Sudamerica, per andare a Barcellona a conoscere i genitori di lui, che peraltro erano molto contrari alle nozze del figlio con una straniera.

I due ritornano poi a vivere a Parigi dove nel 1918 si sposarono con rito ortodosso e nel 1921 nacque il figlio Paulo. Da quel momento Picasso cambiò completamente l’atteggiamento verso di lei, come se Olga, nella sua nuova veste di madre, non lo attirasse più. Nel 1927 iniziò una relazione con una ragazzina di 17 anni, Marie-Thérèse Walter e la moglie, quando 8 anni dopo scoprì la doppia vita del marito, fuggì nel sud della Francia con il figlio e chiese il divorzio. Ma poiché Picasso non accettava di riconoscerle la metà dei suoi beni, come prevedeva la legge francese, i due rimasero sposati fino alla morte di lei per cancro, nel 1955.

Marie-Thérèse, che era molto bella, e Picasso si erano conosciuti ai magazzini Lafayette di Parigi. Picasso aveva 45 anni, era sposato e padre di un bambino di 6 anni e Marie-Thérèse, che non aveva mai avuto un padre, viveva con la madre e due sorelle. Lui le propose di posare per lui e la portò al suo studio e probabilmente la loro relazione iniziò quel giorno stesso. La famiglia di lei scoprì tutto e, dopo un iniziale finimondo, si adattò alle situazione cosicchè Picasso intraprese una seconda vita parallela frequentando la famiglia di Marie-Thérèse come se fossero fidanzati e arrivando ad attrezzare anche un laboratorio di pittura nel giardino di casa loro.

Nel 1928 Picasso affittò una casa in Bretagna per trascorrere le vacanze estive con moglie e figlio ma sistemò anche l’amante in un hotel vicino e quando, nel 1930, comprò il castello di Boisgeloup promise ad entrambe che sarebbe divenuto il loro nido d’amore. Così quando Olga tornava in città per la scuola del figlio dopo il fine settimana, arrivava sul posto Marie-Thérèse.

Nel 1933 Marie-Thérèse rischiò di annegare e Picasso, colpito dall’episodio, la disegnò come una ninfa d’acqua. Un anno dopo Olga scoprì la tresca e a quel punto la giovane amante, ormai incinta, si trasferì nello stesso palazzo della famiglia legittima di Picasso dove, nel 1935, nacque la figlia Maya. Anche questa volta il pittore dopo la maternità, cominciò a trovare poco interessante la sua amante che ormai aveva 25 anni e non era neanche intellettualmente brillante.

Due mesi dopo la nascita di Maya, Picasso e l’artista Dora Maar erano già amanti e Marie-Thérèse si ritirò nell’Île-de-France, dove il pittore le fece visita di tanto in tanto, continuando a farle promesse che mai mantenne. Nel 1955, alla morte di Olga, le propone anche di sposarla per la bambina, ma lei rifiutò perchè ormai disillusa nei suoi confronti. Dopo quella proposta Marie-Thérèse non lo vide mai più e nel 1977 si suicidò.

Dora Maar, nata nel 1907 e figlia di un architetto croato e di una francese, si chiamava in realtà Henriette Theodora Markovitch. Cresciuta in Argentina, parlava correttamente inglese, francese e spagnolo. Nel 1926 la sua famiglia si trasferì a Parigi e lei frequentò l’Academie Julian, il corrispettivo femminile dell’Accademia delle Belle Arti. Nell’ambiente artistico in cui si immerse si diede un nome d’arte e si dedicò soprattutto alla pittura e alla fotografia.

Nel 1935, furono presentati dall’amico comune Paul Eluard, il poeta fondatore del Surrealismo, e sembra che Picasso, al tempo 54enne e neo padre della seconda figlia Maya, non rimase colpito da lei, tanto che quando la rivide tempo dopo in un ristorante non se ne ricordava. Dora Maar indossava dei guanti neri e stava giocando con un coltello e solo quando si tagliò accidentalmente e macchiò di sangue la tovaglia, Picasso la notò e Eluard, seduto a fianco a lui, li presentò di nuovo.

Dora era molto coinvolta nella politica e stimolava la creatività di Picasso che durante l’inizio della loro relazione dipinse il suo capolavoro, Guernica. Lui la ritrasse più volte e la loro relazione andò avanti fra alti e bassi anche se erano entrambi dotati di carattere forte e idee a volte opposte sul conflitto bellico che stavano vivendo. Poi quando nel 1942 Picasso incontrò la pittrice François Gilot, toccò anche a Dora Maar subire il tradimento e nel 1946 ella preferì troncare la relazione. Questa scelta le costò un ricovero in clinica psichiatrica e lunghe terapie a base di elettroshock tanto che uscì dalla clinica solo due anni dopo. Fra lei e Picasso si instaurò una relazione a distanza fatta di recriminazioni che durò fino al 1973, quando Dora, che aveva venduto quasi tutti i dipinti di Picasso in suo possesso per mantenersi, morì sola a Parigi.

Françoise Gilot, nata nel 1921 da un agronomo e un’acquarellista, si faceva dare lezioni di acquarello dalla mamma e poi continuò a studiare con un’insegnante professionista. Il padre la mandò però a studiare Filosofia alla Sorbona e le fece prendere una laurea in Lingua e letteratura inglese a Cambridge. Lei dipinse opere che andarono distrutte durante i bombardamenti e, dopo una protesta studentesca a Parigi, fu inserita dai nazisti in una lista nera di soggetti che non potevano lasciare la città. Il padre dovette pagare per farla cancellare dalla lista, ma lei fu costretta a lasciare gli studi e mettersi a fare la segretaria.

Incontrò Picasso nel 1943, quando si ritrovano vicini di tavolo in un ristorante. Il pittore aveva 62 anni, era impegnato in una relazione con Dora Maar, ma attaccò bottone con lei e con la sua amica Genevieve offrendo loro una scodella di ciliegie. Le due ragazze, per ringraziare, lo invitarono a uno spettacolo che avevano appena messo in scena. L’amicizia col famoso pittore incoraggiò la ragazza a rispolverare le aspirazioni artistiche e ad allontanarsi dal padre che non era d’accordo. Nel 1946, fra la giovane e il maturo artista era ormai in corso una relazione stabile. Vivevano insieme e lei diede alla luce Claude nel 1947 e Paloma nel 1949 e, forse perché ormai non era più giovane, Picasso rimase con lei e si dedicò ai loro due bambini.

Françoise Gilot rimase con lui per ben dieci anni ma poi lo lasciò nel 1953 non sopportando più il suo caratteraccio. Si dice che una delle sue opere minori, la statuina di una capra incinta, Picasso l’avesse fatta al volo mentre era in visita a casa sua la cognata, sorella di Françoise e gravida all’ottavo mese che, quando vide come era stata ritratta, scoppiò in lacrime e se ne andò via. Françoise poi si sposò nel 1955 con l’artista Luc Simon, con cui avrà un’altra figlia, Aurelia, per poi divorziare nel 1961. Si risposò di nuovo nel 1970 con Jonas Salk, lo scopritore del vaccino antipolio. Un matrimonio perfetto fino alla scomparsa di lui, nel 1995.

Picasso fece continui tentativi di riconquistarla, a volte convincendo a sua insaputa i galleristi a farla esporre, anche se aveva già trovato un’altra compagna, Jacqueline Roque. Lei aveva 26 anni, era orfana e divorziata e faceva la ceramista. Lui aveva 72 anni ed era famosissimo. La conquistò disegnando sul muro della sua casa una colomba con i gessetti, facendone impennare subito così il valore immobiliare, e mandandole una rosa al giorno. Sei mesi dopo, lei accettò di uscire e si sposarono nel 1961. Negli 11 anni del loro matrimonio, fino alla sua morte nel 1973, lui le dedicò 400 ritratti dopo di che la lasciò a combattere in tribunale per l’eredità contro Françoise Gilot, l’unica donna che era riuscita a spezzargli il cuore.

Itokawa, un asteroide “rubble pile”

Gli asteroidi più resistenti alle collisioni non sono quelli monolitici, cioè formati da un unico blocco di roccia, bensì quelli composti da insiemi di detriti che quindi, essendo pieni di cavità al loro interno, sono in grado di attutire i colpi senza mai distruggersi e tale scoperta è stata molto utile per riuscire a perfezionare i piani di difesa planetaria.

Itokawa è un piccolo asteroide del diametro medio di circa 0,33 km, lungo 500 metri, con un’età stimata di circa 4,2 miliardi di anni, che descrive un’orbita attorno al Sole piuttosto eccentrica, arrivando a intersecare quella di Marte. La comunità scientifica internazionale ha concentrato le sue attenzioni su questo asteroide poiché è stato oggetto di studi dettagliati da parte della sonda spaziale Giapponese Hayabusa 1, che lo ha raggiunto nel 2005 dopo un viaggio lungo 290 milioni di km e durato 2 anni e 4 mesi.

Sono state analizzate tre particelle di polvere raccolte dalla sonda sulla superficie di questo asteroide, che è un vero e proprio highlander del Sistema solare e appartiene alla famiglia degli asteroidi rubble pile in quanto è costituito quasi per metà da massi e rocce sfuse e per l’altra metà invece da spazio vuoto.

I granelli di polvere di Itokawa sono stati esaminati con due tecniche complementari: la prima misura se una roccia è stata colpita da un impatto meteoritico, mentre la seconda permette di datare gli impatti di asteroidi.Un tempo di sopravvivenza così sorprendentemente lungo per un asteroide delle dimensioni di Itokawa è attribuito proprio alla natura ammortizzante del cumulo di detriti: in pratica questo asteroide è come un gigantesco cuscino spaziale.

L’estrema longevità di questi asteroidi rubble pile lascia pensare che siano abbondanti nel Sistema solare e di conseguenza aumenta anche il rischio che uno di essi possa minacciare la Terra. Ma se un asteroide venisse rilevato troppo tardi per agire su di esso con una spinta cinetica, sarebbe possibile potenzialmente ricorrere a un approccio più aggressivo come usare l’onda d’urto di un’esplosione nucleare a breve distanza per spingerlo fuori rotta senza distruggerlo.

l’India nell’anno 2023 supererà la Cina e diventerà la nazione più popolosa al mondo.

Dal 1950 India e Cina hanno rappresentato circa il 35% della crescita demografica mondiale e rappresentano una fetta molto significativa dei circa 8 miliardi di persone che popolano il mondo. Gli abitanti dell’India sono 1,41 miliardi e circa 1 su 4 ha meno di 15 anni e quasi la metà ha meno di 25 anni mentre la Cina ha una popolazione di circa 1,45 miliardi di persone, ma i giovani sotto i 25 rappresentano solo un quarto della popolazione.

Secondo un rapporto della divisione demografica delle Nazioni Unite, l’India dovrebbe superare la Cina e diventare la nazione più popolosa del mondo entro i prossimi mesi poichè la politica cinese del figlio unico, introdotta nel 1980, ha ridotto drasticamente il tasso di natalità del Paese.

Negli ultimi anni, alle famiglie cinesi è stato concesso di avere fino a tre figli, ma il tasso medio di natalità si attesta ancora a 1,2 e quindi fra pochi anni la popolazione cinese inizierà a diminuire e ciò comporterà che la popolazione più anziana e non attiva dovrà fare affidamento su singoli figli unici, molti dei quali probabilmente avranno difficoltà economiche.

Di conseguenza, molti anziani cinesi dovranno fare affidamento su un sistema pensionistico pubblico che però sembra destinato a esaurirsi entro il 2035, nonostante i recenti sforzi del governo per aumentare le entrate. La crescita demografica in Cina è in calo e l’offerta di manodopera a basso costo potrebbe seguirne l’esempio poichè, nonostante la forte disoccupazione, in alcune zone del Paese la carenza di manodopera qualificata sta diventando sempre più evidente.

Alcune ricerche sostengono inoltre che l’economia indiana sia ancora una frazione di quello che potrebbe essere in futuro e che gran parte del potenziale è dovuto proprio al fatto che l’India è un Paese con una popolazione giovan, anche se pure il suo tasso di crescita è in calo, e le sue infrastrutture industriali non sono così solide come quelle cinesi. Inoltre, gran parte della crescita demografica dell’India si concentra nelle regioni più povere, soprattutto nel nord. Entro il 2050, i dati mostrano che l’India dovrebbe fornire più di un sesto della popolazione mondiale in età lavorativa (15-64 anni).

Il diario di bordo di Lord Byron

George Gordon Noel ByronVI barone di Byron, meglio noto come Lord Byron (Londra,1788 – Missolungi,1824) è stato un nobile, poeta e politico considerato un uomo di spicco nella cultura del Regno Unito durante il secondo Romanticismo del quale è stato uno degli esponenti più rappresentativi.

Discendente di un’antica famiglia normanna impetuosa e stravagante, ebbe un’infanzia tutt’altro che ricca e felice. Il padre, il capitano John Byron, morì a Valenciennes nel 1791 forse suicida, anche se non vi sono prove, dopo aver dilapidato quasi completamente sia il patrimonio della prima moglie, da cui aveva avuto la figlia Augusta, sia quello della seconda. La madre, Catherine Gordon, discendente dalla famiglia reale di Scozia, psichicamente debole e oppressiva, inasprì il carattere del futuro poeta passando da atteggiamenti di morbosa tenerezza ad atteggiamenti di inspiegabile violenza. 

Lord Byron incarnava nella vita un personaggio molto vicino agli eroi romantici dei suoi libri quindi il bel tenebroso, irresistibile e fatale, originale ed attratto solo dal rischio. Pertanto appariva pallido, con i riccioli scompigliati dal vento della passione, ottenuti però dormendo con i bigodini di carta infilati tra i capelli, lo sguardo cupo perso in un orizzonte invisibile. Purtroppo aveva ereditato dalla madre anche la tendenza a ingrassare e quindi, pur essendo alto circa 1.74, il suo peso passava rapidamente dai 60 ai 90 chilogrammi e così, ossessionato dalla linea, si lanciava in diete anche pericolose e a volte mangiava limoni bevendo aceto.

Insofferente di ogni convenzione, Byron aveva presto imparato il potere della scandalo, acquisendo così fama e suscitando una smisurata curiosità sui suoi vizi. Egli divenne poi intimo della sorellastra Augusta, figlia del suo stesso padre e della sua prima moglie e già sposata con George Leigh che era suo cugino materno di primo grado. Con lei ebbe un’intensa relazione sentimentale e fisica tanto che da questo rapporto nacque nel 1814 la figlia Medora che fu battezzata però con il cognome del marito della donna.

Quando fu messo al bando dall’aristocrazia inglese per gli scandali, legati anche all’incesto ed al gioco d’azzardo, era partito per il Grand Tour ed aveva attraversato l’Europa portandosi dietro, oltre ai suoi cavalli, una quantità enorme di bagagli e una specie di zoo personale: un corvo e un falco, dei grossi gatti miagolanti, una volpe e due scimmie. Eppure era difficile dissipare la sua malinconia e la sua noia.

Byron, ormai celebre, sfogava ovunque una sensualità inesauribile e indiscriminata in cui non mancavano avventure omosessuali. Ma le donne erano la sua ossessione e per soddisfare comodamente i suoi desideri, si era fatto costruire una copia della carrozza con i sedili reclinabili, usata da Napoleone nelle sue campagne militari. Per ribadire la sua virilità ed anche per bilanciare il fatto che era afflitto da una contrazione del tendine di Achille e un piede deforme lo aveva reso zoppo sin dalla nascita, era un ottimo pugile e un ottimo nuotatore tanto da aver attraversato a nuoto lo stretto dei Dardanelli e il lago di Ginevra.

Il poeta aveva però rapporti difficili con le donne emancipate tra le quali Mary Shelley, moglie del suo amico Percy Bysshe, che aveva un culto per la sua opera e aveva risolto il problema della sua illeggibile grafìa che rendeva i suoi scritti molto difficili da decifrare. Dopo la morte del marito, Mary cominciò a lavorare sul “Don Juan” di Byron e tale collaborazione l’aiutò finanziariamente ma Byron non capì mai il suo desiderio di libertà e pensava solo a farla rientrare in Inghilterra.

Gli anni passavano e lo scrittore invecchiava rapidamente: i riccioli che avevano fatto sospirare tante donne si stavano ingrigendo e profonde zampe di gallina erano comparse sul suo viso. Inoltre il suo legame con la giovane contessa Guiccioli si stava stabilizzando, col rischio di annoiarlo, e quindi egli si distraeva finanziando e rifornendo di armi i carbonari italiani che complottavano contro l’Austria. Armi che gli furono però riportate indietro quando una legge aveva sancito pesanti pene per chi ne fosse trovato in possesso.

Ebbe quindi l’idea di andare a combattere per l’indipendenza della Grecia dall’impero ottomano, anche se amava molto i Turchi e riteneva invece i Greci “fottutissimi bugiardi”, avidi, ingrati, inaffidabili e litigiosi. Il suo diario si fermò tre mesi prima della sua morte dopo che Byron aveva inutilmente cercato di sfuggire ai salassi dei medici ritenuti “una maledetta banda di macellai”.