Che cos’è la vita?

“Che cos’è la vita? È il lampo di una lucciola nella notte. È il respiro di un bufalo d’inverno. È la piccola ombra che corre sull’erba e si perde nel tramonto.”

Piede di Corvo (o Zampa di Corvo – Crow Foot )- Dakota del Sud, 1876 – Fort Yates, 1890 – è stato un condottiero nativo americano figlio del capo indiano Sioux Hunkpapa Toro Seduto

Dedicato ai “volontari” russi chiamati alle armi

E venne il giorno

E venne il giorno che travolse il sole e frantumandolo

lo sparse fra i detriti delle comete e delle stelle

che vorticavano impaurite e sospese nel cupo buio

dell’infinito pieno di lugubri suoni e di accecanti bagliori.

E venne il giorno che ci trovò smarriti a guardare il cielo

che si allontanava veloce alla ricerca di quel sole

che tanto amava e che ora con angoscia non trovava.

E venne il giorno in cui nessuno ricevette più la dolce

stretta dell’alba né più udì il respiro ansimante

del tramonto che passeggiava spegnendo a poco a poco

ogni luce che colorava ogni casa ed ogni luogo.

E venne il giorno in cui egli lo pregò di rallentare

Il battito del suo cuore per fermare, solo per un attimo,

quello sconosciuto pianto che gli squarciava il petto

perché non era ancora preparato a dare quell’addio

che l’avrebbe trasportato per sempre in un nuovo mondo

scivolando solitario su quel pendio scosceso e così profondo.

Il velo islamico, la morte di Mahsa Amini e i diritti civili delle donne in Iran


Il velo islamico divenne un tema di divisioni politiche in Iran nel 1936, quando il paese non era governato da una teocrazia ma dal regime secolare dello scià Reza Pahlavi, che prese il potere dopo la Prima guerra mondiale.

Seguendo il modello di altri leader autoritari del tempo, come il turco Kemal Atatürk, lo scià impose un’ occidentalizzazione forzata dell’Iran. Dopo un periodo in cui indossare il velo era stato scoraggiato, lo scià emise un decreto che vietava definitivamente alle donne di indossare l’hijab e altri veli islamici in pubblico e impose inoltre agli uomini di abbandonare gli abiti tradizionali e di vestirsi all’occidentale, con giacca pantaloni e bombetta.

In quegli anni la stragrande maggioranza delle donne iraniane indossava il velo e l’imposizione dello scià fu vista come un abuso, anche perché il governo diede ordine alla polizia di far rispettare lo “svelamento” con mezzi duri: le donne che indossavano l’hijab in pubblico venivano spesso malmenate e veniva strappato loro il velo dalla testa ed scluse dagli incarichi pubblici.

Nel 1941, lo scià fu costretto ad abdicare in favore del figlio Mohammad Reza Pahlavi che concesse alle donne di vestirsi come desideravano, con o senza velo. Ma il velo rimase uno dei simboli della lotta politica, anche perché lo scià continuava a promuovere uno stile di vita secolare e occidentale mentre la sua popolarità continuava a scendere, soprattutto per le accuse di corruzione contro il suo regime.

La rimozione del velo divenne il simbolo non soltanto della campagna di occidentalizzazione forzata portata avanti dallo scià, ma anche del suo regime autoritario. Indossarlo, invece, divenne un simbolo dell’opposizione: cominciarono a farlo non soltanto le donne appartenenti ai ceti più conservatori, ma anche quelle della classe media, istruite e benestanti, come segno di protesta.

Nel 1979 la rivoluzione islamica costrinse lo scià a fuggire dal paese e al suo posto si installò come Guida suprema l’ayatollah Ruhollah Khomeini, un noto leader religioso sciita. Egli inizialmente presentò la rivoluzione islamista come mezzo per porre fine al regime autoritario e agli abusi dello scià. In realtà, in pochissimo tempo Khomeini impose in Iran una rigida teocrazia, estromettendo dai posti di potere i non religiosi e i comunisti che avevano anch’essi contribuito alla rivoluzione.

Impose a tutte le donne di indossare il velo e molte delle donne non religiose e della classe media che avevano sostenuto la rivoluzione si ribellarono e protestarono a decine di migliaia l’8 marzo del 1979, in una grande marcia che rimase celebre.

Il regime ritirò momentaneamente l’imposizione del velo. Ma nel giro di pochi anni i rivoluzionari islamici più conservatori eliminarono tutti i moderati dal governo e dalle cariche pubbliche e tornarono a imporre alle iraniane le proprie leggi morali. Nel 1980 alle donne senza velo fu vietato di entrare negli uffici pubblici e nel 1981 indossare il velo tornò a essere obbligatorio e poco dopo una legge prevedeva 74 frustate per le donne che uscivano di casa senza il velo che diventò così il simbolo di oppressione del regime degli ayatollah.

La legislazione iraniana prevede ancora la possibilità che una donna che esce di casa senza velo sia punita a frustate, ma si tratta di una pena poco praticata. Normalmente è applicata una multa (tra i 50.000 e i 500.000 rial, cioè tra gli 1,5 e i 15 euro) o una pena detentiva che può durare tra i 10 giorni e i due mesi. Ma la polizia religiosa ha enorme discrezionalità e ci sono stati casi di donne arrestate a cui sono imposte cauzioni esorbitanti per uscire di prigione.

Capita inoltre che la polizia religiosa prenda di mira le donne che usano l’hijab, che può lasciare intravedere parte dei capelli e del collo, per spingerle a indossare il chador nero che lascia scoperta soltanto la faccia. In altri casi, le donne che appartengono a minoranze religiose sono prese particolarmente di mira perché si coprono la testa con indumenti non standard.

Le manifestazioni contro l’hijab negli ultimi anni sono state numerose: le più note, che furono poi represse con la violenza, si svolsero tra il 2017 e il 2018, ispirate dalla foto di una ragazza che, in via Rivoluzione a Teheran, si tolse il suo hijab bianco, lo mise sopra a un bastone e lo sventolò come una bandiera in segno di protesta.

Il 13 settembre 2022 una 22enne iraniana di nome Mahsa Amini stava viaggiando con la sua famiglia verso Teheran quando, durante un controllo, è stata arrestata per non aver rispettato le rigide regole sull’abbigliamento femminile inasprite lo scorso 15 agosto dal presidente Ebrahim Raisi, soprattutto riguardo al copricapo.

Pare che alla giovane spuntasse qualche ciocca di capelli dall’hijab. La polizia ha detto alla famiglia che la ragazza sarebbe stata rilasciata dopo una “sessione di rieducazione” e l’ha caricata nel furgone. Gli agenti l’hanno picchiata a sangue direttamente nell’abitacolo e, pochi giorni dopo, Mahsa è morta nell’unità di terapia intensiva dell’ospedale di Kasra.

La ragazza è arrivata in ospedale già in stato di morte cerebrale ma la polizia ha dichiarato che la ragazza ha avuto semplicemente un attacco di cuore. La famiglia ha protestato e dimostrato che Mahsa non aveva problemi cardiaci e qualcuno è riuscito a fotografare la giovane mentre era intubata e in coma all’ospedale.

Le domande surreali:

“È così che misurano il loro onore alcuni uomini?”
“È così che vanno in Paradiso? ”

Il grande cambiamento delle mafie europee

Oggi in Europa si inizia a parlare di sicurezza a causa della guerra e dell’invasione della Russia in Ucraina ma esiste un altro grosso problema che non si vede ad occhio nudo ma che è forte e pervasivo: le mafie. Si parla poco degli affari milionari delle organizzazioni criminali fuori dai nostri confini, del filo rosso di sangue e di denaro teso da decenni e dei nuovi padrini che non sparano ma aprono filiali nel mondo.

In questi anni, segnati dalla pandemia, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra si siano globalizzate diventando le più grosse imprese italiane all’estero, rendendo l’attuale lotta alle mafie scarna e non sufficiente.
In Europa vi è un grande cambiamento nelle mafie ed esiste un super cartello che ha operato ed opera dall’Italia all’Europa passando per Dubai. Una vicenda che evidenzia l’incapacità e la non volontà di alcuni Paesi di fare cooperazione internazionale e di applicare delle leggi che potrebbero essere molto restrittive per le organizzazioni criminali.

Queste organizzazioni hanno trovato un porto franco negli Emirati dove sono soliti trafficare cocaina, riciclare denaro e addirittura ordinare omicidi via chat. Tutto questo si è amplificato notevolmente con la pandemia.

È una rete fluida molto hi-tech con strumenti finanziari e tecnologici di comunicazione all’avanguardia che riesce a muoversi su più Paesi senza confini etnici e nazionali. Tra i protagonisti vi è Daniel Kinahan rampollo di un clan irlandese spostatosi in Spagna e poi approdato a Dubai, che traffica cocaina, ordina regolamenti di conti a Dublino, si occupa di riciclaggio ed anche di dispensare consigli e soldi nel mondo della box internazionale.

Un altro protagonista è Edin Gačanin, capo di un clan che ha creato una rete di traffico di stupefacenti dal Perù e la cocaina arriva in tre porti fondamentali : Rotterdam, Anversa e Amburgo. Luoghi in cui passa il commercio mondiale di cocaina dal Sudamerica e a controllare quei porti c’è il signore della droga irlandese Ridual Daghi, assieme al suo socio Richard Riquelme Vega, alias “El Rico” considerato a Santiago il cileno più pericoloso al mondo.

Il manager di Camorra Raffaele Imperiale, espulso da Dubai e rimpatriato in Italia lo scorso 25 marzo, ha creato una rete triangolare delle importazioni di cocaina: dall’Olanda alla Colombia, passando per la Spagna. Un soggetto che girava con passaporti diplomatici pur essendo un latitante internazionale, oltre ad essere indagato per 416bis ed essere conosciuto come il boss dei Van Gogh in quanto in uno scantinato a Castellammare di Stabia (Napoli) di sua proprietà furono trovati due quadri del pittore olandese trafugati nel 2002 dal museo a lui dedicato ad Amsterdam.

C’è inoltre una mafia emergente albanese che sta correndo sul piano della credibilità e del radicamento e non si tratta di quella che si è specializzata negli assalti alle ville ma di quella cresciuta in Albania dove c’è un livello di corruzione altissimo. Lì ci sono grandi estensioni di marijuana e anche la ‘Ndrangheta si approvvigiona di questa droga dall’Albania utilizzando come canale Otranto oppure l’ex Jugoslavia.

Questa mafia albanese si sta radicando molto anche in Olanda dove, dopo che hanno ammazzato un avvocato, un giornalista e un testimone di giustizia, ora sono in grande difficoltà . Si trovano infatti con  tre mafie: la ‘Ndrangheta, la mafia albanese e la ‘Maffia’, ovvero una mafia di 3° generazione del nord Africa ferocissima che si sta creando spazi in maniera molto violenta. E gli olandesi forse si sono pentiti di aver creato un sistema giudiziario a maglie larghe e per essere stati tolleranti con il contrasto delle droghe.

Situazione non molto diversa da quanto avvenuto nel nord Italia dove la ‘Ndrangheta invece che sparare si è recata al Nord con valigie piene di soldi e si è abbracciata ad alcuni imprenditori ingordi che hanno preso i soldi per arricchirsi . E le mafie sono in grado di offrire smaltimento di rifiuti con ribassi del 40%, manodopera sottopagata, movimento terra, lavori a cottimo e tanto altro.

Quindi gli imprenditori del Nord pensando di diventare ancora più ricchi e competitivi rispetto agli altri non hanno capito che l’obiettivo dello ‘ndranghetista, del camorrista o dell’uomo di Cosa nostra non è quello di arricchirsi, bensì rilevare l’attività commerciale. È il cosiddetto processo di normalizzazione.

Alcuni pensano inoltre che l’ultima legge promulgata in Italia sulla presunzione di innocenza crei un problema che fuoriesce dalla sfera della giustizia e che vada ad intaccare il cuore della libertà di stampa. Ritengono che se la stampa non è libera di scrivere, la notizia non c’è e il problema non esiste in quanto spesso per l’opinione pubblica un problema esiste solo se per alcuni giorni lo stesso argomento viene trattato sui giornali o telegiornali più importanti d’Italia. Gli stessi ritengono che questa legge l’anno prossimo porterà l’Italia al 200° posto per la libertà di stampa.

Sembra che le mafie non siano state sconfitte e non lo saranno perché servono nel mondo del potere e dell’economia. Non a caso nel Pil si calcolano anche gli introiti del traffico di cocaina. Inoltre le mafie votano, fanno votare e non hanno ideologia: votano solo per il candidato che gli offre più garanzie.

  

Il possibile ritorno della Polio

    1956, Elvis Presley si vaccina in diretta tv

    La polio, o poliomielite, è una malattia infettiva causata da poliovirus, virus a RNA appartenenti al genere Enterovirus. Le cellule umane hanno recettori proteici ai quali i poliovirus possono aderire e quindi penetrare nelle cellule. Il virus infetta le cellule dell’orofaringe, le tonsille, i linfonodi del collo e l’intestino tenue.

    Una volta instaurata l’infezione, i poliovirus possono raggiungere il sistema nervoso centrale. Si possono avere infezioni prive di sintomi, con pochi sintomi (febbricola, nausea, diarrea), meningiti asettiche o forme paralitiche. Solo l’1% circa delle infezioni si manifesta come malattia riconoscibile clinicamente.

    Il periodo di incubazione varia da 4 a 35 giorni, tipicamente 7-14 giorni. I sintomi clinici iniziali possono includere febbre, affaticamento, mal di testa, vomito, costipazione (o meno comunemente diarrea), indolenzimento del collo e dolore agli arti. La moltiplicazione virale distrugge i neuroni motori che non rigenerano anche se in alcuni casi è possibile recuperare la funzionalità muscolare in modo completo. Non esistono farmaci in grado di curare questa malattia e l’unica possibilità è rappresentata dalla prevenzione attraverso vaccinazione.

    All’inizio del 2022 prevaleva un cauto ottimismo sulla possibile cancellazione globale di questa malattia virale altamente contagiosa un tempo responsabile di milioni di morti all’anno.

    Grazie ai vaccini, i casi globali di polio sono calati del 99%, passando da 350.000 alla fine degli anni ’80 ai 240 casi di quest’anno. Il poliovirus selvaggio rimane endemico soltanto in Pakistan e Afghanistan dove però a inizio 2022 venivano rilevati solo quattro casi in totale.

    Tuttavia a febbraio 2022 il Malawi ha annunciato il suo primo caso di polio in 30 anni, dopo che una bambina di 3 anni è rimasta contagiata dal virus importato probabilmente dal Pakistan. Il Pakistan a sua volta ha riportato 14 casi, 8 dei quali nello stesso mese la scorsa primavera e a marzo la polio è ricomparsa in Israele, dove non si vedeva dal 1988.

    A giugno nel Regno Unito sono state scoperte tracce del virus in diversi campioni d’acqua prelevati dalle fognature di Londra. L’ultimo caso di polio nel Regno Unito risale al 1984 e al momento non sono stati evidenziati nuovi contagi e le autorità hanno invitato la popolazione a verificare di aver effettuato l’intero ciclo di quattro vaccini antipolio.

    Nella prima metà di agosto, lo stesso allarme è arrivato dalle fognature di New York dove tre settimane prima, un’infezione da poliovirus aveva condotto alla paralisi un uomo.

    Il virus isolato a Londra è dello stesso tipo del poliovirus attenuato usato nei vaccini orali antipolio, somministrati nelle campagne di vaccinazione di massa nei Paesi in via di sviluppo. Esistono infatti due tipi di vaccini antipolio, «quello “inattivato” di Salk (IPV), da somministrare con iniezione intramuscolo, e quello “vivo attenuato” di Sabin (OPV), da somministrare per via orale.

    Le persone immunizzate con vaccino attenuato possono disperdere il virus attraverso le feci.Questo comporta un potenziale rischio nei Paesi in cui la campagna vaccinale va a rilento o nei quartieri in cui siano presenti sacche di popolazione non vaccinate contro la polio.

    In Gran Bretagna e negli Stati Uniti, così come in Italia, si usa un vaccino iniettabile a base di un virus inattivato che non si diffonde attraverso le feci e per questo si pensa che i virus trovati nelle fognature arrivino da individui vaccinati con il vaccino orale, o da non vaccinati rimasti contagiati all’estero.

    Tutti questi casi a macchia di leopardo suggeriscono che il virus, stia circolando da almeno un anno, complice la pandemia di covid che ha bloccato per mesi le campagne di vaccinazione di massa. A rallentare gli sforzi ci sono anche altri fattori: politici (in Afghanistan i Talebani si sono a lungo opposti al vaccino anti-polio), sociali (il nomadismo di alcune popolazioni), geografici (l’inaccessibilità di alcuni territori) ma anche ideologici: in Pakistan e Afghanistan si è diffusa la convinzione che i vaccini siano un’arma occidentale per sterilizzare la popolazione.

    La polio è difficile da eradicare anche perché si diffonde in modo silenzioso, causando sintomi simil-influenzali ma in un contagiato su 200 conduce a una paralisi irreversibile.

    Per riuscire a debellare la polio entro il 2026 occorre interrompere la trasmissione sia di tutti i ceppi di poliovirus selvaggio sia del virus vaccino-derivato. Ma serve anche migliorare le condizioni di vita nei Paesi in cui il virus è ancora presente: il poliovirus, anche nella sua forma attenuata, si diffonde più facilmente dove è scarso l’accesso all’acqua pulita e a servizi igienici adeguati.

    La misteriosa formazione della Luna e la teoria del “Big thwack”

    Una teoria sulla formazione della Luna suggerisce che essa si sia originata dalla Terra staccandosi dalla sua crosta per effetto della forza centrifuga o di un’immensa esplosione avvenuta nelle Filippine, nella fossa delle Marianne situata nell’oceano Pacifico. Questa teoria della fissione non è compatibile però con l’età relativamente giovane della crosta oceanica anche se è compatibile con gli studi sugli isotopi lunari, che hanno valori molto simili a quelli della crosta terrestre e con il fatto che le rocce lunari hanno molecole d’acqua legate.

    Una seconda teoria, detta della cattura, ipotizza invece che la Luna si sia formata in un’altra zona del sistema solare e che sia stata in seguito catturata dall’ attrazione gravitazionale terrestre. Ma un corpo esterno per poter esser catturato in un’orbita stabile ha bisogno di un fattore determinante per il dissipamento dell’energia al momento della sua fase di avvicinamento. In sistemi con già altri elementi di massa rilevante in orbita, questo però avviene grazie alla perturbazione gravitazionale di altri satelliti. La Luna non potrebbe essere quindi stata catturata in questo modo, a causa dell’assenza di altri satelliti.

    L’ipotesi dell’accrescimento presuppone che la Luna si sia formata dai materiali che circondavano la proto-Terra, analogamente a come si formarono i pianeti attorno al Sole. Questa ipotesi tuttavia non spiega la scarsità di ferro metallico sulla Luna.

    Nessuna di queste teorie riesce inoltre a spiegare l’elevato momento angolare del sistema Terra-Luna per cui nel 1975 fu proposta, da William Hartmann e Donald Davis, la teoria dell’impatto gigante (Big thwack). Essi ipotizzarono l’impatto di un corpo delle dimensioni di Marte, chiamato Theia o Orpheus, con la Terra. Da quest’impatto, nell’orbita circumterrestre si sarebbe generato abbastanza materiale da permettere la formazione della Luna. Ed è riconosciuto che impatti come questo potrebbero essere avvenuti anche per altri pianeti.

    L’ipotetico corpo Theia si sarebbe formato in una posizione gravitazionalmente stabile lungo la stessa orbita del nostro pianeta. Qui Theia si sarebbe accresciuto progressivamente inglobando i detriti che occupavano in gran numero le regioni interne del sistema solare poco dopo la sua formazione. Quando Theia crebbe fino a raggiungere la dimensione di Marte, la sua massa divenne troppo elevata per restare stabilmente nel suo punto orbitale soprattutto considerando l’influenza di Giove nel turbare le orbite degli altri pianeti del sistema solare.

    Quindi 34 milioni di anni dopo la formazione della Terra questo corpo colpì la Terra con un angolo obliquo, distruggendosi e proiettando nello spazio sia i suoi frammenti sia una porzione significativa del mantello terrestre. L’urto avvenne con un angolo di 45° e a una velocità di circa 4 km/s (circa 14400 km/h) tanto che quasi la totalità della massa lunare deriverebbe dalla crosta e dal mantello della proto-Terra. La proto-Terra, colpita da Theia, avrebbe dimezzato il suo tempo di rotazione dalle originali 8 ore a 4 ore.

    Secondo alcuni calcoli il due per cento della massa di Theia formò un anello di detriti, mentre circa metà della sua massa si unì per formare la Luna, processo che potrebbe essersi completato nell’arco di un secolo. È anche possibile che una parte del nucleo di Theia, più pesante, sia affondata nella Terra stessa fondendosi con il nucleo originario del nostro pianeta. Si ritiene che un simile impatto avrebbe completamente sterilizzato la superficie terrestre, provocando l’evaporazione degli eventuali mari primordiali e la distruzione di ogni tipo di molecola complessa. Se mai sulla Terra fossero già all’opera processi di formazione di molecole organiche, l’impatto di Theia dovrebbe averli bruscamente interrotti.

    Inoltre è stato suggerito che in conseguenza dell’impatto si siano formati altri oggetti di dimensioni significative, ma comunque inferiori a quelle della Luna, che avrebbero continuato ad orbitare attorno alla Terra, Nell’arco di un centinaio di milioni di anni al più, le azioni gravitazionali degli altri pianeti e del Sole ne avrebbero comunque destabilizzato le orbite, causandone la fuga dal sistema o delle collisioni con il pianeta o con la Luna. Forse una collisione tra la Luna e uno di questi corpi minori dalle dimensioni pari ad un trentesimo di quelle lunari potrebbe aver causato le notevoli differenze in caratteristiche fisiche esistenti tra le due facce della Luna.

    Nel 2001 si è ipotizzato inoltre che la neonata Luna sarebbe stata collocata su un’orbita non stabile e sarebbe ricaduta sul pianeta e che l’attuale inclinazione dell’asse di rotazione terrestre è frutto del secondo impatto. La teoria del doppio impatto nasce perché con un singolo impatto non si sarebbe avuta la quantità di materia necessaria a formare la Luna che oggi vediamo. Questo secondo impatto avrebbe inoltre contribuito ad accrescere la massa terrestre ben più di quanto in precedenza ipotizzato.

    Gli indizi che avvalorano questa teoria derivano dalle rocce raccolte durante gli atterraggi delle missioni Apollo, che mostrarono composizioni di isotopi di ossigeno quasi uguali a quelle terrestri. Inoltre la presenza di campioni di rocce indicano che in un periodo anteriore una grande parte della Luna fosse in uno stato fluido e la teoria dell’impatto gigante spiega facilmente l’origine dell’energia richiesta per formare un tale oceano di lava .

    Esistono diverse prove secondo cui la Luna possiederebbe un nucleo ferroso, anche se piccolo, circa un quarto del raggio lunare mentre gli altri corpi di tipo terrestre hanno un nucleo pari a metà del raggio. La Luna si sarebbe quindi formata principalmente da materiale proveniente dal mantello terrestre e da Theia mentre il nucleo di quest’ultima si sarebbe unita alla Terra, spiegando in questo modo il valore del momento angolare.

    Gli interrogativi ancora aperti che riguardano questa ipotesi sono che alcuni elementi volatili della Luna non si sono esauriti come previsto dalla teoria e se il materiale proto-lunare proviene dal corpo che ha impattato, la Luna dovrebbe essere ricca di elementi siderofili ma ne sono state rilevate quantità minime.

    Inoltre uno studio del 2011 condotto dalla NASA ed eseguito su campioni vulcanici lunari solidificatisi 3,7 miliardi di anni fa e raccolti dalla missione Apollo 17 del 1972, ha permesso di misurare nel magma lunare una concentrazione d’acqua 100 volte superiore a quelle precedentemente stimate. Secondo la teoria dell’impatto l’acqua dovrebbe però essersi dissolta quasi completamente durante l’impatto stesso, mentre dai dati qui ricavati la quantità d’acqua stimata è simile a quella presente nella crosta terrestre ipotizzando così che la Luna sia composta per un 50% anche da Theia.

    Stanotte l’amore è muto, dolce poesia di Torquato Tasso

    Gustav klimt
    Come succede nella natura, anche l'amore fra uomo e donna può essere fatto solo di sguardi e di carezze
    
    Stanotte l'amore è muto
    
    Tacciono i boschi e i fiumi,
    e 'l mar senza onda giace,
    ne le spelonche i venti han tregua e pace
    e nella notte bruna
    alto silenzio fa la bianca luna:
    e noi tegnamo ascose
    le dolcezze amorose:
    Amor non parli o spiri,
    sien muti i baci e muti i miei sospiri
    
    Torquato Tasso
    Torquato Tasso (Sorrento,1544 – Roma,1595) è stato un poeta, scrittore, drammaturgo e filosofo italiano.