L’Homo Sapiens colonizza il mondo

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Cento mila anni fa gruppi di sapiens africani, prostrati dai rigori di un clima diventato anche particolarmente umido, attraversarono un passaggio oggi sommerso tra il mar Rosso e il golfo di Aden e probabilmente raggiunsero l’India.

Da qui una parte di loro circa 50.000 mila anni fa proseguì verso l’Estremo Oriente e poi riuscì ad arrivare in Australia, poi circa 45.000 mila anni fa un’altra parte di loro si diresse in Europa e circa 15.000 anni fa un’ultima parte, attraverso le terre emerse dello stretto di Bering,  arrivò in America.

L’homo sapiens incontrò in questo cammino di espansione altre specie umane che vivevano nelle regioni dell’Eurasia ma nel tempo riuscì a sostituirsi a loro. Pertanto i neanderliani scomparvero circa 30.000 anni fa anche se, a seguito degli  scambi sessuali, hanno trasferito il 2% del proprio genoma a tutte le attuali popolazioni europee mentre i denisoviani hanno trasferito il 5% al genoma delle popolazioni dell’Oceania, dell’Oriente Euroasiatico e dell’America.

I denisoviani quindi visserono contemporaneamente ai sapiens ed ai neandertaliani  anche se di loro si conosce solo il DNA di un frammento osseo e di due denti trovati nella grotta siberiana di Denisova in Russia.

Quando 500.000 anni fa l’antenato comune di neandertaliani e denisoviani aveva a sua volta abbandonato l’Africa la popolazione si era divisa: i neanderliani avevano occupato l’Europa e i denisoviani l’Asia ma poi a poco a poco i neanderliani si erano estesi sempre più verso oriente sovrapponendosi ai denisoviani.

 

 

Santa Brigida di Svezia compatrona d’Europa

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“La mistica del Nord” o il “portavoce di Dio” è chiamata Brigida di Svezia (1303-1373) appartenere alla famiglia reale svedese,  famosa per le Rivelazioni, che trascorse la vita nello studio della Bibbia, in preghiera, in meditazione, ascesi e penitenze. Ricevette molte rivelazioni fra cui alcuni disegni di Dio sulle vicende storiche destinate a principi e pontefici. Gesù le rivelò anche di avere avuto esattamente 5480 colpi durante la sua Passione e di avere versato più di trentamila gocce di sangue.

Sposa, madre di otto figli e consigliera dei grandi sovrani del suo tempo, fondo’ l’Ordine dedicato al SS. Salvatore e nel 1391 Bonifacio IX ne promulgò la canonizzazione. Dal 2000, con la Beata Teresa Benedetta dalla Croce e Santa Caterina da Siena, è compatrona d’Europa perché ha attivamente operato per l’unità dei Cristiani e la sua dimensione europea è riconosciuta sia dai cattolici che dai luterani.  Per questo la Chiesa di Piazza Farnese a Roma è diventata un luogo per il culto sia dei luterani che dei cattolici.

La storia dell’Ordine inizio’ nel segno dell’incontro fra ambiti di provenienza differenti per lingua, cultura e stato sociale secondo la fede di Santa Brigida:

“Meglio illuminare che solamente risplendere”

Il rosario brigidino , in cui si usa una particolare corona, viene recitato in onore di MariaVergine e dei sessantatre anni della sua via in Terra. Su ogni grano color oro si recita il Credo, su quelli d’argento il Padre Nostro . Anche la sua secondogenita Caterina fu canonizzata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’eggnog di Natale

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L’eggnog o egg nog,  noto anche come lait de poule (latte di gallina) per gli ingredienti che lo compongono, è un liquore nato a Londra nel 1700 da un  barista di nome Carl Joannessons. E’ una bevanda tipica del periodo natalizio in Gran Bretagna, U.S.A., Canada, Australia, Nuova Zelanda, Lussemburgo e Malta. Il termine è composto da egg, “uovo”, e nog, un antico termine inglese che indicava un tipo di birra forte.

E’ composto da:

  • 25 ml di liquore ( rum, brandy o whiski)
  • 75 ml di latte
  • 1cucchiaio di sciroppo di caramello
  • 1uovo
  • 2 cubetti di ghiaccio
  • noce moscata

Preparazione

Versare il latte, il liquore e l’uovo in un recipiente e sbattere fino ad ottenere un composto omogeneo.

Aggiungere la noce moscata e lo sciroppo. Poi lasciar riposare in un recipiente o in vari bicchieri di vetro coperti da carta stagnola. Aggiungere nel drink il ghiaccio frantumato.

 

La Repubblica di Malta

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La  Repubblica di Malta è un arcipelago situato nel Mar Mediterraneo a 80 Km dalla Sicilia e a 284 Km dalla Tunisia. E’ uno degli stati più piccoli e densamente popolati al mondo, ha due lingue ufficiali il maltese e l’inglese e la popolazione  è cattolica al 98%. Solo le tre maggiori isole Malta, Gozo e Comino sono abitate.

Nel Paese si trovano tre siti dichiarati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità: la capitale La Valletta, l’Ipogeo Hal Saflieni ed i templi megalitici.  Il territorio emerge dalla piattaforma continentale sottomarina sicula ed il suolo è roccioso, anche se coltivato, grazie ai terrazzamenti con muretti a secco e negli altopiani calcarei vi sono caverne e grotte. Le più note sono a Malta la Grotta Azzurra, il Ghar Dalam (Caverna Oscura), in cui furono rinvenuti resti di elefanti ed ippopotami nani risalenti a 170 000 anni fa, e nell’isola di Gozo la grotta di Calipso.

Non vi sono laghi e fiumi permanenti, per questo vi sono impianti di desalinizzazione marina, e il clima  è di tipo mediterraneo-subtropicale con temperatura media annua di 19°C.

Il maltese è una lingua semitica, derivante dalla lingua siculo-araba. L’alfabeto maltese conta 30 lettere ed è basato su quello latino con l’aggiunta delle lettere ċ, ġ, ħ, għ, ie e ż. Più del 40% delle parole hanno origine latina.

Nel 1934 i britannici abolirono l’italiano anche se oggi  più del 66% della popolazione lo parla bene e un altro 17% lo conosce in modo basilare. Nel 1934, invece, dato l’alto analfabetismo dell’epoca, l’italiano era diffuso solo fra i ricchi.

I primi abitanti arrivarono sull’isola dopo l’estinzione degli ippopotami nani e degli elefanti nani nel neolitico antico (6000-4000 a.C.) e provenivano dalla Sicilia. I coloni  continuarono a fabbricare ceramica nello stile siciliano di Stentino prima di iniziare, verso il 4500 a.C. una produzione in stile locale.

A partire dal 3500 a.C. fiorirono templi megalitici come Gigantia a Gozo. In questo periodo (3600-2500 a.C.) si formarono sui sentieri scanalature uniformi ed equidistanti tra di loro nominate cart ruts o cart racks: la più conosciuta è chiamata col nome Clapham Junction. I solchi furono causati dal continuo passaggio delle ruote dei carrelli adibiti al trasporto della pietra, che intaccarono il tenero calcare.

Il “popolo dei templi” scomparve intorno al 2500a.C., forse a causa di una grave epidemia, e le isole maltesi rimasero spopolate per qualche centinaio di anni fino all’arrivo dei “costruttori dei dolmen“. Si tratta di piccole camere coperte da una grande lastra posta sopra a pietre verticali, riconducibili ad una popolazione del bronzo antico (2150 a.C.). Anche i nuovi abitanti probabilmente arrivarono dalla Sicilia.

I Fenici colonizzarono Malta intorno al 1000 a.C., poi nel 736 a.C. arrivarono i Greci  che la chiamarono Melita. Nel 400 a.C. Malta finì sotto il dominio di Cartagine e poi di Roma nel 218 a.C. Nell’anno 60 d.C. l’isola fu visitata da San Paolo, che pare abbia attraccato nella baia omonima.  Vi fu poi un periodo di dominio bizantino durato dal IV al IX secolo durante il quale subì il saccheggio da parte dei Vandali.

L’isola venne conquistata dagli Arabi (870- 1091) che eliminarono quasi tutti gli abitanti originari e introdussero la coltivazione del cedro e del cotone, costruirono un sistema di irrigazione e diffusero lalingua araba.

Poi, dal 1090 al 1530, arrivarono i Normanni dal Regno di Sicilia, gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi. Furono Signori o Conti di Malta, dal 1090 al 1191 i membri della casa normanna di Sicilia e  successivamente Malta fu data in concessione  alle famiglie della più alta nobiltà siciliana.

Nel 1530 Malta venne concessa in affitto perenne dal Regno di Sicilia ai Cavalieri Ospitalieri in fuga da Rodi; il prezzo simbolico dell’affitto consisteva nella fornitura annuale di un falco da caccia ammaestrato anche se il Vicerè di Sicilia mantenne il titolo onorifico di conte di Malta. Questi cavalieri, un ordine monastico militare conosciuto come “Cavalieri di Malta”, resistettero all’assedio del 1565 da parte dei Turchi.

Malta venne poi conquistata da Napoleone che nel 1798 si stava dirigendo in Egitto.  Il Grande Maestro dei Cavalieri Ospitalieri capitolò subito non potendo per statuto prendere le armi contro altri cristiani e anche perché circa 200 cavalieri su 300 erano francesi .

I maltesi si ribellarono e Gran Bretagna e Regno di Sicilia inviarono aiuti ai ribelli fino alla resa dei francesi nel 1800. Malta divenne così un protettorato inglese, nonostante le rimostranze dei Borbone che rivendicavano la sovranità sull’isola e nel 1814 divenne parte dell’Impero britannico.

Agli inizi del Novecento nacque un forte irredentismo maltese in favore dell’unione dell’isola al Regno d’Italia che si intensificò nel 1919, quando le truppe britanniche spararono sui cittadini che manifestavano contro nuove tasse. L’avvenimento, noto come Sette Giugno (in italiano), è commemorato ogni anno come festa nazionale.

Dal 1934 l’italiano non è più la lingua ufficiale dello Stato, a seguito di un processo di deitalianizzazione da parte degli inglesi culminata durante laseconda guerra mondiale con l’esecuzione dell’irredentista Carmelo Borg Pisani. Malta ottenne l’indipendenza nel 1964, divenendo membro del Commonwealth ma solo alla fine del 1974 divenne una repubblica.

La Valletta, fondata nel 156 e patrimonio UNESCO, è la capitale di Malta sebbene abbia solo 6.315 abitanti. Questa capitale barocca è una città-fortezza nata sulla roccia della penisola del Monte Sceberras, a picco sul mare, con due profondi porti naturali. Deve il nome al Gran Maestro dell’Ordine di San Giovanni, Jean Parisot de la Vallette.

L’antica capitale Medina, abitata oggi da solo 258 persone per lo più nobili ed ecclesiastici, è conosciuta anche come “Città Silenziosa”. E’ un fortino dalle mura arabe e dall’architettura medioevale che contiene palazzi in stile barocco. A Rabat, situata accanto  a Medina vi sono le catacombe di San Paolo.

Cottonera unisce tre città : Vittoriosa di 2 .691 abitanti, Cospicuadi 5 .642 abitanti e Senglea di 3.500 abitanti, che possono essere visitate via mare su piccole barchette. Birchircara con 21. 258 abitanti è la città più popolosa.

I Romani cinesi

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A Liqian, nella provincia cinese del Gangsu, alcuni  degli abitanti del villaggio  hanno occhi grandi e verdi, nasi pronunciati e capelli biondastri e quindi i loro tratti somatici sono europei.

Considerato che in quella zona gli archeologi hanno scoperto i resti di una fortificazione che aveva una struttura molto simile a quelle dell’antica Roma, gli abitanti di Liqian sono stati sottoposti a una serie di test genetici che hanno confermato le loro origini caucasiche e pertanto alcuni studiosi ritengono che lì , ai bordi del deserto del Gobi, fossero arrivati i 5.000 legionari di Crasso sopravvissuti alla disfatta di Carre.

La leggenda della legione perduta di Marco Licinio Crasso, il generale romano che fondò il primo triumvirato con Cesare e Pompeo, parte dalla sconfitta che i suoi legionari subirono a Carre. Era il 53 a.C. e l’esercito della Repubblica romana, forte di oltre 40.000 soldati, fu spazzato via da 10.000 guerrieri parti. Anche Crasso fu ucciso nella battaglia, ma lo storico Plutarco, racconta che 5.000 romani si salvarono e si spinsero ad Oriente arrivando fino all’attuale provincia cinese del Gangsu.

Nel 1957, lo statunitense Homer H. Dubs  ipotizzò che intorno al 35 a.C. i soldati romani che combatterono sul fiume Talas con soldati cinesi, fossero quelli sopravvissuti 18 anni prima alla disfatta di Carre.

Liqian ha un nome molto simile a quello utilizzato nella Cina antica per indicare l’Impero Romano, vale a dire Lijian ma i test genetici, mostrano solo che gli abitanti di Liqian hanno discendenze caucasiche come anche gli Uiguri, gli abitanti della vicina provincia della Xinjiang, che però hanno origini turche.

Inoltre il sangue caucasico potrebbe derivare dai mercanti che, partendo da Occidente, attraverso l’antica Via della Seta, il reticolo di percorsi che collegava i due dei più grandi imperi dell’antichità, arrivarono in queste aree in epoche successive a quella dell’antica Roma.

Pertanto affermare che una legione romana si sia stabilita in Cina nel 53 a.C., e che quella legione fosse formata dai resti dell’esercito romano sconfitto a Carre è solo un’ipotesi e non una certezza.

Bi-test

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Oltre alla valutazione ecografica della translucenza nucale, la futura mamma entro il primo trimestre viene sottoposta anche al Bi-test che consiste in un esame del sangue materno.

Per mezzo di una formula matematica, le analisi del sangue effettuate dalla mamma, che rilevano la presenza di ormoni placentari (PAPP-A e Beta HCG), si riesce a determinare il rischio che il feto possa presentare qualche anomalia cromosomica.

I due valori sono inversamente proporzionali, cioè se la PAPP-A diminuisce, la  b-hCG aumenta, e più questi valori si discostano tra loro maggiore è il rischio di anomalie.

Il software su cui si basa il calcolo del rischio, attraverso la valutazione del risultato di questi esami del sangue e tenuto conto anche dell’età materna, è in grado di aumentare la sensibilità fino al 90% circa.

L’attendibilità non è quindi il 100%: non si tratta infatti di una diagnosi, ma uno screening. È solo una tecnica per separare fasce di rischio.

Se la valutazione della translucenza nucale e del bi-test è negativa la probabilità di avere un feto affetto da qualsiasi cromosomopatia (es. Down, Trisomia 21, Trisomia 18, … ) e la possibilità di malformazioni cardiache e scheletriche è basso e in questo caso spesso non sono indicati ulteriori accertamenti.

In caso di esito positivo del Bi-test, viene di norma offerta la possibilità di ricorrere a una diagnosi prenatale invasiva, ma che possa dare una risposta certa. La fututa mamma potrà scegliere tra amniocentesi o villocentesi.

La ragazza afgana dagli occhi verdi

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Sharbat Gula nel 1984 venne fotografata in un campo profughi di Peshawar dal famoso fotografo Steve McCurry che si era recato in Afghanistan per realizzare un reportage per la rivista National Geographic.

Allora Sharbat aveva dodici anni ed i suoi occhi verdi, luminosi, pieni di paura ma anche aperti verso il futuro diventarono famosi in tutto il mondo dopo che la sua immagine divenne la copertina di giugno 1985 del mensile. Diventò così  il simbolo del conflitto che lacerava l’Afghanistan e di tutte le guerre del Medio Oriente.

Sharbat era di etnia pashtun ed orfana dai sei anni perchè i suoi genitori erano morti  durante la guerra russo-afghana.  Insieme alla nonna, al fratello e alle sue tre sorelle aveva attraversato le montagne ed era arrivata al campo profughi.

Il fotografo McCurry nel 2002 tornò in Pakistan per cercarla e la trovò in una regione remota dell’Afghanistan: era trentenne, sposata e madre di tre figli. McCurry le spiegò che la foto che le aveva scattato 17 anni prima era diventata famosa e Sharbat fu felice di essere diventata un simbolo del suo popolo.

A distanza di 30 anni da quella foto, la CNN ha riportato che Sharbat e due dei suoi figli, erano stati incriminati in Pakistan per aver ottenuto la Carta nazionale di identità computerizzata (Cnic) attraverso documenti falsi. Questo documento è infatti riservato solamente ai cittadini pakistani e lei, invece, è afgana.

Ha scontato 11 giorni in carcere ed è stata rimpatriata in Afghanistan perchè la Corte ha avuto un occhio di riguardo in quanto unica custode dei suoi quattro figli tutti minorenni, perchè si è dichiarata colpevole e perché Islamabad ha dato il via a una politica di rimpatrio dei milioni di profughi presenti sul proprio territorio.

La fototessera diffusa dalle autorità  ritraggono il  volto di Sharbat illuminato dalle luci al neon e i suoi occhi verdi appaiono opachi, spenti e pieni di sofferenza senza più quella magia che aveva stregato il mondo.