
Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, (Parigi 1754 – Parigi 1838), fu un vescovo cattolico, politico e diplomatico francese che apparteneva al casato dei Talleyrand- Perigord, ed è considerato tra i maggiori esponenti del camaleontismo. Ebbe molti soprannomi, tra cui i più noti furono “Il diavolo zoppo”, “Il camaleonte” e “Lo stregone della diplomazia”.
La famiglia Talleyrand vantava la discendenza da Adalbert, conte di Perigord nel 990 vassallo di Ugo Capeto, e quindi fin da piccolo ebbe l’assoluta certezza che il suo sangue lo rendeva pari ad un re, tanto che gli affari di Stato della Francia gli sembravano propri affari di famiglia. Il suo casato annoverava anche Henri de Talleyrand-Périgord, conte di Chalais, che fu il protagonista di una cospirazione contro il cardinale Richelieu che però fu scoperta ed il conte finì sul patibolo.
Il padre era Charles-Daniel de Talleyrand-Périgord, cavaliere dell’Ordine di San Michele e luogotenente del re, conte di Périgord e la madre era Alexandrine de Damas d’Antigny. Risiedevano abitualmente a Versailles ma a causa della scarsa disponibilità economica non facevano molta vita di corte. Fratello di suo padre era invece Alexandre-Angelique de Talleyrand-Perigord cardinale arcivescovo di Parigi.
Charles-Maurice era zoppo a un piede dall’infanzia perchè affetto dalla sindrome di Marfan o perchè vittima della caduta da un alto mobile ove la sua balia l’aveva lasciato. Per poter camminare utilizzava una protesi metallica pesante e, non potendo essere destinato alla carriera militare, venne privato dai genitori del suo diritto di maggiorasco che fu concesso poi a suo fratello Archambaud.
Dopo l’infortunio, il piccolo venne affidato alle cure della bisnonna Marie-Françoise de Rochechouart, discendente della marchesa di Montespan, nel 1769 all’età di quindici anni entrò in seminario, malgrado nello stesso periodo frequentasse l’attrice Dorothée Dorinville e nel 1779, suo malgrado, venne ordinato sacerdote.
Si stabilì a Parigi dove si mise in luce per la sua abilità dialettica e nello stesso periodo fu iniziato in Massoneria anche se vi mantenne sempre un ruolo di basso profilo. Nel 1780 fu nominato agente generale per il clero di Francia, rendendosi così conto delle ricchezze della Chiesa francese, e diventò amico e consigliere del ministro delle finanze francese Calonne.
Talleyrand nel 1786 collaborò alla stesura di un trattato commerciale con la Gran Bretagna e poi venne eletto segretario dell’Assemblea generale. Intanto frequentava Adelaide Filleul, sposata al conte de Flahaut, dalla quale nel 1785 aveva avuto un figlio, Charles Joseph, battezzato con il cognome del marito di Adelaide, che poi diventò aiutante di campo e confidente di Napoleone e forse il padre naturale del futuro imperatore Napoleone III.
Poco dopo morirono suo padre e suo fratello minore Archambaud, lui ereditò i titoli e le proprietà di famiglia ed il re Luigi XVI, onorando la promessa fatta a suo padre in punto di morte, lo fece nominare vescovo di Autun.
Nel 1789, sotto la pressione di una grave crisi economica, il re Luigi XVI fu costretto a convocare l’Assemblea degli Stati generali e Talleyrand si candidò come rappresentante del Clero all’assemblea. Raccolse le lamentele dei suoi fedeli in un Cahier de doleances dove si chiedeva quasi l’abolizione della monarchia, dei privilegi feudali ed ecclesiastici, l’uguaglianza di tutti i ceti sociali davanti alla legge e una tassa sulla rendita fondiaria.
Talleyrand dopo l’atto di forza del re che impedì ai membri del Terzo Stato di entrare nell’aula, nel 1789 si unì ai dissidenti che si costituirono in Assemblea Nazionale Costituente anche se continuava però a tenere contatti segreti con il re proponendogli, dopo la presa della Bastiglia, persino un intervento armato a sorpresa contro l’Assemblea.
Insieme a Mirabeau, egli suggerì la confisca dei beni della Chiesa, arricchendosi parecchio, e propose la fine dell’attribuzione di religione di Stato al cattolicesimo e l’estensione della cittadinanza francese agli ebrei portoghesi e avignonesi. Lavorò infine alla Costituzione civile del clero, approvata nel 1790, che prevedeva anche il giuramento di fedeltà allo Stato da parte degli ecclesiastici, come anche egli stesso fece. Questa Costituzione fu però condannata da papa Pio VI che lo scomunicò.
Talleyrand firmò anche la Costituzione dello Stato francese che il re accettò nel 1791. In particolare egli era l’autore dell’art. VI relativo all’uguaglianza di tutti i cittadini innanzi alla legge e al principio che la legge è espressione della volontà generale. Con il Rapport sur l’instruction publique, che non includeva le donne, chiuse la sua attività alla Costituente.
Nel 1792 fu inviato in Inghilterra con il compito di rassicurare le monarchie europee dopo che l’imperatore austriaco Francesco II aveva dichiarato guerra alla Francia. Talleyrand fu un ottimo negoziatore ed ottenne la neutralità britannica.
Ritornato in Francia, si schierò con i radicali che volevano la testa del re, sperando così di far dimenticare la sua origine aristocratica e la sua carriera ecclesiastica al partito radicale dei Giacobini di Maximilien Robespierre. Danton lo rimandò in missione a Londra ma furono trovate due sue lettere segrete indirizzate al re ed il governo rivoluzionario emise un ordine di cattura nei suoi confronti.
Nel 1794 Talleyrand fu espulso dall’Inghilterra perchè la Gran Bretagna era entrata in guerra contro la Francia ed egli andò negli Stati Uniti dove esercitò anche la professione di agente immobiliare nelle foreste del Massachussetts e poi quella di mediatore in merci.
Dopo la caduta di Robespierre, Talleyrand nel 1796 riuscì a rientrare in Francia ed il capo del Direttorio Paul Barras lo nominò Ministro degli Esteri della Repubblica, incarico che manterrà, salvo una breve interruzione, per i successivi dieci anni. Il suo predecessore era stato Charles Delacroix, padre del celebre pittore romantico Eugene Delacroix che peraltro, molto probabilmente, era figlio invece di Talleyrand.
Talleyrand cominciò una corrispondenza con il giovane generale Bonaparte di ritorno dalla prima campagna d’Italia. Da tempo, infatti, il regime gli sembrava giunto alla fine ed il brillante Napoleone gli sembrava una valida alternativa.
Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio, Napoleone gli fece riavere il suo posto di ministro anche se gli impose di sposare la bella indiana sua amante Madame Grand, dalla quale aveva già avuto nel 1799 una figlia che adotterà nel 1803 e poi farà sposare al barone Alexandre-Daniel de Talleyrand, suo cugino. Il matrimonio avvenne solo con rito civile poichè il papa gli aveva concesso la riduzione allo stato laicale, ma non il permesso di contrarre matrimonio.
Napoleone, Primo Console, lo inviò a Milano, dove convinse gli italiani a eleggere Bonaparte presidente della Repubblica Cisalpina e poi nel 1802 fece sancire, con il trattato di Amiens, la pace con l’Inghilterra. Talleyrand non approvò invece l’annessione del Piemonte alla Francia del 1802 perchè propendeva per una restituzione dei territori conquistati nelle campagne di guerra in Europa.
Assistette nel 1804 alla consacrazione di Napoleone, da lui stesso promossa come garanzia della stabilità del nuovo regime, e nel 1805 anche all’incoronazione di Bonaparte a re d’Italia a Milano pur essendovi contrario perchè il neo-imperatore aveva manifestato una volontà di egemonia europea che gli aveva nuovamente messo contro le altre potenze del continente unite nella Terza coalizione.
Nel 1805 fu comunque Talleyrand a firmare, dopo la vittoria di Austerlitz e dopo la disfatta navale di Trafalgar, il trattato di Presburgo con cui egli accordava uno “sconto” del 10% sulle riparazioni di guerra imposte alle nazioni dalla Francia, al fine di attuare una politica che garantisse l’equilibrio tra potenze.
Si rendeva conto del malumore verso lo strapotere di Napoleone che poneva sui troni i suoi parenti senza alcuna legittimazione storica e cominciò quindi a tessere una diplomazia parallela e segreta con lo zar di Russia Alessandro I e con l’Austria, per accreditarsi come alternativa a Napoleone dopo la sua caduta.
Nel 1806 Talleyrand fu nominato principe regnante di Benevento, piccolo Stato fondato nella città sottratta allo Stato della Chiesa, come riconoscimento per i suoi servigi. Non si recò mai in visita nel suo piccolo regno ma fece in modo di assicurargli un ottimo governo per otto anni.
Nel 1807 Napoleone e Alessandro I di Russia stipularono la pace ma Napoleone impose un trattamento punitivo e umiliante alla Prussia e questo rinfocolò il nazionalismo militarista prussiano e con esso tutto il nazionalismo tedesco.
Nello stesso anno venne stipulato il Trattato di Fontainebleau tra Francia e Spagna che consentiva ai francesi di attraversare il territorio spagnolo e portarsi in Portogallo per sottometterlo e cacciare gli inglesi di Wellington che vi erano sbarcati. Talleyrand intanto, intuita la prossima fine del potere napoleonico, si dimise dalla carica di ministro ma piazzò al suo posto un fedelissimo, Champagny duca di Cadore.
Nel 1809 mentre Napoleone era impegnato in Spagna a reprimere una insurrezione indipendentista, Talleyrand informò l’Austria di Klemens von Metternich, che era il momento giusto per attaccare e sconfiggere Bonaparte ma il carteggio venne scoperto. Furibondo per il tradimento, Napoleone si precipitò a Parigi dove fece una sfuriata all’ex-ministro e poi sconfisse gli austriaci nella sua ultima grande vittoria a Wagram.
Napoleone impose a Talleyrand l’allontanamento da Parigi della moglie a causa della sua condotta licenziosa poichè era pubblicamente l’amante del duca di San Carlos. Nonostante questo, Talleyrand organizzò insieme a Fouchè e il ministro austriaco Metternich, il matrimonio di Napoleone con l’arciduchessa Maria Luisa d’Asburgo-Lorena. Poi arrivò la disfatta a Lipsia di Napoleone nel 1813.
Le truppe della Sesta coalizione antinapoleonica erano ormai in Francia e l’imperatore lasciò Parigi per combatterle, affidando al fratello Giuseppe, cacciato l’anno prima dal trono di Spagna, la reggenza dell’Impero. Talleyrand informò allora lo zar Alessandro I e il principe di Metternich sul modo migliore di prendere Parigi senza eccessivo spargimento di sangue.
Il 31 marzo 1814 lo zar Alessandro I entrò con le sue truppe in Parigi e il 6 aprile Napoleone, sconvolto dal tradimento del suo generale Marmont che si era arreso senza combattere, firmò a Fontainbleau l’atto di abdicazione.
Talleyrand divenne presidente del Consiglio provvisorio, il Senato dichiarò decaduto l’imperatore e poi sempre Talleyrand presentò il progetto di Costituzione che venne approvato all’unanimità con qualche modesta variazione. Mentre Napoleone era in esilio all’isola d’Elba, salì sul trono Luigi XVIII, che affidò a Talleyrand l’incarico di negoziare con le potenze vincitrici le condizioni per la pace.
Si giunse al trattato di pace di Parigi, che pose anche le premesse per il Congresso di Vienna. Con questo trattato la Francia restituì subito i territori conquistati dopo il 1792.Tutto ciò fu un grande successo di Talleyrand che riuscì ad ottenere il mantenimento del territorio francese.
Il 16 settembre 1814 prese avvio il Congresso di Vienna e sarà il principe di Périgord a firmare per la Francia l’atto finale il 9 giugno 1815. Egli riuscì a far accettare il principio della legittimità della sovranità per cui ogni nazione doveva essere costituita in Stato per tradizione storica e non per un’imposizione di forza dall’esterno.
Nel 1815 Bonaparte però fuggì dall’Elba e, giunto a Parigi, confiscò i beni del principe di Périgord e poi gli scrisse a Vienna per offrirgli l’incarico di ministro degli esteri, incarico che Talleyrand rifiutò.
Archiviato Napoleone, la Rivoluzione di luglio cacciò il nuovo re Carlo X e nel 1830 insediò Luigi Filippo che nominò Talleyrand ambasciatore a Londra, dove contribuì a determinare l’indipendenza del Belgio che il Congresso di Vienna aveva annesso ai Paesi Bassi e riuscì anche a mettere su quel trono il suo candidato, il principe Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha. Infine sottoscrisse una quadruplice alleanza fra Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo.
Nel 1835 Talleyrand lasciò la vita pubblica e poco prima di morire ricevette l’omaggio di una gran parte del mondo parigino, inclusi il re e la regina. Nel 1838 alla sua morte, lo scrittore Renan disse che Talleyrand, uomo per tutte le stagioni, era riuscito a ingannare la terra e il cielo.