Edmondo De Amicis: cuore e socialismo

deamicis1

Edmondo Mario Alberto De Amicis nacque nel 1846 a Oneglia quando il paese non era ancora stato accorpato alla città di Imperia. Suo padre Francesco, d’origine genovese, copriva mansioni di regio banchiere di sali e tabacchi e la madre, Teresa Busseti, apparteneva all’alta borghesia. Presto però la sua famiglia si trasferì a Cuneo e poi a Torino dove a sedici anni Edmondo cominciò a frequentare il collegio militare Candellero.

Nel collegio venne preparato per poter superare gli esami di ammissione all’Accademia militare di Modena che poi frequentò licenziandosi con il grado di sottotenente. Nel 1866 partecipò alla sfortunata battaglia di Custoza e poi divenne giornalista militare a Firenze dove ottenne la direzione de L’Italia militare, che era l’ organo ufficiale del Ministero della guerra. Su questo giornale pubblicò dei bozzetti militari poi raccolti nel 1868 in volume dal titolo La vita militare. In un’edizione successiva vi aggiunse il bozzetto-reportage “L’esercito italiano durante il colera del 1867” , che molti interpretarono come un documento autobiografico, frutto di un’esperienza vissuta durante l’epidemia di colera che colpì soprattutto la Sicilia. Però in questa regione egli si era recato solo nel 1865, quando aveva fatto la sua prima guarnigione militare a Messina, ed era ripartito con il suo reggimento già nel 1866 per partecipare alla guerra contro l’Austria. In Sicilia ritornò soltanto nel 1906 su invito del poeta Mario Rapisardi.

De Amicis collaborò poi con il quotidiano La Nazione di Firenze per il quale scrisse articoli sulla presa di Roma del 1870. Abbandonato l’esercito, viaggiò e scrisse vari diari di viaggio effettuati in Spagna, Londra, Olanda, Marocco, Costantinopoli, Parigi ed Argentina.Dal 1877 circa De Amicis si stabilì in Piemonte abitando tra la casa di Torino e quella di Pinerolo, che distano tra loro circa 40 km, e qui scrisse Alle porte d’Italia dedicato alla città e ai territori valligiani.

Dal 1884 circa lo scrittore visse stabilmente nel suo alloggio-studio di Torino, presso il palazzo Perini davanti alla storica stazione ferroviaria di Porta Susa. Qui De Amicis scrisse il libro Cuore, ispirato dalla vita scolastica dei suoi figli Ugo e Furio, che viene considerato la sua più grande opera. Pubblicato come libro per ragazzi, era una raccolta di episodi ambientati tra i compagni di una classe elementare di Torino, provenienti da regioni diverse, che erano costruiti come le pagine del diario di un ipotetico ragazzo, l’io narrante Enrico Bottini.

Il romanzo ebbe subito grande successo, tanto che in pochi mesi si superarono quaranta diversi tipi di edizioni e decine di traduzioni in lingue straniere. Il libro fu molto apprezzato perché ricco di spunti morali attorno ai miti affettivi e patriottici del Risorgimento ma fu criticato dai cattolici per l’assenza totale di tradizioni religiose: i bambini di Cuore non festeggiavano nemmeno il Natale.

Questa impostazione rispecchiava le aspre controversie politiche che in quel periodo vi erano tra il Regno d’Italia e il Papa Pio IX, dopo la presa di Roma del 1870. Probabilmente lo scrittore aderì alla Loggia massonica Concordia di Montevideo, forse all’Obbedienza della Gran Loggia dell’Uruguay. Alcuni critici pertanto sostengono che Cuore sia stato un libro di ispirazione massonica, dove il cattolicesimo era stato sostituito con la religione della Patria, la Chiesa con lo Stato e i martiri con gli eroi.

De Amicis aderì al socialismo nel 1896 e quindi nelle sue opere successive vi era molta attenzione alle difficili condizioni delle fasce sociali più povere e collaborò pertanto ai giornali la Critica Sociale, La lotta di classe e Il grido del popolo. Dopo il successo di Cuore, scrisse Sull’oceano, che racconta le condizioni dei poverissimi emigranti italiani verso l’America, Il romanzo di un maestro, Amore e ginnastica, Il romanzo e nel 1899 La carrozza di tutti, ritratto della città di Torino vista da un tram. Dopo l’adesione al partito socialista, alcuni gli mossero accuse di ambizione politica, ma egli rifiutò di accettare l’elezione a deputato.

Gli ultimi anni furono rattristati dalla morte della madre Teresa, alla quale era molto legato, ma soprattutto dalle continue e furiose liti con la moglie Teresa Boassi, sposata nel 1875, che contribuirono al suicidio del figlio maggiore Furio che si sparò nel 1898 un colpo di pistola in un parco. Nell’ 89 vi fu infatti anche l’ intervento di un agente che aiutò lo scrittore a recuperare abiti e cose dalla casa coniugale abbandonata in fretta e furia, episodio poi rimbalzato in un’ aula di tribunale.

Qualche anno dopo si allontanò definitivamente da Torino e il Ministro Orlando lo chiamò a far parte del Consiglio Superiore dell’Istruzione. Le ultime sue opere furono L’idioma gentile, quindi Ricordi d’un viaggio in Sicilia e Nuovi ritratti letterari e artistici. Nel 1908 durante un soggiorno a Bordighera fu colpito da un’ emorragia cerebrale e morì in una camera dell’allora hotel Regina. Secondo le sue ultime volontà, il suo corpo fu tumulato presso la tomba di famiglia a Torino.

L’unico figlio rimasto, Ugo, divenne avvocato e fu anche un modesto romanziere, si sposò ma non ebbe figli. La cospicua eredità dei De Amicis, che doveva essere destinata al Comune di Torino e ad elargire borse di studio per studenti poveri, sparì misteriosamente dai conti correnti sul finire degli anni sessanta. De Amicis aveva saputo destreggiarsi più che bene nei rapporti con gli editori, mostrando grande concretezza e senso degli affari.

Oltre che romanziere è stato un giornalista di valore, un abile inviato speciale che ha raccontato agli italiani luoghi, paesi e realtà sia nazionali che extranazionali.

Sir James Matthew Barrie padre di Peter Pan

J.-M.-Barrie

Sir James Matthew Barrie, I baronetto, nacque nel 1860 a Kirriemuir in Scozia , ultimo di 10 figli di una famiglia di tessitori di provincia. Era un bambino gracile che cercava di attirare le attenzioni dei genitori e dei fratelli raccontando storie fantasiose.

Il fratello maggiore David morì per un incidente di pattinaggio sul ghiaccio il giorno prima del suo 14º compleanno e James cercò di consolare la madre, che era in preda alla disperazione, arrivando a indossare i vestiti del fratello morto e fischiettando come faceva lui. Dopo la morte della madre James pubblicò nel 1896 Margaret Ogilvy, una sua biografia in suo onore.

All’età di 8 anni, Barrie venne mandato a studiare fuori casa, poi a 13 all’Accademia di Dumfries e infine conseguì la laurea all’Università di Edimburgo nel 1882.

Nel 1885 egli si recò a Londra per intraprendere la carriera di scrittore e nel 1888 raggiunse una discreta fama con Auld Licht Idylls, che erano dei divertenti ritratti di vita quotidiana scozzese. The Little Minister nel 1891 riscosse grande successo e fu portato a teatro per ben tre volte. I suoi primi due romanzi Tommy (1896) e Tommy e Grizel (1900) li pubblicò con lo pseudonimo di Thrums.

Poi Barrie scrisse principalmente per il teatro e sfondo’ al punto che in certe stagioni i teatri del West End di Londra ospitarono cinque suoi drammi differenti, tra i quali Quality Street, What Every Woman Knows e The Admirable Crichton.

Nel 1894 sposò l’attrice teatrale, Mary Ansell, da cui in seguito divorzio’ poiché pare che le nozze non fossero mai state consumate a causa dell’impotenza dello scrittore.

Un giorno ad Hyde Park, dove era andato con il suo cane Porthos, conobbe per caso i cinque figli dei coniugi Sylvia e Arthur Davies che si chiamavano George, Jack, Peter, Michael e Nicholas per i quali cominciò a nutrire un grande attaccamento.

Passava infatti con loro le sue giornate a giocare e  nel suo cottage fuori città, il Black Lake Cottage, James produsse un album di fotografie dei ragazzi mentre giocavano ai pirati che aveva intitolato I bimbi smarriti di Black Lake Island. Ne fece due copie, una delle quali fu smarrita in treno dal padre dei bambini.

La figura di Peter Pan apparve per la prima volta nel romanzo del 1902 The Little White Bird (L’uccellino bianco) ma il personaggio debuttò solo nel 1904 nello spettacolo teatrale Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere, al quale Barrie aveva invitato anche 25 orfani. Nel 1911 egli trasformò questa storia in un romanzo dal titolo Peter e Wendy, poi Peter Pan e Wendy ed infine solo Peter Pan. 

Nel 1910 Sylvia Davies morendo di cancro, come già era morto anche  il marito nel 1907, gli lasciò insieme con la madre Emma e suo fratello Guy du Maurier, la co-custodia dei cinque figli. A questo punto voci mai comprovate cominciarono ad insinuare dubbi su una possibile pedofilia di Barrie.

Barrie e i ragazzi Davies rimasero una famiglia per soli tre anni poiché Peter e George andarono come volontari nella prima guerra mondiale. George, il maggiore dei fratelli, morì a 21 anni in trincea nel 1915 invece Peter sopravvisse e venne insignito della Croce militare, fondò poi una casa editrice ma si suicido’ nel 1960, gettandosi sotto un treno pochi mesi dopo la morte del suo fratello maggiore Jack nel 1959. L’ altro fratello Michael morì annegato nel 1921 all’età di 20 anni con il suo amico e probabile amante Rupert Buxton.

Lo scrittore Barrie ha raccontato storie anche alla futura regina Elisabetta II e alla principessa Margaret quando erano bambine. Ebbe poi il titolo di sir e nel 1922 l’Ordine al Merito, venne poi eletto rettore della St. Andrews University e nel 1930 Cancelliere dell’Università di Edimburgo.

Sir James Matthew Barrie morì di polmonite nel 1937 solo e senza eredi ed  è sepolto nel cimitero di Kirriemuir, in Scozia, vicino ai genitori, alla sorella e al fratello David. Ha lasciato in eredità lo sfruttamento dei diritti d’autore delle sue opere al Great Ormond Street Hospital, un ospedale pediatrico londinese.

Il mito del golem

golem-di-praga

Il golem è il gigante d’argilla della mitologia ebraica e del folclore medioevale che non possiede intelligenza né altre facoltà intellettive, ma possiede una forza disumana. Il termine deriva forse dalla parola ebraica gelem che gli ebrei associano ad Adamo prima che gli fosse infusa l’anima.

La Cabala Ebraica, nata con la religione ebraica, è un insieme d’insegnamenti che cercano di spiegare il rapporto tra l’eternità di Dio, la natura e l’universo mortale dell’uomo creato da Dio. Si avvale di metodi spirituali e di pratiche di meditazione che aiutano ad arrivare a una piena realizzazione spirituale.

Chi viene a conoscenza della cabala, e in particolare dei poteri legati ai nomi di Dio, può fabbricare un golem cioè un gigante di argilla forte e ubbidiente, che può essere usato come servo, impiegato per svolgere lavori pesanti e come difensore del popolo ebraico dai suoi persecutori. Può essere evocato pronunciando una combinazione di lettere alfabetiche.

Il mito del Golem ebbe origine dal tardo Talmūd e si sviluppò durante il Medioevo negli ambienti del hasidismo tedesco per poi riemergere presso la comunità ebraica di Praga nella leggenda del rabbino Löw che avrebbe costruito una macchina di argilla di aspetto umano, capace di difendere il popolo ebreo dai suoi persecutori.

Già però alla fine del IX, secondo la cronaca di Ahimaaz, nella città di Oria risiedevano dei sapienti ebrei capaci di creare golem, i quali smisero di praticare questa attività dopo una divina ammonizione.

Nel XVI secolo a Praga la comunità ebraica era vittima di continue violenze e soprusi di ogni genere, nonostante vi regnasse Rodolfo II, un sovrano illuminato e grande protettore di questa comunità, e così, la leggenda racconta che, nel 1580, il rabbino Loew, proprio per difendere la sua gente, avesse plasmato dei Golem che avrebbero ubbidito solo ai suoi ordini.

Nella soffitta della Sinagoga Vecchia – Nuova (Staronova) il rabbino avrebbe plasmato i suoi Golem con il fango della Moldava, combinando i quattro elementi: fuoco e acqua, che erano rappresentati dagli assistenti di Low, l’aria, rappresentata dal rabbino stesso, e la terra, costituita dalla terracotta.

Per risvegliare le sue creature, che con il passare del tempo crescevano, il rabbino, sulle loro fronti scriveva la parola “emet” (verità) e sulle fronti di quelli diventati troppo grandi e di cui non poteva più servirsi, scriveva la parola “met” (morto) e, così, se ne disfaceva.

Il Golem non aveva la capacità di parlare e Loew per tenerlo a bada, doveva inserire nella sua bocca una tavoletta di legno che conteneva la parola di Dio. In una occasione, però, il rabbino se ne era dimenticato ed allora il Golem, privo della parola di Dio, cominciò a distruggere tutto diventando incontrollabile.Allora, il rabbino fu costretto a “spegnere” la vita di questo Golem, che è stato l’ultimo che egli creò. 

La leggenda fu assunta dalla letteratura del romanticismo tedesco, dal tedesco G. Meyrink (1915) e dal boemo E. E. Kisch per i quali il Golem non rappresentava però più un essere benefico, ma piuttosto la forza ambigua delle macchine che può sfuggire al controllo umano con risultati nefasti.

Queste opere diedero un nuovo e drammatico volto al golem, creazione di mistici ambiziosi che inevitabilmente vengono puniti per la loro blasfemia. Alcuni considerano il golem come un precursore del moderno Androide. In ebraico moderno golem significa infatti anche robot.

Il Golem nasce come servitore e aiutante dell’uomo come lo zombie, il morto vivente della tradizione Vudu e la variante meccanica è l’automa, meccanismo concepito per svolgere il lavoro umano. Identica è l’origine del robot, complesso apparecchio elettromeccanico.

Con il progredire della tecnologia e delle scienze biologiche compaiono i cyborg, organismi viventi fusi con parti meccaniche e infine le creazioni dell’uomo attraverso l’ingegneria genetica. In tutti i casi, a cui si può aggiungere quello di Frankenstein, le buone intenzioni spesso producono creature mostruose che si ribellano al creatore.

La pirata Shih Ching o Cheng Yi Sao e la Red Flag Fleet

chengisao

Shih Ching (1775-1844) fu una pirata cinese, nota anche come Cheng Yi Sao (“moglie di Cheng Yi”), che operava nel Mar della Cina al comando di più di 300 giunche con a bordo da 20.000 a 40.000 pirati, tra cui anche donne e bambini.

Shih Yang lavorava come prostituta in una piccola casa di tolleranza a Canton facendosi chiamare Shi Xianggu quando, nel 1801, il pirata cinese Cheng Yi, che comandava sei flotte pirata, la fece catturare e le chiese di sposarlo: lei accettò a patto che lui le cedesse metà dei suoi averi e il comando di una delle sue flotte.

Cheng Yi poi, su consiglio della moglie, riunì le flotte cantonesi in un’unica alleanza che nel 1804, conosciuta come Red Flag Fleet, divenne una delle più potenti flotte di pirati di tutta la Cina.

Nel 1807 Cheng Yi morì e Ching, per subentrare nella sua posizione di comando, cercò il supporto dei membri più potenti della famiglia del marito, in particolare di suo nipote Cheng Pao-Yang e il figlio di suo cugino Cheng Ch’i, e poi cercò anche il supporto dei capitani delle flotte.

Scelse inoltre come suo ufficiale esecutivo di fiducia Cheung Po Tsai, figlio di un pescatore, che era diventato un pirata all’età di 15 anni quando era stato catturato e poi adottato da Cheng Yi. I due divennero amanti e probabilmente si sposarono ed ebbero un figlio ma Cheung Po Tsai morì presto a 36 anni.

Ottenuto il comando della flotta pirata, Ching Shih stabilì un codice di leggi molto severo che veniva applicato rigorosamente. Le regole principali  erano le seguenti:

  • Chiunque avesse dato ordini che non venivano emessi da Ching Shih o che avesse disobbedito a quelli di un superiore, sarebbe stato decapitato sul posto.
  • Era vietato rubare dal fondo pubblico e ai cittadini che rifornivano i pirati.
  • Tutti i beni che venivano presi come bottino dovevano essere presentati per un’ispezione di gruppo. Il bottino veniva registrato  e poi veniva distribuito dal capitano della flotta: ai razziatori spettava il venti percento e il resto veniva aggiunto al fondo pubblico.
  • Il denaro invece veniva consegnato al capitano della ciurma, che restituiva solo una piccola somma ai razziatori ed il resto lo utilizzava per comprare provviste durante le spedizioni senza successo. La punizione per aver nascosto un bottino consisteva, la prima volta, in molte severe frustate sulla schiena, mentre l’aver celato grandi quantità di denaro portava alla pena di morte.

La violazione di altre parti del codice veniva punita con fustigazione, messa ai ferri o squartamento. Ai disertori o a coloro che se ne andavano senza permesso, venivano tagliate le orecchie ed erano poi fatti sfilare davanti alla ciurma.

Il codice di Ching Shih prevedeva inoltre di rilasciare le donne che venivano catturate, ma spesso i pirati prendevano in moglie o come concubine le prigioniere più belle. Se un pirata si sposava, doveva essere fedele alla moglie.

I pirati che violentavano le prigioniere venivano condannati a morte ma se il rapporto era consenziente allora il pirata veniva decapitato e la donna veniva gettata fuori dalla nave, con palle di cannone attaccate alle gambe.

Riteneva che così i suoi uomini avrebbero sfogato la frustrazione in battaglia contribuendo alla vittoria. La flotta, sotto il suo comando, stabilì la sua egemonia su molti villaggi della costa, imponendo anche tasse e prelievi da Macao a Canton.

La Red Flag Fleet diventò imprendibile per gli ufficiali cinesi della dinastia Qing, per la marina Portoghese e pure per gli inglesi. Nel 1810 il governo cinese offrì l’amnistia a tutti i pirati e Ching Shih la accettò ponendo fine alla sua carriera. Con il bottino accumulato aprì poi una casa di tolleranza ove si praticava anche il gioco d’azzardo  e morì nel 1844, all’età di 69 anni.

La libertà

kenya-780x470

“Non date a nessuno il potere di farvi sottomettere o ribellarvi. Sottomissione e ribellione, entrambe le cose, danno all’altra persona un potere su di voi. Quando si è veramente liberi si è consapevoli del fatto che si può fare tutto ciò che si sceglie di fare, in ogni momento della propria vita.“ 

Marshall Rosenberg

Charles – Maurice de Talleyrand- Perigord, genio del camaleontismo

Talleyrand, l'uomo che ingannò la terra e il cielo - Il Giornale OFF

Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, (Parigi 1754 – Parigi 1838), fu un vescovo cattolico, politico e diplomatico francese che apparteneva al casato dei Talleyrand- Perigord, ed è considerato tra i maggiori esponenti del camaleontismo. Ebbe molti soprannomi, tra cui i più noti furono “Il diavolo zoppo”, “Il camaleonte” e “Lo stregone della diplomazia”.

La famiglia Talleyrand vantava la discendenza da Adalbert, conte di Perigord nel 990 vassallo di Ugo Capeto, e quindi fin da piccolo ebbe l’assoluta certezza che il suo sangue lo rendeva pari ad un re, tanto che gli affari di Stato della Francia gli sembravano propri affari di famiglia. Il suo casato annoverava anche Henri de Talleyrand-Périgord, conte di Chalais, che fu il protagonista di una cospirazione contro il cardinale Richelieu che però fu scoperta ed il conte finì sul patibolo.

Il padre era Charles-Daniel de Talleyrand-Périgord, cavaliere dell’Ordine di San Michele e luogotenente del re, conte di Périgord e la madre era  Alexandrine de Damas d’Antigny. Risiedevano abitualmente a Versailles ma a causa della scarsa disponibilità economica non facevano molta vita di corte. Fratello di suo padre era invece Alexandre-Angelique de Talleyrand-Perigord cardinale arcivescovo di Parigi.

Charles-Maurice era zoppo a un piede dall’infanzia perchè affetto dalla sindrome di Marfan o perchè vittima della caduta da un alto mobile ove la sua balia l’aveva lasciato. Per poter camminare utilizzava una protesi metallica pesante e, non potendo essere destinato alla carriera militare, venne privato dai genitori del suo diritto di maggiorasco che fu concesso poi a suo fratello Archambaud.

Dopo l’infortunio, il piccolo venne affidato alle cure della bisnonna Marie-Françoise de Rochechouart, discendente della marchesa di Montespan, nel 1769 all’età di quindici anni entrò in seminario, malgrado nello stesso periodo frequentasse l’attrice Dorothée Dorinville e nel 1779, suo malgrado, venne ordinato sacerdote.

Si stabilì a Parigi dove si mise in luce per la sua abilità dialettica e nello stesso periodo fu iniziato in Massoneria anche se vi mantenne sempre un ruolo di basso profilo. Nel 1780 fu nominato agente generale per il clero di Francia, rendendosi così conto delle ricchezze della Chiesa francese, e diventò amico e consigliere del ministro delle finanze francese Calonne.

Talleyrand nel 1786 collaborò alla stesura di un trattato commerciale con la Gran Bretagna e poi venne eletto segretario dell’Assemblea generale. Intanto frequentava Adelaide Filleul, sposata al conte de Flahaut, dalla quale nel 1785 aveva avuto un figlio, Charles Joseph, battezzato con il cognome del marito di Adelaide, che poi diventò aiutante di campo e confidente di Napoleone e forse il padre naturale del futuro imperatore Napoleone III.

Poco dopo morirono suo padre e suo fratello minore Archambaud, lui ereditò i titoli e le proprietà di famiglia ed il re Luigi XVI, onorando la promessa fatta a suo padre in punto di morte, lo fece nominare vescovo di Autun.

Nel 1789, sotto la pressione di una grave crisi economica, il re Luigi XVI fu  costretto a convocare l’Assemblea degli Stati generali e Talleyrand si candidò come rappresentante del Clero all’assemblea. Raccolse le lamentele dei suoi fedeli in un  Cahier de doleances dove si chiedeva quasi l’abolizione della monarchia, dei privilegi feudali ed ecclesiastici, l’uguaglianza di tutti i ceti sociali davanti alla legge e una tassa sulla rendita fondiaria.

Talleyrand dopo l’atto di forza del re che impedì ai membri del Terzo Stato di entrare nell’aula, nel 1789 si unì ai dissidenti che si costituirono in Assemblea Nazionale Costituente anche se continuava però a tenere contatti segreti con il re proponendogli, dopo la presa della Bastiglia, persino un intervento armato a sorpresa contro l’Assemblea.

Insieme a Mirabeau, egli suggerì la confisca dei beni della Chiesa, arricchendosi parecchio,  e propose la fine dell’attribuzione di religione di Stato al cattolicesimo e l’estensione della cittadinanza francese agli ebrei portoghesi e avignonesi. Lavorò infine alla Costituzione civile del clero, approvata nel 1790, che prevedeva anche il giuramento di fedeltà allo Stato da parte degli ecclesiastici, come anche egli stesso fece. Questa Costituzione fu però condannata da papa Pio VI che lo scomunicò.

Talleyrand firmò anche la Costituzione dello Stato francese che il re accettò nel 1791. In particolare egli era l’autore dell’art. VI relativo all’uguaglianza di tutti i cittadini innanzi alla legge e al principio che la legge è espressione della volontà generale. Con il Rapport sur l’instruction publique, che non includeva le donne, chiuse la sua attività alla Costituente.

Nel 1792 fu inviato in Inghilterra con il compito di rassicurare le monarchie europee dopo che l’imperatore austriaco Francesco II aveva dichiarato guerra alla Francia. Talleyrand fu un ottimo negoziatore ed ottenne la neutralità britannica.

Ritornato in Francia, si schierò con i radicali che volevano la testa del re, sperando così di far dimenticare la sua origine aristocratica e la sua carriera ecclesiastica al partito radicale dei Giacobini di Maximilien Robespierre. Danton lo rimandò in missione a Londra ma furono trovate due sue lettere segrete indirizzate al re ed il governo rivoluzionario emise un ordine di cattura nei suoi confronti.

Nel 1794 Talleyrand fu espulso dall’Inghilterra perchè la Gran Bretagna era entrata in guerra contro la Francia ed egli andò negli Stati Uniti dove esercitò anche la professione di agente immobiliare nelle foreste del Massachussetts e poi quella di mediatore in merci.

Dopo la caduta di Robespierre, Talleyrand nel 1796 riuscì a rientrare in Francia ed il capo del Direttorio Paul Barras lo nominò Ministro degli Esteri della Repubblica, incarico che manterrà, salvo una breve interruzione, per i successivi dieci anni. Il suo predecessore era stato Charles Delacroix, padre del celebre pittore romantico Eugene Delacroix che peraltro, molto probabilmente, era figlio invece di Talleyrand.

Talleyrand cominciò una corrispondenza con il giovane generale Bonaparte di ritorno dalla prima campagna d’Italia. Da tempo, infatti, il regime gli sembrava giunto alla fine ed il brillante Napoleone gli sembrava una valida alternativa.

Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio, Napoleone gli fece riavere il suo posto di ministro anche se gli impose di sposare la bella indiana sua amante Madame Grand, dalla quale aveva già avuto nel 1799 una figlia che adotterà nel 1803 e poi farà sposare al barone Alexandre-Daniel de Talleyrand, suo cugino.  Il matrimonio avvenne solo con rito civile poichè il papa gli aveva concesso la riduzione allo stato laicale, ma non il permesso di contrarre matrimonio.

Napoleone, Primo Console, lo inviò a Milano, dove convinse gli italiani a eleggere Bonaparte presidente della Repubblica Cisalpina e poi nel 1802 fece sancire, con il trattato di Amiens, la pace con l’Inghilterra. Talleyrand non approvò invece l’annessione del Piemonte alla Francia del 1802 perchè propendeva per una restituzione dei territori conquistati nelle campagne di guerra in Europa.

Assistette nel 1804 alla consacrazione di Napoleone, da lui stesso promossa come garanzia della stabilità del nuovo regime, e nel 1805 anche all’incoronazione di Bonaparte a re d’Italia a Milano pur essendovi contrario perchè il neo-imperatore aveva manifestato una volontà di egemonia europea che gli aveva nuovamente messo contro le altre potenze del continente unite nella Terza coalizione.

Nel 1805 fu comunque Talleyrand a firmare, dopo la vittoria di Austerlitz e dopo la disfatta navale di Trafalgar, il trattato di Presburgo con cui egli accordava uno “sconto” del 10% sulle riparazioni di guerra imposte alle nazioni dalla Francia, al fine di attuare una politica che garantisse l’equilibrio tra potenze.

Si rendeva conto del malumore verso lo strapotere di Napoleone che poneva sui troni i suoi parenti senza alcuna legittimazione storica e cominciò quindi a tessere una diplomazia parallela e segreta con lo zar di Russia Alessandro I e con l’Austria, per accreditarsi come alternativa a Napoleone dopo la sua caduta.

Nel 1806 Talleyrand fu nominato principe regnante di Benevento, piccolo Stato fondato nella città sottratta allo Stato della Chiesa, come riconoscimento per i suoi servigi. Non si recò mai in visita nel suo piccolo regno ma fece in modo di assicurargli un ottimo governo per otto anni.

Nel 1807 Napoleone e Alessandro I di Russia stipularono la pace ma Napoleone impose un trattamento punitivo e umiliante alla Prussia e questo rinfocolò il nazionalismo militarista prussiano e con esso tutto il nazionalismo tedesco.

Nello stesso anno venne stipulato il Trattato di Fontainebleau tra Francia e Spagna che consentiva ai francesi di attraversare il territorio spagnolo e portarsi in Portogallo per sottometterlo e cacciare gli inglesi di Wellington che vi erano sbarcati. Talleyrand intanto, intuita la prossima fine del potere napoleonico, si dimise dalla carica di ministro ma piazzò al suo posto un fedelissimo, Champagny duca di Cadore.

Nel 1809 mentre Napoleone era impegnato in Spagna a reprimere una insurrezione indipendentista, Talleyrand informò l’Austria di Klemens von Metternich, che era il momento giusto per attaccare e sconfiggere Bonaparte ma il carteggio venne scoperto. Furibondo per il tradimento, Napoleone si precipitò a Parigi dove fece una sfuriata  all’ex-ministro e poi sconfisse gli austriaci nella sua ultima grande vittoria a Wagram.

Napoleone impose  a Talleyrand  l’allontanamento da Parigi della moglie a causa della sua condotta licenziosa poichè era pubblicamente l’amante del duca di San Carlos. Nonostante questo, Talleyrand organizzò insieme a Fouchè e il ministro austriaco Metternich, il matrimonio di Napoleone con l’arciduchessa Maria Luisa d’Asburgo-Lorena. Poi arrivò la disfatta a Lipsia di Napoleone nel 1813.

Le truppe della Sesta coalizione antinapoleonica erano ormai in Francia e l’imperatore lasciò Parigi per combatterle, affidando al fratello Giuseppe, cacciato l’anno prima dal trono di Spagna, la reggenza dell’Impero. Talleyrand informò allora lo zar Alessandro I e il principe di Metternich sul modo migliore di prendere Parigi senza eccessivo spargimento di sangue.

Il 31 marzo 1814 lo zar Alessandro I entrò con le sue truppe in Parigi e il 6 aprile Napoleone, sconvolto dal tradimento del suo generale Marmont che si era arreso senza combattere, firmò a Fontainbleau l’atto di abdicazione.

Talleyrand divenne presidente del Consiglio provvisorio, il Senato dichiarò decaduto l’imperatore e poi sempre Talleyrand presentò il progetto di Costituzione che venne approvato all’unanimità con qualche modesta variazione. Mentre Napoleone era in esilio all’isola d’Elba, salì sul trono Luigi XVIII, che affidò a Talleyrand l’incarico di negoziare con le potenze vincitrici le condizioni per la pace.

Si giunse al trattato di pace di Parigi, che pose anche le premesse per il Congresso di Vienna. Con questo trattato la Francia restituì subito i territori conquistati dopo il 1792.Tutto ciò fu un grande successo di Talleyrand che riuscì ad ottenere il mantenimento del territorio francese.

Il 16 settembre 1814 prese avvio il Congresso di Vienna e sarà il principe di Périgord a firmare per la Francia l’atto finale il 9 giugno 1815. Egli riuscì a far accettare il principio della legittimità della sovranità per cui ogni nazione doveva essere costituita in Stato per tradizione storica e non per un’imposizione di forza dall’esterno.

Nel 1815 Bonaparte però fuggì dall’Elba e, giunto a Parigi, confiscò i beni del principe di Périgord e poi gli scrisse a Vienna per offrirgli l’incarico di ministro degli esteri, incarico che Talleyrand rifiutò.

Archiviato Napoleone, la Rivoluzione di luglio cacciò il nuovo re Carlo X e nel 1830 insediò Luigi Filippo che nominò Talleyrand ambasciatore a Londra, dove contribuì a determinare l’indipendenza del Belgio che il Congresso di Vienna aveva annesso ai Paesi Bassi e riuscì anche a mettere su quel trono il suo candidato, il principe Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha. Infine sottoscrisse una quadruplice alleanza fra Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo.

Nel 1835 Talleyrand lasciò la vita pubblica e poco prima di morire ricevette l’omaggio di una gran parte del mondo parigino, inclusi il re e la regina. Nel 1838 alla sua morte, lo scrittore Renan disse che Talleyrand, uomo per tutte le stagioni, era riuscito a ingannare la terra e il cielo.