Mese: settembre 2017
Τὰ χάριτε
Rossane la “piccola stella splendente “
Alessandro Magno sbarcò in Asia con l’intenzione di conquistare l’Impero Persiano e sconfisse i Persiani sul fiume Granico e a Isso e nel 331 a.C. mise in fuga Dario III a Gaugamela. Dario fuggì verso Oriente, verso le regioni più selvagge cercando salvezza presso i suoi satrapi Besso, Spitamene, Satibarzane e Ossiarte.
Nel 330 a.C. Dario giunse in Ircania dove però i satrapi Besso e Satibarzane lo pugnalarono a morte. Alessandro dopo aver disposto per Dario sontuosi funerali, cercò di punire i satrapi traditori, tra i quali Besso aveva osato proclamarsi Re di Persia.
Iniziò un grave conflitto fatto di guerriglie, agguati tra le montagne e stragi. Per tre anni l’estremo Oriente persiano si trasformò in un carnaio, tra le rocce dei monti inaccessibili, gli aridi altopiani, e le fitte, scure foreste che digradavano verso l’India. Il primo a cadere fu Satibarzane poi il satrapo Barsente tentò la fuga verso l’India, ma venne catturato e consegnato al re macedone. Besso perse anche l’appoggio del satrapo della Sogdiana, Spitamene, che lo consegnò ad Alessandro.
Besso venne tradotto a Persepoli e condannato a morte, Spitamene pose però l’assedio a Marcanda ma fu costretto a una precipitosa fuga e venne decapitato. Rimaneva infine un solo satrapo ribelle cioè Ossiarte che fece trasferire la sua famiglia nell’inaccessibile rocca di Arimazes ma nel 327 a.C. Alessandro prese la roccaforte e lo catturò insieme alla sua famiglia e ai suoi tesori.
Alessandro notò una giovane di folgorante bellezza, la figlia di Ossiarte: Rossane, un nome che significava “piccola stella splendente”. Nata forse attorno al 343 a.C., Rossane aveva sedici anni e fino ad allora aveva vissuto l’esistenza lussuosa della nobiltà persiana. Alessandro si innamorò di lei e la sposò secondo il rito bactriano.
La coppia reale partì presto verso l’Oriente e visse orrori inimmaginabili come quello dell’Idaspe, dove la battaglia contro il re Poro e i suoi elefanti si risolse in un violento massacro. Il sogno di Alessandro si arrestò perchè gli uomini si ammutinarono e Alesssandro venne costretto a tornare indietro.
E in quella ritirata il re si divise per la prima volta da Rossane: lei mandata a Babilonia con la flotta di Nearco, lui alla testa dell’esercito, nella terribile traversata del deserto del Makran. Ma prima di ricongiungersi con lei a Babilonia, Alessandro si fermò a Susa dove con un matrimonio collettivo prese come seconda moglie Statire figlia di Dario III.
Il re tornò a Babilonia ma nel giugno del 323 a.C. cadde ammalato e nel giro di pochi deliranti giorni, morì. Lasciò dietro di sé un impero immenso, esteso dalle coste della Grecia alle sponde dell’Indo, generali voraci e avidi amici ma nessun erede.
Rossane infatti (e forse anche Statira) era incinta e morendo Alessandro aveva affidato il suo anello con il sigillo a Perdicca, uno dei suoi più fidati luogotenenti. Ma quando i generali di Alessandro, i diadochi, si riunirono non fecero mistero di volere al trono il malleabile Filippo III Arrideo. Acconsentirono però ad attendere la nascita del bambino, assegnando a Perdicca il ruolo di reggente.
Ma Rossane non era più una fragile principessa perchè anni di guerre l’avevano indurita: fu lei a ordinare l’assassinio di Statira, prima di dare alla luce nel 323 a.C. un bambino: Alessandro IV. Perdicca, nel 321 a.C. si recò in Egitto, tentando di tutelare l’unità dell’Impero, ma venne assassinato e Rossane e suo figlio passarono sotto la custodia di Antipatro, che abbandonò la finzione dell’impero unito e li portò in Macedonia, mentre il resto delle conquiste di Alessandro venne lasciato ai diadochi.
Antipatro morì nel 319 a.C. lasciando il suo posto a Poliperconte e al figlio Cassandro. La situazione precipitò: alleato a Filippo III e ai diadochi, Cassandro costrinse Poliperconte, con Rossane e il bambino, a rifugiarsi in Epiro alla corte di Olimpiade, madre di Alessandro.
Scoppiò una violenta guerra civile e Filippo III e i suoi vennero fatti giustiziare da Olimpiade che tornò in Macedonia, a Pella, con Rossane e Alessandro IV. Nel 316 a.C. Olimpiade si arrese a Cassandro e fu giustiziata, mentre Rossane e suo figlio vennero relegati ad Anfipoli, sulla costa tracia.
Con il passare degli anni, Alessandro IV divenne però un ostacolo ai piani di Cassandro, che come reggente aveva preso il comando del potente regno macedone. Così nel 309 a.C. egli fece avvelenare il piccolo erede al trono, appena tredicenne, e sua madre. Morì in questo modo Rossane, l’incontro vivente di due culture, la regina che proveniva dal confine del mondo.
Amore che vieni, amore che vai
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
mi dici le stesse parole d’amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
perduto in novembre o col vento d’estate
io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
amore che vieni, amore che vai.
Fabrizio De’ Andrè
Cade una foglia
Cade una foglia che pare
tinta di sole, che nel cadere
ha l’iridescenza di una farfalla;
ma appena giunta a terra
si confonde con l’ombra, già morta.
Grazia Deledda
Robot Pepper
Saprai che non t’amo e che t’amo
Saprai che non t’amo e che t’amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un’ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t’amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l’infinito,
per non cessare d’amarti mai:
per questo non t’amo ancora.
T’amo e non t’amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t’amo quando non t’amo
e per questo t’amo quando t’amo.
(Pablo Neruda)
Daniel Camargo Barbosa la “bestia delle Ande”
Daniel Camargo Barbosa, conosciuto come La bestia delle Ande (Colombia 1930- Quito 1994) è stato un serial killer che uccise almeno 72 giovani donne ma fu sospettato di 150 omicidi.
Nel 1986 Barbosa fu arrestato a Quito per l’assassinio di un’altra bambina di 9 anni; possedeva una borsa con i suoi abiti macchiati di sangue. Egli confessò di aver ucciso 71 ragazze dopo la fuga dalla prigione e diede le indicazioni per il ritrovamento dei cadaveri, che però non furono rinvenuti.
Era ossessionato dalla purezza, dal simbolo casto della verginità e come vittime sceglieva sempre bambine o adolescenti. Disprezzava le prostitute simbolo non solo del peccato, ma di malattie ed infermità e le donne adulte, ritenute impure, che hanno già perduto da tempo la castità.
Bibbia in mano, si presentava in strada alle ragazze o alle bambine raccontando di essere straniero e di cercare il pastore di una chiesa evangelica. Chiedeva aiuto perché lo accompagnassero alla ricerca del fantomatico predicatore promettendo in cambio una piccola ricompensa.
Portate in zone boschive e isolat le stuprava e strangolava e se opponevano troppa resistenza le accoltellava con un machete. La morte è un attimo unico ed irripetibile, dirà più tardi alla polizia e per questo Camargo cercava sempre di memorizzarne ogni dettaglio. Era attratto dai volti angelici, dal pianto, dalle implorazioni delle ragazze e dall’essere padrone del loro destino. Per avere sempre presente quei momenti irrepetibili, portava con sè i ricordi delle ragazze uccise: anelli, collanine, capi di abbigliamento, ogni piccola cosa che potevano ricollegare il suo gesto assassino ad una determinata vittima.
Finito il rituale, Camargo smembrava i corpi a colpi di machete per depistare gli inquirenti poi si orinava sulle mani per lavarsi del sangue e si cambiava la camicia. Sguiva sempre i soliti gesti.
Barbosa aveva un Q.I. di 116, era misogino e soffriva di sadismo. Magro, di bassa statura, il volto scavato, perenne sigaretta tra le dita, instancabile lettore venne definito una persona brillante, con una cultura al di sopra della media, che oltre allo spagnolo parlava inglese e portoghese.
Barbosa fu condannato nel 1989 a soli 16 anni di carcere, che era il massimo della pena prevista nell’Ecuador, e incarcerato con il serial killer Pedro Alonso Lopez (scarcerato nel 1998 dopo avere commesso tra i 110 e gli oltre 350 omicidi). La Bestia delle Ande fu uccisa con otto pugnalate nel 1994 in carcere dal cugino di una delle vittime, Giovanny Arcesio Noguera Jaramillo.
La canzone dell’amore perduto
Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole
“Non ci lasceremo mai, mai e poi mai“,
vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
così per noi
l’amore che strappa i capelli è perduto ormai,
non resta che qualche svogliata carezza
e un po’ di tenerezza.
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti al sole
di un aprile ormai lontano,
li rimpiangerai
ma sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
E sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
Fabrizio de’ Andrè
La seticoltura


La seta, utilizzata per ottenere tessuti pregiati, è una fibra di origine animale prodotta da alcuni insetti oppure da ragni ma generalmente si ottiene dal bozzolo dei bachi da seta.
Secondo la tradizione cinese nel 3000 a.C. all’imperatrice Hsi Ling Shihchi, mentre sotto un gelso beveva del thè caldo, un bozzolo cadde nella tazza e il calore della bevanda le permise di dipanarlo ottenendo un filo lungo quasi un chilometro. Alcuni reperti fossili suggeriscono invece che la sericoltura abbia origini ancora più remote.
La seta, da sempre considerata un tessuto prezioso e nobile, è stata per lungo tempo un privilegio degli imperatori cinesi, della loro corte e dei sacerdoti. Il colore identificava la classe sociale di appartenenza: giallo per imperatore ed imperatrice; viola per le altre donne dell’imperatore; celeste per gli ufficiali. Solo in seguito si diffuse in tutte le classi sociali, ed il suo uso non fu limitato esclusivamente all’abbigliamento, ma venne utilizzata anche nella produzione di corde per strumenti musicali, per reti da pesca, per legacci resistenti.
La sericoltura rimase per lungo tempo esclusivamente patrimonio cinese e solo verso il sesto secolo d.C. dei monaci, che erano stati in Cina, riuscirono a portarla a Bisanzio dove diventò il prodotto più fiorente dell’economia bizantina. Nel tredicesimo secolo d.C., con l’espansione del mondo islamico il baco da seta arrivò in Sicilia e l’Italia sviluppò una propria produzione di seta divenendo il maggior centro europeo. Tale primato fu dell’Italia fino al diciassettesimo secolo quando la Francia diventò il primo produttore europeo.
Il percorso che portava dall’Estremo Oriente agli imperi medio orientali, europei ed egiziani venne chiamato via della Seta. Oggi, la seta continua ad essere considerata un tessuto molto pregiato e i principali produttori mondiali di seta sono la Cina, che supera il 70% della produzione mondiale, l’India, la Thailandia ed il Brasile.