Nel libro The Traitor of Arnhem, l’autore Robert Verkaik avanza l’ipotesi che Anthony Blunt, illustre storico dell’arte inglese, fosse anche una spia sovietica infiltrata nei servizi segreti britannici che passò informazioni preziose, verso la fine della guerra, anche ai nazisti nonostante l’alleanza esistente tra Londra e Mosca contro la Germania nazista.
Secondo l’autore, l’agente dei sovietici avrebbe sabotato l’operazione militare alleata Market Garden, diretta nel settembre 1944 contro la città di Arnhem in Olanda, che aveva l’obiettivo di affrettare il crollo della resistenza tedesca sul fronte occidentale e che invece fallì consentendo all’Armata Rossa di giungere a Berlino prima degli anglo-americani. Ad avvertire i nazisti fu un doppio agente olandese, Christiaan Lindemans, ma non fu il solo poichè Berlino ricevette un rapporto più dettagliato da una spia misteriosa denominata in codice «Josephine».
Un anno dopo proprio Blunt, in quanto ufficiale del MI5, fu incaricato di scoprire l’identità di «Josephine». e quindi si sarebbe trovato a investigare su sé stesso. Egli aveva consentito che fosse ritardata la fine del Terzo Reich, contribuendo, alle morti di decine di migliaia di militari alleati e di innumerevoli civili che perirono come risultato del prolungamento della guerra.
Blunt, morto nel 1983 a 75 anni, era stato reclutato dai servizi segreti di Stalin negli anni Trenta ed era uno dei famosi «cinque di Cambridge», allievi della prestigiosa università che scelsero di schierarsi con l’Urss e di fornirle informazioni volte a espandere l’influenza del comunismo nel mondo.
Era entrato nel MI5, servizio addetto alla sicurezza interna del Regno Unito, nel 1940 durante la Seconda guerra mondiale e la sua attività di spionaggio fu scoperta solo nel 1963. L’anno seguente Blunt confessò e ottenne l’immunità da procedimenti giudiziari ma solo nel 1979 la sua attività clandestina venne resa nota dal primo ministro Margaret Thatcher e fu privato di ogni onorificenza ricevuta per il lavoro di studioso.