Il romantico usignolo

L’usignolo, nome scientifico Luscinia megarhynchos, possiede il canto più bello fra gli uccelli tanto che un tempo era considerato un antidolorifico naturale e inoltre nella lingua italiana si dice “usignolo” per indicare chi ha particolari doti canore.

Il canto dell’usignolo è composto di strofe con toni singoli e toni doppi che si allineano densamente l’un l’altro. Nella sua vita un usignolo può arrivare a conoscere fino a 260 tipi di strofe diverse che, combinate insieme, compongono un repertorio di “canzoni” che di solito durano dai 2 ai 4 secondi.

Inoltre le variazioni nei canti tra gli usignoli di diverse aree permettono di riconoscere diversi “dialetti” regionali fornendo informazioni molto utili per gli ornitologi e gli etologi.

Gli usignoli sono uccelli migratori e sono comuni in Asia, Africa settentrionale, Europa centrale ma anche in Italia e in inverno svernano in Africa. 

Sul territorio italiano questi uccelli sono diffusi ovunque, dalle Alpi fino ai boschi dei monti di Sardegna e Sicilia e nella tarda primavera inoltrata si possono sentire benissimo anche durante tutto il giorno.

Gli usignoli prediligono i boschi o le boscaglie, dove sono presenti radure con tanti arbusti, tipiche della macchia mediterranea e preferiscono i terreni umidi presso i quali la femmina costruisce il nido da sola.

L’ambiente migliore per ascoltare il canto dell’usignolo è il margine di un bosco e la primavera è il periodo migliore poiché proprio in questo periodo dell’anno, sono nella fase di accoppiamento.

Difatti proprio nella fase di accoppiamento, il maschio canta soprattutto nelle ore notturne, dal tramonto all’alba per delimitare il territorio e per attirare la partner. Nella tarda primavera inoltrata invece gli usignoli si possono sentire benissimo anche durante tutto il giorno.

Questo uccello per il suo canto melodioso, nel corso dei secoli, è diventato il simbolo degli innamorati e, di conseguenza, animale preferito dai poeti più romantici tra i quali Francesco Petrarca che nel suo Canzoniere dedica all’usignolo diversi versi:

“Quel rosignol, che sí soave piagne,
forse suoi figli, o sua cara consorte,
di dolcezza empie il cielo et le campagne
con tante note sí pietose et scorte,…..”

Anche William Shakespeare nel suo dramma più celebre “Romeo e Giulietta” trasforma l’usignolo in una dolce scusa tra i due innamorati, costretti a separarsi.

Giulietta:

“Vuoi tu già lasciarmi? Il giorno è ancora lontano: fu la voce dell’usignolo, non dell’allodola, che ti ferì, e che per tutta la notte canta là su quel melograno. Credimi, amore mio, fu l’usignolo.”

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