Wisława Szymborska, premio Nobel per la Letteratura

“Al mio cuore, di domenica”

Ti ringrazio, cuore mio:
non ciondoli, ti dai da fare
senza lusinghe, senza premio,
per innata diligenza.

Hai settanta meriti al minuto.
Ogni tua sistole
è come spingere una barca
in mare aperto
per un viaggio intorno al mondo.

Ti ringrazio, cuore mio:
volta per volta
mi estrai dal tutto,
separata anche nel sonno.

Badi che sognando non trapassi in quel volo,
nel volo
per cui non occorrono le ali.

Ti ringrazio, cuore mio:
mi sono svegliata di nuovo
e benché sia domenica,
giorno di riposo,
sotto le costole
continua il solito viavai prefestivo.

Wisława Szymborska (1923- 2021) è una poetessa polacca tra le più apprezzate tanto che le sue raccolte hanno raggiunto numeri di vendita pari ai più importanti autori di prosa. Nata a Kornik, è cresciuta a Cracovia dove ha studiato Lettere e Sociologia. Abbandonati gli studi, ha iniziato a lavorare nelle ferrovie riuscendo a scampare alla deportazione tedesca della Seconda Guerra Mondiale. Nel dopoguerra ha lavorato in ambito culturale ed ha collaborato con la rivista “Walka” (Lotta). E’stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996.

Le sue poesie toccano spesso argomenti di respiro etico che riflettono sulla condizione delle persone, sia come individui che come membri della società umana. Il suo stile si caratterizza per l’introspezione intellettuale, l’arguzia e la succinta ed elegante scelta delle parole.

Stiftsbibliothek St. Gallen o biblioteca dell’abbazia di San Gallo

Per scrivere Il nome della rosa, lo scrittore Umberto Eco si è ispirato alla biblioteca dell’abbazia benedettina di San Gallo, in Svizzera, una delle più antiche al mondo tuttora in attività. Dedicata a San Gallo di Svizzera e San Othmar di San Gallo, l’insieme dell’abbazia è inscritta tra i primi siti del patrimonio mondiale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) nel 1983, come «esempio perfetto del grande monastero carolingio del Sacro Romano Impero germanico».

Il primo insediamento religioso fu eretto qui nell’anno 612 dal monaco Gallus mentre la biblioteca dell’abbazia di San Gallo venne fondata dall’abate Waldo di Reichenau (740-814) e già nel X secolo il monastero era annoverato tra i centri spirituali più importanti dell’Occidente.

La biblioteca del monastero, costruita nel 1755, è una delle più belle, grandi e antiche biblioteche conventuali al mondo. Nella sala rococò, caratterizzata da gallerie in legno e stucchi, sono conservati 160.000 volumi originali, tra cui il Psalterium Aureum, scritto ed illustrato in oro attorno all’anno 860. Anche la cattedrale, con le sue torri gemelle alte 68 metri, gli stucchi e gli altari rococò, costruita dal 1755 al 1766 dai migliori progettisti del tempo, è un monumento da visitare assolutamente.

La biblioteca è una delle biblioteche monastiche più antiche e importanti al mondo in quanto il luogo fu un grande centro di scrittura per copisti e fra le opere vi sono ben 2 100 manoscritti copiati tra il VIII secolo e il XV secolo, 1 650 incunaboli, numerosi codici, vecchi libri e documenti stampati.

Nelle abbazie benedettine l’intero complesso architettonico e la vita stessa dei monaci ruotavano attorno a due fulcri, la chiesa e la biblioteca. La lettura è del resto prescritta dalla stessa Regola di San Benedetto, sia come lettura eseguita da un monaco ad alta voce durante i pasti in refettorio, sia come esercizio individuale.

ll  Balaeniceps rex Gould o Shoebill detto “becco a scarpa” è un uccello vulnerabile all’estinzione

ll  Balaeniceps rex Gould o Shoebill è un uccello dal becco a scarpa che si distingue per il collo tarchiato e la testa grossa. La sua altezza può variare dai 110 ai 140 centimetri e alcuni esemplari possono raggiungere anche i 152 centimetri, la lunghezza corporea può variare da 100 a 140 centimetri mentre l’apertura alare è di 230-260 centimetri. Il peso varia da 4 a 7 kg ed il piumaggio degli adulti è di colore blu-grigio.

La caratteristica della specie è il suo enorme becco, che ricorda vagamente uno zoccolo di legno, di colore paglierino con macchie grigiastre irregolari e che è il terzo becco più lungo tra gli uccelli esistenti dopo pellicani e cicogne. Le zampe di colore scuro sono piuttosto lunghe e aiutano l’animale a farsi strada nella fitta vegetazione acquatica del suo habitat.

Durante la caccia questo uccello avanza molto lentamente, rimanendo a tratti immobile, senza distogliere mai lo sguardo dal suo obiettivo e, quando la preda individuata è alla sua portata, scatta in avanti con tutto il corpo, quasi tuffandosi in acqua, lanciando in avanti il becco e catturando la preda spesso insieme all’acqua e alla vegetazione circostante che fuoriesce poi dai bordi del becco. Tuttavia, a seconda delle dimensioni della preda, il becco a scarpa può impiegare fino a 10 minuti per riuscire ad ingoiarla .

Questo uccello perlopiù si nutre di pesci ma anche di una vasta gamma di vertebrati di piccole-medie dimensioni delle zone umide come rane, serpenti acquatici, varani e piccoli coccodrilli e più raramente anche di tartarughe, lumache e roditori. I pesci consumati da questa specie hanno solitamente dimensioni comprese tra i 15 e i 50 centimetri di lunghezza e i serpenti predati generalmente sono di circa 60 centimetri.

I loro nidi sono ben distanziati tra di loro, di solito vi sono meno di tre nidi per chilometro quadrato, e le coppie sono monogame e solitarie. Una volta costruito il nido, la femmina depone da 1 a 3 uova bianche che pesano circa 164 grammi e l’incubazione dura circa 30 giorni. Entrambi i genitori covano e nutrono attivamente i piccoli e il cibo viene rigurgitato intero dalla gola del genitore direttamente nel becco del pulcino.

I becchi a scarpa raramente allevano più di un pulcino a covata anche se più uova dovessero schiudersi. I pulcini più giovani sono generalmente più deboli e vengono attaccati dal pulcino più grande e, ignorati dai genitori, spesso muoiono per mancanza di cure. I pulcini più giovani vengono tenuti solo come eventuali “rimpiazzi” nel caso in cui il pulcino più grande muoia o sia troppo debole. I giovani uccelli possono iniziare a volare entro 112 giorni.  

Questo volatile era già noto sia agli antichi egizi che agli arabi, ma è stato classificato per la prima solo nel XIX secolo, dopo che alcuni esemplari furono portati in Europa, anche se a lungo è stato ritenuto una cicogna. Oggi è una specie vulnerabile all’estinzione, con 5-8 mila individui viventi, la maggior parte dei quali vive nelle paludi del Sudan del Sud, dell’Uganda, dove è endemico ma molto raro avvistarlo, del Congo orientale e dello Zambia.

Nella casa del gerarca Göring sita nella “Tana del Lupo o Wolfsschanze”sono stati rinvenuti resti umani.

Lontano dal primo centro abitato in una zona che ora fa parte della Polonia fu costruita la “Tana del Lupo” o ” Wolfsschanze”, che aveva una superficie di 6,5 chilometri quadrati ed era il quartier generale dei nazisti sul fronte orientale. La fortezza fu teatro dell’Operazione Valchiria, un tentativo di assassinio contro Hitler effettuato nel luglio 1944, prima di essere distrutta nel gennaio 1945 per evitare che cadesse nelle mani dell’esercito sovietico in avanzata.

Un team tedesco-polacco di ricercatori ha recentemente rinvenuto  all’esterno della casa che occupava il comandante nazista Hermann Göring, un pilota di caccia durante la Prima Guerra Mondiale che divenne uno dei più potenti leader nazisti nella Seconda Guerra Mondiale e un amico intimo di Adolf Hitler, gli scheletri di cinque persone privi di mani e piedi. I resti umani sarebbero appartenuti a tre adulti, un adolescente e un neonato, probabilmente appartenenti ad un’unica famiglia.

Gli scheletri sono stati trovati in quello che forse era un ex bagno posto all’esterno della casa del gerarca ed erano disposti l’uno accanto all’altro, rivolti nella stessa direzione . Accanto ai resti c’erano tavole bruciate, pezzi di infrastrutture fognarie, altre ceneri, una chiave bruciata, un frammento di cranio ma nessuna traccia di vestiti.

L’ipercolesterolemia familiare ed il silenziamento del gene Pcsk9

Il gene Pcsk9 è responsabile della regolazione dei livelli di colesterolo nel sangue e un team di scienziati italiani sta mettendo a punto una nuova strategia che spegne il gene difettoso senza modificare o alterare la sequenza del DNA. Invece di intervenire direttamente sulla struttura genetica, questa tecnologia regola lo stato di attivazione dei geni.

Tenuto conto l’ipercolesterolemia familiare è una condizione genetica rara che aumenta in modo significativo il rischio di malattie cardiovascolari gravi, come infarti e ictus anche in giovane età, il lavoro condotto dall’équipe di Angelo Lombardo presso l’Istituto San Raffaele Telethon e la Terapia Genica (Sr-Tiget) di Milano sta segnando un punto di svolta.

Utilizzando una tecnica di silenziamento epigenetico, i ricercatori hanno sviluppato molecole in grado di spegnere il gene Pcsk9 senza alterarne la sequenza del DNA. Queste molecole, chiamate “editori”, sono state incapsulate in nanoparticelle lipidiche e somministrate in modelli animali. Gli esperimenti condotti hanno dimostrato anche che il gene Pcsk9 può essere spento in modo stabile e a lungo termine, aprendo la strada allo sviluppo di nuove terapie per l’ipercolesterolemia familiare e altre patologie correlate.

Inoltre questa tecnologia potrebbe essere applicata ad altre malattie, come l’epatite B e le patologie del sistema nervoso centrale e rappresenta un’importante conquista nella lotta contro le malattie genetiche ereditarie.

VII – Tutti i nomi di Ramses II il Grande

Terzo faraone della XIX dinastia egiziana (regno 1279-1213 a.C.) e forse il Faraone più grande, Ramses II nel suo lungo regno di 67 anni dovette combattere per difendere le conquiste egiziane nella Siria-Palestina, minacciate dal re ittita Muwatalli. Vi fu uno scontro diretto con la battaglia di Qadesh che, pur non essendo risolutiva, fu celebrata dal Faraone come un trionfo personale. L’emergere della giovane e aggressiva potenza dell’Assiria spinse poi il Faraone e il re ittita Shuppiluliuma ad un trattato di pace seguito dal matrimonio di Ramses II con una principessa ittita.

Il sovrano era considerato l’incarnazione del dio-falco Horo e disponeva, come tutti gli altri a partire dalla V dinastia, di una titolatura regale costituita da cinque nomi, detti Grandi Nomi :

  • il nome Horo
  • il nome Nebty o le Due Signore
  • il nome Bik nebu o Horo d’oro;
  • il prenomen Nesut bity o nome di trono
  • il nomen Sa Ra o nome personale

Dentro il cartiglio c’è il nome Sa Ra o nome personale di Ramses II: si vede il dio Amon con la corona azzurra, il dio Ra con il disco solare sul capo e diversi simboli che indicano il verbo «nascere» per cui la traduzione è : Ra ha fatto nascere lui che è amato dal Dio Amon.

I termini egizi per indicare il sovrano, al di fuori della titolatura ufficiale, sono vari e variarono durante le varie fasi storiche. Tra quelli più usati vi sono:

R8
ntr – nečer “Potente”, usato anche per indicare le divinità, talvolta usato nella forma sottostante
R8F35
nṯr nfr – nečer nefer “Potente e Perfetto” (tradotto talvolta come “bel dio”),
S38
hq3-heka “signore, governante”, usato anche per indicare sovranità minori


La condizione neurologica di afantasia non impedisce la creatività

L’afantasia è l’assenza di immaginazione visiva e chi ne è affetto non è in grado di richiamare alla mente rappresentazioni di oggetti, di volti, di colori, di forme, di scene vissute e inoltre non riesce a “vedere” con la fantasia.

L’afantasia è quindi una condizione neurologica che colpisce l’abilità di una persona di visualizzare immagini nella propria mente. Si tratta dell’incapacità di vedere le immagini mentali quando si pensa a qualcosa, anche se si conoscono il suo significato e le sue caratteristiche.

Questa condizione è dovuta ad un’alterazione della rete tra le diverse regioni cerebrali che, insieme, permettono di generare immagini mentali sulla base delle informazioni depositate in memoria. A volte questo distrurbo è presente dalla nascita, in altri casi è conseguente a patologie oppure a interventi chirurgici.

È una condizione ancora studiata e la cui stessa esistenza è oggetto di discussione, ma alcune autorevoli stime indicano che a soffrirne sia circa una persona su cinquanta: persona che, alla richiesta di immaginare il proverbiale elefante rosa, non riesce a vederlo nella sua mente.

Chi non riesce a visualizzare nella testa l’immagine si arrangia inconsapevolmente in modo diverso e nella maggior parte dei casi assolve a tutte le funzioni quotidiane che nelle altre persone passano attraverso l’immaginazione visiva mentale.

Inoltre anche la creatività non è a loro affatto preclusa, come invece ci si potrebbe aspettare, poichè intuizioni creative possono avvenire attraverso mezzi collaterali come la trasformazione di una forma esterna già presente o la creazione passo passo di forme esternalizzate e impresse su carta. È questo il caso di Glen Keane, uno dei migliori animatori Walt Disney.

Anthony Blunt

Nel libro The Traitor of Arnhem, l’autore Robert Verkaik avanza l’ipotesi che Anthony Blunt, illustre storico dell’arte inglese, fosse anche una spia sovietica infiltrata nei servizi segreti britannici che passò informazioni preziose, verso la fine della guerra, anche ai nazisti nonostante l’alleanza esistente tra Londra e Mosca contro la Germania nazista.

Secondo l’autore, l’agente dei sovietici avrebbe sabotato l’operazione militare alleata Market Garden, diretta nel settembre 1944 contro la città di Arnhem in Olanda, che aveva l’obiettivo di affrettare il crollo della resistenza tedesca sul fronte occidentale e che invece fallì consentendo all’Armata Rossa di giungere a Berlino prima degli anglo-americani. Ad avvertire i nazisti fu un doppio agente olandese, Christiaan Lindemans, ma non fu il solo poichè Berlino ricevette un rapporto più dettagliato da una spia misteriosa denominata in codice «Josephine».

Un anno dopo proprio Blunt, in quanto ufficiale del MI5, fu incaricato di scoprire l’identità di «Josephine». e quindi si sarebbe trovato a investigare su sé stesso. Egli aveva consentito che fosse ritardata la fine del Terzo Reich, contribuendo, alle morti di decine di migliaia di militari alleati e di innumerevoli civili che perirono come risultato del prolungamento della guerra.

Blunt, morto nel 1983 a 75 anni, era stato reclutato dai servizi segreti di Stalin negli anni Trenta ed era uno dei famosi «cinque di Cambridge», allievi della prestigiosa università che scelsero di schierarsi con l’Urss e di fornirle informazioni volte a espandere l’influenza del comunismo nel mondo.

Era entrato nel MI5, servizio addetto alla sicurezza interna del Regno Unito, nel 1940 durante la Seconda guerra mondiale e la sua attività di spionaggio fu scoperta solo nel 1963. L’anno seguente Blunt confessò e ottenne l’immunità da procedimenti giudiziari ma solo nel 1979 la sua attività clandestina venne resa nota dal primo ministro Margaret Thatcher e fu privato di ogni onorificenza ricevuta per il lavoro di studioso.