
Elena del Montenegro, nata Jelena Petrović-Njegoš nel 1873 a Cettigne all’epoca capitale del Principato di Montenegro, era figlia del futuro re del Montenegro Nicola I. Riservata, caparbia, sensibile, attaccata alle tradizioni e amante della natura e dei ciclamini, ella crebbe conversando a tavola in francese e discutendo con disinvoltura di politica ma anche di poesia e di arte. Studiò a Pietroburgo dove frequentò la casa reale russa e collaborò con una rivista letteraria russa pubblicando poesie.
In Italia la regina Margherita aiutata da Francesco Crispi, di origini albanesi e desideroso di una maggiore influenza dell’Italia nei Balcani, fece incontrare il suo unico figlio e futuro re Vittorio Emanuele III ed Elena al teatro La Fenice di Venezia in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte.
L’erede al trono d’Italia, figlio di cugini primi, non avrebbe potuto generare un erede sano con una sposa vicina a lui per albero genealogico e grazie al matrimonio con Elena, alta 1.80 cm., ebbe come erede Umberto II che era in salute e anche molto più alto del padre che misurava solo 153 cm.
Il 21 ottobre 1896 Elena, di religione ortodossa, e Vittorio Emanuele sbarcarono a Bari dove ella, nella Basilica di S.Nicola, prima abiurò il credo ortodosso e subito dopo si convertì alla fede cattolica. Il matrimonio fu celebrato il 24 ottobre 1896, la cerimonia civile avvenne al Quirinale e quella religiosa nella Basilica romana Santa Maria degli Angeli senza la presenza della madre della sposa perché ortodossa osservante.
Elena indossava in capo un velo intessuto di fili d’argento che disegnavano migliaia di margherite e il corteo era composto da sei berline di gran gala, alcune tirate da sei cavalli bai, precedute da corazzieri ma, a causa della sconfitta di Adua, i festeggiamenti non furono sfarzosi e non furono invitati reali stranieri. Gli sposi si recarono poi in viaggio di nozze con il panfilo Jela (Elena in lingua montenegrina) sull’isola di Montecristo. In occasione delle nozze la famosa bevanda alcolica amaro Montenegro, venne così chiamato in onore della Regina.
Elena fu una regina attenta ai bisogni del popolo ma discreta nelle questioni politiche anche se fece da traduttrice al marito per il russo, il serbo e il greco moderno e tenne in ordine la sua emeroteca dei giornali stranieri. Dal loro matrimonio nacquero quattro figlie, Iolanda, Mafalda, Giovanna e Francesca ed il figlio Umberto ( 1904 -1983) che fu l’ultimo re d’Italia.
Quando il 28 dicembre 1908 avvenne il terribile terremoto che distrusse Reggio Calabria e Messina, la regina Elena si dedicò subito ai soccorsi e diventò molto popolare. Studiò medicina e ne ebbe la laurea honoris causa, finanziò opere benefiche a favore degli encefalitici, per madri povere, per i ubercolotici, per gli ex combattenti. Promosse inoltre iniziative per la formazione e l’aggiornamento professionale dei medici e degli operatori sanitari, per la ricerca contro la poliomelite, per la malattia di Parkinson e soprattutto contro il cancro tanto che il Papa Pio XI nel 1937 le conferì l’onoreficienza della Rosa d’oro della Cristianità.
L’11 agosto 1900, in seguito all’assassinio del padre, Vittorio Emanuele salì improvvisamente al trono ed Elena divenne Regina d’Italia e poi, con l’avvento dell’Impero, anche Regina d’Albania e Imperatrice d’Etiopia. Durante la prima guerra mondiale ella fece l’infermiera a tempo pieno e trasformò in ospedali sia il Quirinale, dove risiedeva, sia Villa Margherita, per reperire fondi inventò la “fotografia autografata” che veniva venduta nei banchi di beneficenza e poi, alla fine del conflitto, propose la vendita dei tesori della corona per estinguere i debiti di guerra.
Per scongiurare il secondo conflitto nel 1939 la regina scrisse una lettera alle sovrane delle sei nazioni europee ancora neutrali anche se poi ella stessa fu al fianco del marito quando questi dichiarò l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940. La Regina scrisse nelle sue memorie di essere stata presente il 25 luglio a Villa Ada quando Vittorio Emanuele fece arrestare Mussolini, atto che ritenne fosse indegno per un sovrano.
Il 9 settembre del 1943 seguì il marito a Brindisi dove il re si rifugiò dopo l’armistizio con gli Alleati che la Monarchia aveva segretamente firmato il 3 settembre per porre fine alla guerra.Il 23 settembre la figlia Mafalda venne arrestata dai nazisti e portata nel lager di Buchenwald, dove morì nel 1944.
Finita la guerra, i reali andarono in esilio il 9 maggio 1946, dopo che Vittorio Emanuele III ebbe abdicato a favore del figlio Umberto assumendo il titolo di Conte di Pollenzo. Si ritirarono a Villa Jela, ad Alessandria d’Egitto, ospiti di re Farouk I, dove festeggiarono il cinquantesimo anniversario di matrimonio e dove rimasero fino alla morte di Vittorio Emanuele nel 1947.
Tre anni dopo Elena si scoprì malata di cancro e si trasferì a Montpellier in Francia dove morì nel novembre 1952 dopo essersi sottoposta a un difficile intervento chirurgico. Fu sepolta, come suo desiderio, in una comune tomba mentre l’intera città si fermò per partecipare al suo funerale.
Sessantacinque anni dopo la sua morte, il 15 dicembre 2017, la salma della regina è stata rimpatriata e sepolta in Piemonte nel santuario di Vicoforte dove, due giorni dopo, sono stati tumulati anche i resti del consorte Vittorio Emanuele III rimpatriati da Alessandria d’Egitto.
La regina Elena è tra le personalità di Casa Savoia ricordate in modo positivo dall’opinione pubblica, anche dopo l’avvento della Repubblica, per la sua vicinanza ai malati e per la sua grandissima umanità. La sua figura ha colpito anche l’immaginario di scrittori e poeti come Antonio Fogazzaro, Luigi Capuana, Giovanni Pascoli, Gabriele d’Annunzio ed Ada Negri. Giacomo Puccini le dedicò l’opera Madama Butterfly.
Nel 1909 al suo nome venne intitolato a Milano un reparto ostetrico inizialmente chiamato Asilo Regina Elena, oggi diventato l’Istituto di Ostetricia-Ginecologia e Pediatria Regina Elena ed incluso nella fondazione dell’Ospedale Maggiore di Milano.
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