La pasta di cui sono fatte le dittature

La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.
(Franklin Delano Roosevelt)

Franklin Delano Roosevelt è stato un politico statunitense, 32º presidente degli Stati Uniti d’America dal 1933 al 1945.

Il volto del giovanissimo faraone Tutankhamon

Nel 1922 un gruppo di archeologici, con a capo il britannico Howard Carter, fece un ritrovamento davvero eccezionale poiché nella Valle dei Re, in Egitto, scoprirono la tomba di Tutankhamon il cosiddetto “re ragazzo“, formata da quattro stanze piene di una serie infinita di tesori, ben 5000.

La tomba si dimostrò essere la più piccola della Valle dei Re, ma anche la più ricca di corredo funebre e la sua salvaguardia nel corso dei millenni, e si deve al fatto che si trovava a un livello inferiore rispetto alla tomba di Ramses VI che aveva regnato oltre 200 anni dopo di lui.

Gli operai che avevano realizzato la tomba successiva avevano infatti costruito le proprie capanne di ricovero sopra l’ingresso di quella di Tutankhamon, il che dimostra che, già all’epoca, si erano perse le tracce della tomba preesistente.

Il faraone Nebkheperura Tutankhamon (1341 a.C. circa – 1323 a.C circa), precedentemente chiamato Tutankhaton, è stato un faraone egizio appartenente alla XVIII dinastia, durante il periodo della storia egiziana noto come Nuovo Regno o come impero.

Il suo corpo venne sottoposto a radiografie appurando che non esistevano malformazioni o danni traumatici a carico del capo e del tronco mentre esisteva una frattura, non completamente rinsaldata, a carico della gamba sinistra.

Un esame dei piedi consentì inoltre di appurare che il piede destro presentava caratteristiche compatibili con una possibile deformità attribuibile a equinismo, nonché necrosi di alcuni tessuti che erano mancanti. Il piede sinistro, a sua volta, presentava il secondo e terzo dito in abduzione e il secondo dito era, inoltre, più corto poiché mancante della falange media .

La diagnosi che ne derivò fu di “necrosi ossea asettica e precoce al secondo e terzo metatarso del piede sinistro” (Malattia di Kohler) ancora in corso all’atto della morte. Tale condizione insieme al piede equino a destra, gli causava una non corretta distribuzione del peso corporeo, e conseguente difficoltà alla deambulazione, che poteva solo in parte essere corretta dall’uso di un bastone. Tale diagnosi si concilia, peraltro, con la presenza di circa 130 bastoni da passeggio rinvenuti all’interno della tomba tutti recanti evidenti tracce di usura.

Il corpo poi presentava lesioni al braccio sinistro, mancanza del bacino sinistro e una frattura esposta nella gamba, che fu riempita di resina durante l’imbalsamazione. Un evento traumatico quindi sembra abbia colpito nella parte sinistra il giovane faraone, causandone la morte.

Il fatto che siano rimaste intatte le ossa delle spalle e la testa fa pensare a una morte per lesione da schiacciamento, più che una caduta accidentale, quindi sembra plausibile anche un incidente o una morte in combattimento.

Altri studi sostenendo infatti che il giovane faraone fosse privo di difetti fisici, prodotti solo da errori compiuti nel corso dell’imbalsamazione, e che invece fosse un valente guerriero che utilizzava i bastoni solo come usanza del tempo.

Recentemente un gruppo di archeologi e ricercatori, di cui fanno parte anche alcuni italiani, è riuscito anche a ricostruire il volto di questo faraone partendo dal suo teschio.

Il team di ricercatori provenienti dal Brasile, Australia ed Italia hanno preso come riferimento sia le misure sia tutte le foto esistenti del cranio del re. La ricostruzione ha portato alla luce il volto di un adolescente, dolce e delicato. Una sorta di studente come lo hanno etichettato i protagonisti di questa ricostruzione.

E’ stato un lavoro lungo ed impegnativo quello svolto da questo team internazionale poichè non avevano a disposizione il teschio vero e proprio, ma fotografie e si sono basati su queste e sulle misurazioni effettuate precedentemente da altri ricercatori.

Ma questo lavoro meticoloso ha dato vita prima alle labbra, poi al naso, agli occhi e poi finalmente è emerso quello che era il volto di un faraone adolescente vissuto 3300 anni fa.

Tutta la materia è formata dalla combinazione di poche particelle: i fermioni e i bosoni

A partire dagli anni 60 del secolo scorso, i fisici avevano compreso che tutta la materia era formata dalla combinazione di poche particelle fondamentali.

Qiuindi fu compilata una tabella, una specie di tavola periodica delle particelle detta modello standard, in cui trovano posto due gruppi di particelle fondamentali, cioè che non si possono più dividere.

Il primo gruppo è formato da quark e leptoni, chiamati fermioni (in onore del fisico italiano Enrico Fermi) che rappresentano le lettere dell’alfabeto attraverso le quali si costruiscono nuclei atomici e atomi.

Il secondo gruppo di particelle è composto dai bosoni (in onore del fisico indiano Satyendranath Bosei) che hanno il compito di trasmettere nello spazio le informazioni sulle proprietà dei fermioni.

Quando un fermione si avvicina ad un altro e vuole interagire con esso comunica attraverso l’emissione di bosoni e, a seconda del modo in cui due fermioni vogliono comunicare, utilizzano un determinato bosone.

In tutto i bosoni sono quattro, corrispondenti a quattro modi di comunicare e di interagire tra di loro fra le particelle elementari, e i fisici le chiamano le quattro forze fondamentali della Natura.

In realtà tra i fermioni solamente i quark hanno piena libertà di scelta mentre i leptoni, a cui appartengono l’elettrone e gli sfuggenti neutrini, ne hanno a disposizione solamente tre.

Le quattro interazioni dei bosoni sono: forza elettromagnetica, forza gravitazionale, forza forte e forza debole e tutto l’Universo obbedisce a queste quattro forze fondamentali, dalle galassie alla Terra.

Quindi quando due particelle fondamentali “scelgono” il modo di interagire, emettono i bosoni relativi a quella determinata interazione i quali trasmettono nello spazio tutte le informazioni necessarie per capire come dovrà essere portata avanti l’interazione.

Il bosone di Higgs è la particella che conferisce una massa a tutte le altre particelle e quindi, in qualche modo, dà ad esse l’esistenza in quanto oggetti materiali e da qui il suo secondo nome: particella di Dio.

Il Sole non è fuoco e non si spegne perché è un’enorme sfera di plasma, uno stato gassoso fluido.

Sole

Non c’è ossigeno nel suo spazio e il Sole non si spegne a causa della fusione nucleare, cioè l’unione dei nuclei degli atomi, che avviene in determinate condizioni, ed è così che ha bruciato per così tanti milioni di anni senza una fonte esterna che lo alimentasse. È quindi la propria fonte di energia e funziona come una grande fornace termonucleare, proprio come le stelle.

Il Sole è un milione di volte più grande della Terra, ed è composto per l’80% da idrogeno (H), l’elemento più abbondante nell’universo, il più leggero della tavola periodica e anche quello che è presente in quasi tutta la materia che conosciamo, dalle pietre all’acqua.

Ma le cose più importanti del Sole sono la sua massa e la sua forza di gravità. La pressione esercitata dal Sole su se stesso è così grande che gli atomi di idrogeno – che hanno perso i loro elettroni – non hanno altra scelta che unirsi o fondersi e formare così Elio.

L’elio si allontana dal nucleo e si unisce agli elettroni liberi che gli atomi di idrogeno avevano perso. Questa energia arriva in superficie sotto forma di fotoni, che vengono trasmessi dalla radiazione elettromagnetica e sono la luce che ci raggiunge.

Questa reazione permette di liberare grandi quantità di energia sotto forma di luce e più calore e quindi la parte esterna del Sole si mantiene intorno ai 6000°C, cioè 600 volte la temperatura dell’acqua quando bolle.

Pertanto, la radiazione che proviene dal Sole in tutte le sue lunghezze d’onda raggiunge l’intero sistema solare. La nostra stella è il 99,7% del sistema solare e lungi dall’essere una palla di fuoco, è un’enorme sfera di plasma (uno stato gassoso fluido).

La reazione di fusione nucleare è resa possibile dalla sua gravità che attrae tutto, compreso il nostro pianeta ed i nostri vicini. È un processo colossale: il Sole fonde non meno di 620 milioni di tonnellate di idrogeno al secondo.

È noto che il Sole diventa più luminoso del 10% ogni 100 milioni di anni. Dalla Terra lo vediamo giallo per l’effetto che la nostra atmosfera esercita sugli assi di luce ma dallo spazio il Sole sembra bianco e da altre galassie si vede proprio come vediamo le stelle.

Nonostante questa piccola variazione della sua luminosità, il Sole rimane in costante equilibrio tra la sua forza di gravità, che comprime gli elementi verso il suo nucleo, e la forza dell’energia sprigionata dalla fusione nucleare che cerca di espanderlo.

Verrà però il giorno in cui questo processo di fusione consumerà completamente tutto l’idrogeno che lo integra. Man mano che l’idrogeno verrà consumato, la pressione al centro del Sole diminuirà.

Senza una massa sufficiente, la superficie del Sole inizierà a espellere sé stessa e inizierà ad espandersi e la sua superficie inizierà a raffreddarsi diventando una gigante rossa. La fine del Sole sarà un evento esplosivo, che devasterà il nostro sistema planetario.

Nella sua ultima fase diventerà una nebulosa planetaria ma secondo calcoli astronomici, questo evento si verificherà solo tra 4,5 miliardi di anni.

Non è possibile sconfiggere le idee con la forza

Allegra compagnia è un dipinto realizzato dal pittore olandese Willem Buytewech, raffigurante un allegro gruppo di persone della classe media in un interno.

“O siamo capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell’intelligenza.”
Che Guevara

Ernesto Guevara de la Serna, più noto come il CheChe Guevara o semplicemente Che (Rosario, 1928 – La Hiquera, 1967), è stato un rivoluzionario, guerrigliero, scrittore, politico e medico argentino.

I più grandi e completi laboratori di imbalsamazione egizi rinvenuti: uno per esseri umani e l’altro per animali

A Saqqara, la necropoli che si trova 30 chilometri a sud del Cairo, sono stati rinvenuti due grandi e completi laboratori di imbalsamazione egizi: uno per esseri umani e l’altro per animali.

Il ministero delle Antichità egiziano ha presentato la scoperta rivelando anche il ritrovamento di due tombe e di una collezione di manufatti risalenti all’Antico e al Nuovo Regno.

L’interesse principale è però per i laboratori di imbalsamazione che risalgono alla 30/a dinastia e al periodo tolemaico (tra 380 a.C. e 342 a.C.), mentre le due tombe ricadono nell’Antico e nel Nuovo Regno.

Il laboratorio dedicato ai corpi umani appare come un edificio rettangolare, suddiviso all’interno in diverse stanze dotate di letti di pietra dove il defunto veniva adagiato per la mummificazione.

Ogni letto è lungo due metri e largo 50 centimetri ed è ricoperto di gesso e termina con canali di scolo. All’interno di ogni stanza del laboratorio, sono stati trovati vasi di argilla, tra cui quelli utilizzati per la mummificazione, nonché una collezione di strumenti e vasi rituali.

Il laboratorio per l’imbalsamazione di animali sacri presenta cinque letti in pietra, sempre dalla forma rettangolare ed è fatto di fango con pavimento in pietra. È costituito da un gruppo di stanze all’interno delle quali è stata trovata una collezione di vasi di argilla e di sepolture per animali insieme a strumenti di bronzo utilizzati nel processo di mummificazione.

La somma astratta di impressioni che costituisce l’attività dell’anima

Due persone dicono reciprocamente “ti amo”, o lo pensano, e ciascuno vuol dire una cosa diversa, una vita diversa, perfino forse un colore diverso o un aroma diverso, nella somma astratta di impressioni che costituisce l’attività dell’anima.
(Fernando Pessoa)

Fernando António Nogueira Pessoa (Lisbona, 1888 – Lisbona, 1935) è stato un poeta, scrittore e aforista portoghese. È considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese.

La competizione mondiale per controllare la produzione del litio ora dominata dalla Cina

È In corso una competizione globale per controllare il litio, il metallo essenziale per molte tecnologie a cominciare dalle batterie usate nelle auto elettriche o nelle pale eoliche. In questa gara l’America stringe accordi con l’Australia che, a sua volta, cerca di svincolarsi dalla Cina che, di conseguenza, cerca di rafforzarsi in Africa e in America latina mentre l’Europa sembra un po’ ferma.

Che il litio sia «il petrolio del futuro» ed al momento la sua produzione sia dominata dalla Cina è un fatto assodato anche se la posizione dominante della Cina viene scambiata come un fatto «naturale», simile alla dotazione petrolifera che l’Arabia saudita possiede nel suo sottosuolo ma non è così.

Di litio nel sottosuolo cinese ce n’è poco, circa l’8% delle riserve mondiali, ma la Repubblica Popolare si è accaparrata i diritti di estrazione nei territori altrui o contratti di fornitura a lungo termine da parte di miniere situate geograficamente talvolta agli antipodi.

Inoltre la Cina stessa si è impegnata anche a lavorare e raffinare il minerale grezzo che inizialmente è inutilizzabile. Questa lavorazione del terriccio contenente litio è un mestiere redditizio ma molto inquinante ed è la ragione per cui gli occidentali hanno deciso che va fatta il più lontano possibile.

Ora però Australia e Stati Uniti stanno lavorando di concerto per riprendersi il controllo della «catena del litio» e in particolare nessun altro Paese al mondo ha un ruolo decisivo quanto l’Australia poiché attualmente dalle sue miniere si estrae il 53% del litio mondiale. Ma quasi tutto viene venduto alla Cina.

Il principale estrattore di litio è la società Pilbara Minerals che, dalle sue miniere nell’Australia occidentale, ricava un terriccio metallifero dal quale si ricava lo spodumene, un minerale che contiene alluminio e litio. Il contenuto di litio è il 6% del minerale grezzo.

Lo spodumene viene venduto attualmente a 5.700 dollari per tonnellata ma la raffinazione finale, quella da cui si ottiene il litio da usare nelle batterie, avviene in impianti cinesi dopo che lo spodumene, è stato trasportato via mare nella Repubblica Popolare.

Negli ultimi due anni le aziende cinesi del settore hanno investito 4,5 miliardi di dollari per comprare miniere di litio nel resto del mondo ed ora, visto che l’Australia si chiude, la Cina si sta concentrando in Africa e in America latina. Gli investimenti cinesi più importanti nelle miniere di litio sono avvenuti in Africa in Mali, Nigeria, Zimbabwe e in America latina in Messico e Cile.

In Mali e in Nigeria gli investitori cinesi devono però affrontare problemi di sicurezza per le minacce al terrorismo jihadista. In Messico e in Cile le incognite sono invece politiche perché su tutta l’America latina soffia un vento di nazionalismo populista, con molti governi di sinistra che parlano di nazionalizzare il litio perché vogliono il controllo delle proprie risorse minerarie.

Cile, Bolivia e Argentina discutono peraltro della creazione di una «Opec del litio», un cartello oligopolistico sul modello di quello petrolifero. La Cina dovrà imparare a navigare tra queste tendenze politiche locali, così come gli occidentali dovettero adeguarsi ai diktat dell’Opec del petrolio a partire dal 1973.