
L’invecchiamento comporta la crescita esponenziale del rischio di morte e sofferenza e quindi rappresenta il maggiore problema umanitario. Per impedire al corpo di invecchiare e sviluppare le patologie tipiche dell’età, bisogna agire alla fonte ovvero sulle caratteristiche dell’invecchiamento, come la senescenza cellulare o il danneggiamento del DNA che predispongono l’uomo a una serie di malattie legate all’età, come la demenza, l’ipertensione o diverse patologie cardiovascolari.
In una ricerca del 2016, la somministrazione di spermidina si è rivelata un elisir di lunga vita per alcuni topi, la cui esistenza è stata allungata del 10%. La spermidina è una una sostanza che viene prodotta dall’organismo ed è presente in tutti gli organismi e in tutte le cellule del corpo.
Il suo nome, dovuto al fatto che fu isolata per la prima volta proprio nello sperma umano, è legato alla crescita cellulare: quando il metabolismo accelera la spermidina aumenta, mentre diminuisce quando questo rallenta e con l’età tende naturalmente a decrescere.
Questa sostanza attiva il rinnovamento delle cellule attraverso un processo, chiamato autofagia, attraverso cui il corpo si libera delle componenti cellulari di scarto o danneggiate. Una sorta di “pulizia” che l’organismo mette in atto per migliorare la sua efficienza. L’accumulo di cellule morte è collegato a varie malattie e in generale a un invecchiamento dell’organismo. In attesa che ulteriori studi clinici chiariscano il potenziale della spermidina, è opportuno considerare che una dieta sana ricca di frutta, verdura, cereali integrali e probiotici, apporta anche un elevato apporto proprio di spermidina.
Nel 2017 inoltre un altro studio ha descritto il ringiovanimento di alcune cavie perchè trattate con una molecola che “spinge al suicidio” le cellule senescenti. Topi trattati per 10 mesi, tre volte alla settimana, con infusioni della molecola hanno mostrato un pelo più folto, minori danni renali e in generale una maggiore vitalità. L’esperimento ha funzionato sia su roditori ingegnerizzati per invecchiare rapidamente, sia su topi anziani.
Servirà però tempo per capire se il trattamento possa funzionare anche sull’uomo, con quale tipo di somministrazione e con quali effetti collaterali. Intanto, verrà sperimentato su alcune forme di cancro, come il glioblastoma, un tumore cerebrale le cui cellule condividono alcune somiglianze con quelle senescenti.
Nel 2020 poi un trapianto di cellule staminali da topi più giovani a topi più anziani ha permesso a questi ultimi di vivere tre mesi in più, l’equivalente umano di oltre dieci anni. Per quanto riguarda gli studi sull’uomo però è prima necessario capire quale tipo di somministrazione utilizzare e quali possano essere gli effetti collaterali.
Le persone continueranno a morire, perché i progressi della scienza non potranno impedire incidenti stradali, omicidi o morti a causa di virus per i quali non esiste un vaccino. L’obiettivo è pertanto quello di consentire una vita più lunga e sana, nella quale nonni e bisnonni possano giocare al parco con i nipotini godendo dei benefici di un corpo più giovane.

BELLISIMA IMMAGINE
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Si, dovremmo amare di più gli anziani
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E NON SOLO
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È non solo
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🙂
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