Il mortale idrogeno solforato

L’idrogeno solforato rende le fognature molto pericolose ed è velenoso come il cianuro ma non ha antidoto. Il suo odore di uova marce è inconfondibile e si forma tipicamente nelle fogne o pozzi di idrocarburi a causa della degradazione di materia organica a opera di batteri in ambiente senza ossigeno.

Dai polmoni entra nel circolo sanguigno uccidendo tutte le cellule in cui si diffonde e le più colpite sono quelle con un metabolismo più alto, quindi cuore e cervello. Quando avvengono incidenti, si può solo provare a trattare i sintomi e provare a rianimare le vittime.

Nei tubi delle fognature la sostanza organica in degradazione non manca mentre ci sono piccole quantità di ossigeno e sul fondo dei condotti, oltre all’idrogeno solforato, si formano metano e monossido di carbonio che sono altri gas nocivi alla salute.

A concentrazioni elevate, l’idrogeno solforato può uccidere nel giro di 5 minuti. I primi sintomi sono tosse, mal di testa e vertigini e spesso le persone non riescono a fuggire.

Chi lavora nei sistemi fognari o con gli idrocarburi rischia di imbattersi in questo gas e quindi spesso indossa un casco, capace di rilevarne anche tracce minime, che in caso di allarme comincia a suonare. In questo caso bisogna indossare la maschera d’ossigeno e scappare subito.

Anche nei fiumi ricchi di alghe putride, l’idrogeno solforato può causare improvvise morie di pesci mentre per gli uomini il pericolo può arrivare anche dalle vasche di liquami dove gli scarti putridi vengono lasciati decantare per tempi lunghi.

A volte sulla superficie di queste vasche si forma una crosta e può crescerci l’erba ma se, calpestandola, la crosta si rompe le sacche di gas che si sono accumulate con il tempo nella vasca possono fuoriuscire, intossicando chi si trova lì vicino o facendolo cadere dentro.

Anche se il gas è ben riconoscibile, più cresce la sua concentrazione più l’olfatto umano smette di percepirlo ed è come se il naso si anestetizzasse. Inoltre essendo più pesante dell’aria, tende ad accumularsi nelle parti basse di vasche e bacini e quindi per salvarsi, bisognerebbe fare lo sforzo di risalire verso l’alto. Fare le scale però, in una condizione di soffocamento, spesso diventa un’impresa troppo difficile.

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