Joya no kane (除 夜 の 鐘). La campana di fine anno giapponese rito di purificazione spirituale

Joya no kane (   ) significa campana di fine anno ed è un rito della tradizione giapponese che viene effettuato ad ogni fine anno. Profondamente radicato nella filosofia buddista, questo rito prevede che una campana venga suonata 108 volte in totale per rappresentare le 108 “contaminazioni” o “desideri terreni”.

Molti dei templi hanno campane proprie e l’orario di inizio è diverso. Di solito si inizia a sentire le campane dalle 20:00 alle 22:00 del 31 dicembre e 107 volte suonano durante l’anno vecchio mentre l’ultima 108a campana suona invece al momento dell’inizio del nuovo anno . Quindi la campana viene suonata 107 volte la vigilia di Capodanno e un’ultima 108a volta quando l’orologio segna le ventiquattro. Le persone devono ascoltare il suono fino a quando l’ultima vibrazione non si fermerà e in alcuni tempi possono anche contribuire a farla suonare.

Simile alle idee occidentali dei buoni propositi per il nuovo anno (#newyearnewme), simboleggia la necessità di lasciare andare via gli errori e i difetti del passato che annebbiano la mente e spesso si manifestano in modo negativo Per “rinnovarsi” e cominciare l’anno positivamente è pertanto indispensabile liberarsi di tutto il male e concentrarsi sull’inizio del nuovo anno senza ansia o bagaglio emotivo.

Nelle zone intorno ai templi di solito si trovano diversi banchetti che servono i classici “soba di fine anno” (年越し蕎麦 toshikoshi soba), oden e altre pietanze calde. Inoltre si può assaggiare l’amazake, un particolare tipo di sake dolce, non alcolico, non filtrato e generalmente non pastorizzato, servito caldo.

Cosa volevi con questo?

Marina Ivanovna Cvetaeva -Мари́на Ива́новна Цвета́ева (Mosca, 1892 – Elabuga, 1941) è stata una poetessa e scrittice russa.

Io vorrei mettermi in ginocchio e dire: “Io non so se sono peccatrice o non peccatrice, ma so che sono infelice. Tu mi hai fatto così. Cosa volevi con questo?”
Marina Ivanovna Cvetaeva 

E da allora sono perchè tu sei


E da allora sono perché tu sei,
e da allora sei, sono e siamo,
e per amore sarò, sarai, saremo.

(Pablo Neruda)

Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto (Parral, 1904 -Santiago del Cile, 1973) è stato un poeta, diplomatico e politico cileno considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-anmericana del Novecento.

I computer quantistici processeranno informazioni che con gli attuali sistemi richiederebbero migliaia di anni

Negli anni ’80 i ricercatori cominciarono ad intravedere la possibilità di creare un super elaboratore in grado di sfruttare le leggi della meccanica e della fisica quantistica per aprire le porte all’Intelligenza Artificiale. Oggi sono già stati creati computer quantistici avanzati che utilizzano pochi qubit (bit quantistici), ma l’obiettivo è realizzare computer basati su migliaia di qubit poichè solo così vi sarà un vero e proprio salto nella qualità dei calcoli.

Questi sistemi contenenti infiniti qubit saranno quindi capaci di effettuare centinaia di migliaia di calcoli al secondo, ma ci vorranno almeno dieci anni per raggiungere una maturità tecnologica tale da poter realizzare una macchina di questo genere.

A tal fine stanno lavorando Google, IBM, Intel e Microsoft, ma anche alcuni centri specializzati come quello di Harvard e il MIT (Massachusetts Institute of Technology). Inoltre da poco tempo anche l’Unione Europea ha deciso di investire nella ricerca su questa tematica destinando un miliardo di euro per i prossimi dieci anni.

Tutti i computer attualmente usati si basano sulla logica binaria. Ogni unità (il bit) prevede due possibilità di scelta (0 e 1) e tutte le informazioni offerte vengono elaborate con una stringa di valori composta da tanti 0 e 1. Il computer quantistico punta invece a sfruttare le diverse proprietà della fisica e della meccanica quantistica consentendo al sistema di ragionare in maniera diversa cioè non lineare.

Il bit viene sostituito con il qubit che è in in grado di analizzare qualsiasi query o problema in maniera simultanea invece che binaria. La rapidità del computer quantistico non dipende quindi da una mera questione di potenza, ma è legata solo ad un modo nuovo di elaborare le informazioni.

Questi computer quantistici saranno in grado di processare informazioni che con gli attuali sistemi richiederebbero migliaia di anni. Non si tratta però di una tecnologia che darà vantaggi in ogni ambito e pertanto i computer tradizionali non verranno abbandonati. Il salto di qualità sarà notevole nei settori della chimica, della fisica, della farmaceutica e della crittografia.

A partire dagli anni ’60, si è assistito a un miglioramento progressivo della potenza di calcolo dei Pc correlata alla costante miniaturizzazione dei circuiti elettronici secondo la Legge di Moore. Per questa regola, la complessità dei microcircuiti, misurata attraverso il numero di transistor presenti in un chip (il processore), e la conseguente velocità di calcolo raddoppiano ogni 18 mesi.Tuttavia, questa legge oggi non risulta quasi più applicabile perchè sono stati raggiunti i limiti imposti dalla meccanica e quindi è molto più difficile proseguire sulla strada della miniaturizzazione.

Un computer quantistico sarebbe invece capace di elaborare nello stesso momento, in virtù delle sue capacità di calcolo parallelo, diverse soluzioni per un singolo problema anziché effettuare, come fanno i pc tradizionali, calcoli sequenziali.

Per adesso, queste macchine sono ancora in fase embrionale, soprattutto dal punto di vista dell’hardware, per la mancanza di standard e per la scarsità di specialisti in grado di lavorarvi. Inoltre la manipolazione controllata degli atomi e delle particelle, che riguarda principalmente la loro comunicazione e connessione, è stata realizzata con successo soltanto in presenza di pochi qubit ma mai per elaborazioni più complesse poichè gli atomi e le particelle sono particolarmente fragili e volatili in quanto soggette a cambiamenti di stato repentini.

Inoltre, risulta fondamentale anche uno sviluppo parallelo degli algoritmi dedicati e la creazione di infrastrutture hardware adeguate, tenuto conto che ora per il raffreddamento di questi particolari sistemi viene impiegato l’elio e le macchine devono essere conservate in ambienti senza vibrazioni.

Il funzionamento di questi sistemi avanzati si basa essenzialmente su due delle leggi che regolano la meccanica quantistica:

  • il principio di sovrapposizione“, da cui ha origine la capacità delle particelle di trovarsi in più stati diversi contemporaneamente (dando la possibilità anche al qubit di poter essere sia 1 che 0 simultaneamente);
  • “la correlazione quantistica” (entanglement), che indica il vincolo esistente tra due particelle e, in questo caso, due qubit; secondo tale principio, è possibile individuare lo stato di una particella (e di un qubit) osservando quella a cui è vincolata.

Seguendo tali principi, il computer quantistico è in grado di sfruttare i qubit per processare calcoli infinitamente complessi, a una velocità che attualmente risulta inimmaginabile in quanto, rispetto alle macchine odierne, sarebbero capaci di impiegare secondi anziché anni con risultati anche più affidabili.

Nel 2017, IBM ha aggiornato i suoi elaboratori quantistici via cloud, dotandoli di processori a 16 e a 20 qubit. Questo primato fu subito strappato da Google, con il suo Quantum AI Lab, dotato di un processore a 72 qubit. Nel 2018 l’Istituto di Fisica e di Tecnologia di Mosca ha presentato un articolo relativo agli sviluppi di una connessione Internet quantistica ad alta velocità, un’innovazione che aprirebbe scenari inimmaginabili.

I computer del prossimo futuro puntano a risolvere problemi estremamente complessi e una delle migliori applicazioni future sembra essere quella relativa al settore chimico-biologico poichè le simulazioni possono essere utili per comprendere meglio le interazioni tra le molecole da impiegare nello sviluppo dei farmaci. In futuro saranno pertanto prodotti medicinali e concimi più efficienti ed aderenti alle esigenze.

Grandi sviluppi si attendono nel campo della crittografia, ovvero la tecnologia che consente di cifrare i messaggi rendendoli incomprensibili a tutti coloro che non sono in possesso delle chiavi di accesso. Al momento, soltanto i governi e le più importanti aziende di ricerca hanno accesso ad applicazioni di questo tipo.

Il problema principale che i computer quantistici sono chiamati ad affrontare riguarda però l’ elevata percentuale di errore. Questi dispositivi funzionano a temperature bassissime e vanno schermati dall’ambiente circostante in quanto i bit quantistici usati attualmente risultano ancora molto instabili e ogni genere di rumore o cambio di temperatura può generare errori. Proprio per questo motivo, i qubit presenti nei processori quantistici non sono in realtà singoli qubit, ma spesso combinazioni di bit in grado di ridurre gli eventuali errori.

Secondo il fisico Christopher Monroe, la scienza si sta attualmente concentrando su due modelli distinti di computer quantistici ovvero i circuiti superconduttori, la strada percorsa da IBM e Google, e gli ioni intrappolati sui quali sta lavorando il centro di ricerca di Harvard. A fare la differenza è il collegamento tra i qubit: tutti gli ioni intrappolati sono collegati fra loro mediante forze elettromagnetiche mentre nei circuiti superconduttori soltanto alcuni qubit sono connessi, condizione che può rallentare il passaggio delle informazioni.

Buon Natale a tutti e non dimentichiamoci che…….

“Un mio amico ha fatto una festa a sorpresa per il compleanno di sua figlia. Compiva un anno. Ci siamo tutti nascosti attorno alla culla e poi siamo saltati su, urlando: “Sorpresa!”. Adesso è in terapia. “
Rita Rudner

Dopo aver iniziato la sua carriera da cabarettista alla fine degli anni ’70, la comica americana ha fatto il suo debutto televisivo in rete in Late Night con David Letterman nel 1982. 

Il Pan di Toni detto Panettone.Buon Natale!!!

Il panettone, in lombardo panaton o panatton, è un tipico dolce milanese che si mangia soprattutto durante le festività natalizie e che si è diffuso in tutta Italia. Ha una base cilindrica che termina in una forma a cupola con una crosta superiore screpolata e tagliata in modo caratteristico (scarpatura). E’ ottenuto da un impasto lievitato a base di acqua, farina, burro, tuorlo di uova a cui sono aggiunti frutta candita, scorzette di arancio e cedro, in parti uguali, e uvetta. Il risultato è comunemente denominato panetton candìo.

Oggi il panettone è un dolce tipico italiano tutelato dal 2005 da un disciplinare, che ne specifica gli ingredienti e le percentuali minime per poter essere definito tale e viene anche esportato come dolce simbolo del Natale in moltissimi paesi esteri.

Le origini del panettone sfumano nella leggenda e sono due le storie che godono di maggior credito. La prima ha come protagonista Messer Ughetto degli Atellani, falconiere, che abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio, si fece assumere dal padre di lei come garzone e, per incrementare le vendite, provò a inventare un dolce e con la migliore farina del mulino impastò uova, burro, miele e uva sultanina e poi infornò. Il dolce piacque moltissimo e qualche tempo dopo i due giovani innamorati si sposarono e vissero felici e contenti.

La seconda storia racconta che il cuoco al servizio di Ludovico il Moro, incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale a cui erano stati invitati molti nobili, aveva dimenticato nel forno il dolce che si era così quasi carbonizzato. Allora Toni, un piccolo sguattero, gli offrì di portare in tavola il suo dolce che aveva preparato in mattinata impastando un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta .

Il cuoco accettò e tremante si mise dietro una tenda a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono entusiasti e al duca, che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco disse: «L’è ‘l pan del Toni». Da allora è il “pane di Toni”, ossia il “panettone”.

La regina Maria Antonietta all’amato conte von Fersen: “Tutto a te mi guida”

Il conte Fersen in un quadro di Carl Frederik von Breda (1800 circa)

“Vi amo alla follia. Non c’è momento in cui io non vi adori”. È un messaggio scritto dalla regina Maria Antonietta di Francia (1755- 1793), solo recentemente venuto alla luce, al conte svedese Hans Axel von Fersen (1755-1810), che le rispondeva: “Vivo ed esisto solo per amarvi. Adorarvi è la mia sola consolazione”.

Maria Antonietta fece distruggere la corrispondenza con il nobile, mentre lui non solo la conservò, cancellando però le frasi più piccanti, ma fece anche copia di ogni lettera da lui inviata all’amata. I suoi discendenti hanno deciso di donare queste preziose testimonianze agli archivi nazionali francesi che li hanno messi a disposizione di scienziati in grado di decifrare, attraverso la tecnica della fluorescenza di raggi X, le frasi censurate riuscendo ad ottenere la prova storica, dell’esistenza del loro appassionato amore clandestino, prima mai accertato.

Nell’inverno del 1774, la futura regina di Francia e Fersen, entrambi appena diciottenni, si incontrarono per la prima volta in occasione di un gran ballo in maschera all’Opéra di Parigi. Lei indossava il “domino”, un lungo mantello con cappuccio, una sottile mascherina a coprire gli occhi e la voglia di innamorarsi. Il conte, arrivato in città nell’ambito del Gran Tour, cioè il viaggio d’istruzione che facevano tutti i giovani nobili, era alto un metro e novanta, i lineamenti regolari, gli occhi azzurri orlati da ciglia nere e per le dame di corte divenne presto le beau Fersen,

Il matrimonio celebrato a Versailles il 16 maggio 1770 tra Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo Lorena, figlia di Francesco I imperatore del Sacro romano impero, e il delfino di Francia Luigi Augusto aveva lo scopo di cementare la ancora fresca alleanza del 1756 tra le storiche nemiche Francia e Austria in funzione antiprussiana, ma era molto infelice. La prima notte di nozze fu un disastro e l’unione rimase “bianca” per i primi sette anni e fu in questa condizione che Fersen divenne il favorito di Maria Antonietta.

Nel 1774 Luigi XV, suocero di Maria Antonietta, morì di vaiolo e la delfina divenne la nuova regina di Francia, con la responsabilità e la condotta che questo implicava. Fersen allora per non causarle problemi decise di partire e passarono anni prima che i due si rivedessero. Nel frattempo egli faceva i primi passi in politica sotto l’ala del suo sovrano svedese, Gustavo III, mentre la regina francese era finalmente incinta.

Negli stessi anni gli americani si battevano per la loro indipendenza dall’Inghilterra e Parigi, nemica di Londra, inviò oltreoceano ad appoggiare i ribelli un contingente al quale, nel 1779, Fersen si aggregò. Al ritorno, re Gustavo lo portò con sé in un lungo giro diplomatico in Europa, fatto di serate danzanti, cene e incontri galanti.

Nell’estate del 1784, re Gustavo e Fersen fecero tappa a Versaille e poi lui fece di tutto per rimanere in Francia anche perchè sapeva che il legame con la regina poteva giovargli. Infatti Maria Antonietta convinse il marito a prestargli il denaro necessario per comprare il comando nel Régiment Royal Suédois, formato quasi esclusivamente da svedesi, che gli avrebbe fruttato una generosa rendita annuale.

La presa della Bastiglia (14 luglio 1789) segnò la fine di un’epoca e molti opuscoli che circolavano, di simpatie giacobine, avevano come bersaglio la regina. Ella non era mai stata popolare e, per i tempi superstiziosi in cui viveva essere nata il 2 novembre, giorno dei morti, non le giovava.

Veniva dipinta come una donna frivola e spendacciona che, incurante delle miserie del popolo, intrecciava amori saffici con le dame di corte; era cioè un’austriaca che si era impadronita del trono di Francia per condurre la nazione alla rovina.

In effetti Maria Antonietta sperperava cifre favolose a carte e per il guardaroba e le sue feste a volte duravano giorni. L’odio verso di lei si materializzò il 5 ottobre 1789, quando migliaia di donne marciarono da Parigi a Versailles chiedendo pane per i loro figli urlando slogan contro la regina, identificata con i mali del Paese.

Fersen con una galoppata precedette il corteo e fece appena in tempo a metterla al sicuro ma l’indomani il re e la regina furono costretti a trasferirsi a Parigi, alle Tuileries, un palazzo ormai in rovina sulla riva destra della Senna. Per oltre un anno e mezzo il re ingaggiò un braccio di ferro con i suoi avversari, incerto se fare concessioni o chiamare in suo soccorso gli altri monarchi d’Europa. Fersen rimase fedele a Maria Antonietta e non era scontato perchè era un aristocratico e poteva in ogni momento essere eliminato come nemico della rivoluzione.

Nel 1791 il re Luigi tentò la fuga per raggiungere una località dove un comandante militare lo avrebbe atteso con la sua guarnigione. La comitiva doveva apparire come il seguito di una ricca baronessa e Maria Antonietta finse di essere la governante ma il travestimento non funzionò. A Varennes furono riconosciuti e costretti a tornare tra due ali di folla inferocita. Fersen riuscì per miracolo a evitare la cattura e da quel momento cominciò a girare tra le corti europee, facendosi portavoce, senza successo, dei lealisti che speravano di coinvolgere l’Austria, l’Inghilterra o la Prussia nel soffocare l’esperimento rivoluzionario francese.

Il 28 giugno Maria Antonietta scrisse all’amato: ” Non posso più scrivere, ma nulla al mondo potrebbe impedirmi di adorarti fino alla morte”. Il 16 ottobre 1793 Maria Antonietta fu condotta al patibolo e ghigliottina.

“Sebbene fossi preparato per questo e lo aspettassi, fui devastato”, annotò egli nelle sue memorie. Prima del tragico epilogo erano riusciti a vedersi un’ultima volta. Lei gli restituì un anello che molto tempo prima lui le aveva donato e gli consegnò un biglietto su cui era scritta una breve frase, in italiano: “Tutto a te mi guida”.

Quanti mondi lontani e sconosciuti

Guglielmo poi si mise a guardare in alto. Quante stelle! Quanti mondi lontani e sconosciuti! Gli aveva detto una volta Don Mario che le stelle sono milioni di volte più grandi della Terra. Erano anch’esse abitate? C’erano anche lassù il lavoro, la sofferenza, la morte, il dolore?
(Carlo Cassola)

Il taglio del bosco è un racconto lungo di Carlo Cassola, scritto negli anni 1948 – 1949 e uscito nel dicembre 1950.

Ragazza alla finestra

Dipinto del 1925  di Salvador Dalì, olio su tela, “Ragazza alla Finestra” che appartiene invece ad un periodo giovanile pre-surrealismo. Si trova al Museo Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Madrid.

Il dipinto ritrae una giovane donna di spalle, sorella di Dalì, appoggiata ad una finestra, che assorta nei suoi pensieri, contempla il panorama che le si apre davanti. Dalla finestra si vede un mare leggermente increspato, una barca a vela, una striscia di terra e un cielo il cui colore potrebbe far pensare alle prime luci del mattino. Anche perché l’asciugamano posato sul davanzale, sembra essere stato appena utilizzato.  A predominare le tonalità del blu/azzurro. 

” Il fotografo dei sogni dipinti a mano” , è così che Dalì amava definirsi, e quest’opera incarna il significato della sua stessa affermazione. E’ un dipinto che infonde tranquillità, silenzio, riflessione, ma anche un po’ di mistero e malinconia.  

I colori di una esplosione stellare

Questa nuova foto del telescopio spaziale Hubble lascia davvero senza fiato perchè riprende la vera “esplosione” di colori di una stella ormai distrutta. Infatti quando si guarda l’immensità dello spazio profondo inconsapevolmente si compie un vero e proprio viaggio indietro nel tempo.

Pertanto la storia di questa immagine inizia ben 165.000 anni fa quando una sconosciuta stella di tipo O presente nella Grande Nube di Magellano divenne una supernova di tipo II. Se l’umanità avesse avuto telescopi moderni già nel 3000 a.C., avrebbe potuto registrare il flebile segnale della stella morente in una porzione del cielo australe chiamata costellazione del Dorado. Questo perchè la luce dell’esplosione, dopo essersi irradiata in tutte le direzioni, ha viaggiato per circa 160.000 anni prima di colpire anche la Terra.

Il resto di quell’evento ha assunto la particolare forma che ora ci ha trasmesso il telescopio Hubble e cioè una affascinante nuvola luminosa di gas in espansione che circonda una pulsar, una stella di neutroni super densa ed in rapida rotazione con un potente campo magnetico.

Le onde d’urto del nucleo stellare in fase di collasso, interagendo con la nebulosa, hanno fuso il gas che si è diffuso in particolari filamenti e hanno creato anche due regioni di gas, particolarmente calde e dense , che si sono allontanate dalla pulsar centrale in direzioni opposte, come “sparati” dal potente campo magnetico del nucleo.

La prima immagine rilevata di questa “esplosione stellare” risale addirittura al 1956 quando, l’astronomo, astronauta e ricercatore statunitense Karl Henize aveva registrato l’evento come parte di un’indagine sulle nebulose ad emissione nelle Nubi di Magellano.